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Londra. Domenica 16 Luglio 2017. Ore 15:00.

Di bianco vestiti, come tradizione impone, con quelle facce un po’ così, che dicono tutto e niente, Roger Federer e Marin Cilic fanno i loro primi passi odierni sul campo centrale di Wimbledon. Quei passi che chiunque ami lo sport, e non per forza solo il tennis, ha sognato di fare almeno una volta nella vita. Questi due campioni ce l’hanno fatta e, seppur seguendo percorsi diversi, hanno raggiunto la stessa meta. Tra qualche ora la storia sportiva sarà riscritta, chiunque vinca. Cilic può scrivere soprattutto la propria visto che si tratterebbero dei primi Championships, mentre per Federer la questione è un po’ più ampia: ottavo Wimbledon come mai nessuno nella storia del Gioco.

 Abbiamo parlato di percorsi e quindi facciamo un passo indietro, alle semifinali.

Londra.   Venerdì 14 Luglio 2017.  Ore 14:00

Sul Center Court più famoso al mondo si sfidano per un posto nella finalissima due outsider, Marin Cilic, dalla Croazia, e Sam Querrey da quegli Stati Uniti d’America che da quasi 10 anni non vedevano un loro portacolori arrivare così vicino alla vetta (Roddick 2009). Il match è esattamente come prevedibile. Il servizio domina la strategia di gioco e delinea quasi sempre lo svolgimento del punto. Per entrambi i due ragazzoni alti 1.98 il colpo d’apertura è la chiave di volta per vincere il match. Di conseguenza, anche se sembra una contorta e banale teoria di psicologia inversa, il colpo più importante della giornata sarà: la risposta. I servizi viaggiano puntuali sopra i 200 Km/h con punte molto simili per entrambi di 217 e 219. Ogni punto dura in media 3.3 colpi totali e quindi diventa difficile trovare una lettura diversa da: chi farà più male con la risposta al servizio? Perchè altrimenti l’esito del punto è già scritto. Entrambi mettono in campo il 65% delle prime palle (64% Querrey ma poco cambia) e con una velocità media di 197 Km/h bisogna per forza di cose sfruttare quel 35% di seconde palle messe in campo dall’avversario. E qui non c’è partita. Marin Cilic “ruba” il 52% dei punti giocati con la seconda palla dell’americano  andando per ben 14 volte a palla break. 4 di queste volte arriva anche l’ultimo passettino che innalzano il croato a secondo finalista del suo paese dopo Goran Ivanisevic vincitore nel 2001.  Tralasciando per un attimo i numeri che non sempre e soprattutto non da soli spiegano l’evoluzione di una partita, Cilic ha dimostrato da subito un atteggiamento molto positivo. Nessun cedimento emotivo, nessuna esitazione nell’attuazione del piano di gioco (rispondere, rispondere in campo, rispondere presto), nessun abbassamento del livello del proprio servizio con il passare dei minuti e con l’avvicinarsi dei punti che bruciano. Come sottolineato da Bjorkman, il suo coach, a fine match “Marin ha addirittura fatto qualche Serve & Volley”. Non che questo fatto sia di per sé un elemento che ne testimoni la vittoria ma sicuramente ne testimonia la sicurezza, la decisione, la volontà di essere lui il fautore del proprio destino. Poi ovvio che il rovescio è stato superiore a quello dell’avversario, che 25 Aces sono un numero importante, ma l’elemento caratterizzante, rispetto a se stesso in certe partite passate è stata sicuramente l’attitude. Ora quasi 48 ore di meritato riposo (sempre che in questi casi si riesca a riposare).

Londra.   14 Luglio 2017.   Ore 18:35

Come un re con il suo fido scudiero, Roger Federer e Tomas Berdych entrano in campo per la seconda semifinale. E tra un re e il suo scudiero si sa già chi vince… Eppure la partita non è così scontata, il re non sempre gioca da tale, lo scudiero non ci sta e, siccome già una volta ha sorpreso il maestro proprio qui, gioca una delle sue migliori partite (sicuramente del 2017) per provare a scrollarsi, almeno per qualche periodo, quel velo di ironica commiserazione nei suoi confronti da parte di molti tifosi. Federer parte bene, brekka Tomas ma si fa riprendere in modo strano, quasi come non avesse troppa forza per lottare. Deve evitare lo scontro fisico, deve evitare di entrare in una battaglia di quartiere. Pochi colpi ma buoni, non tutti i punti ma quelli chiave, in modo implacabile. E niente è più decisivo in poco tempo di un tie-break. Ovviamente vinto. 1 Set a 0. Il servizio sembra il colpo funzionare meglio, 67% di prime palle in campo e oltre 85% di punti vinti con la prima palla. Con questi numeri non può esserci sconfitta, nemmeno se ogni tanto commette qualche gratis, nemmeno se a volte sembra non averne a sufficienza. Ed allora cosa c’è di meglio che rifugiarsi in un secondo tie-break? E soprattutto trovare sull’1-3 la prima risposta vincente del match? Berdych serve un buono slice da destra, Roger parte senza esitazione allungandosi e, senza aprire ma semplicemente attraversando la zona d’impatto, trafigge  in lungolinea un attonito Tomas. Pochi colpi, non tutti punti ma quelli buoni. 2-0.   Il terzo Set non esce dal copione ma ha una variazione sul tema. Federer strappa il servizio al suo avversario sul punteggio di 3-3 e non deve far altro che vincere da quel momento il 50% dei punti restanti, quelli sul suo servizio. Pochi punti, quelli giusti. Quelli che servono per centrare la sua undicesima (11) finale sui prati inglesi. La condizione atletica è sembrata buona ma non eccellente, i colpi incisivi ma non sempre precisi, la strategia studiata ma non sempre abbastanza offensiva. Ma, la capacità di selezionare, di capire, di gestire i momenti chiave è imbarazzante, quasi irrispettosa nei confronti degli avversari. 5 tie break giocati (il 33% dei set totali disputati) e 5 tie break vinti senza mai lasciar superare i 4 punti al diretto contendente. In questo aspetto sembra essere cresciuto Roger (o forse anche peggiorati i suoi avversari…); ricordate la percentuale ridicola di break point convertion? Dimenticatela. Per ora, è un altro Roger. Aspettando domenica.

Londra     Domenica  16 Luglio 2017    Ore 15:15

La svolta della partita. La prima occasione del match è sulla racchetta di Marin Cilic che nel quarto gioco ha a disposizione la prima palla break. Come negli ultimi due precedenti (nei quali Roger è si in vantaggio 6-1 ma 1-1 negli ultimi due,  con Cilic che aveva vinto 5 Set consecutivi prima della clamorosa rimonta dello scorso anno….) il croato è il più reattivo ad uscire dai blocchi. Federer commette un doppio fallo in entrambi i primi 2 giochi denotando una certa tensione . Dopo la palla break salvata però il ritmo della partita cambia completamente. Federer domina incontrastato Cilic che perde ben due volte il servizio. Al contrario in risposta non riesce a fare nemmeno un punto nei 3 successivi game in battuta di Roger. Il secondo Set point è quello determinante e si chiude addirittura con un doppio fallo di Marin. Perfetta fotografia degli stati d’animo e dello sviluppo della partita. Cilic in crisi psico-emotiva e Roger che non deve far altro che aspettare errori ed occasioni che arrivano puntuali quasi ad ogni game. Sul 3-0 nel secondo Set Cilic al cambio campo sfoga rabbia e frustrazione con qualche lacrima dovuta probabilmente anche ad un dolore alla pianta del piede che sicuramente, purtroppo, non gli ha permesso di onorare come avrebbe voluto questa finale. Federer non si scompone e non si lascia certo pregare ad aggiudicarsi 6-1 il secondo set. Nel terzo si gioca un po’ di più, Cilic tiene meglio qualche turno al servizio, inizia a piazzare qualche Aces e porta per la seconda volta nel match (dopo la famosa occasione iniziale) ai vantaggi un game in risposta. Ma come detto Federer deve solo aspettare le occasioni e sul 3-3 arriva di nuovo il break. Senza tentennamenti e con un Ace finale lo svizzero vince la partita con il punteggio di 6-3   6-1   6-4. La cronaca della partita è povera certo, ma del resto la finale è stata povera di contenuti tecnici dovuti alla troppa differenza che si è palesata in campo. Non possiamo sapere quanto l’infortunio abbia inciso sull’andamento dell’incontro ma per quello che si è visto in questo due ore scarse di partita solo i primi 10’ sono stati “partita”.   Se vogliamo dare qualche numero il rendimento al servizio tra i due giocatori è stato il crocevia del match. I servizi di Federer non sono tornati indietro nel 53% delle volte (una volta su due Federer ha giocato solo il servizio nel punto con conseguente risparmio fisico e mentale) mentre quelli di Cilic soltanto il 33% delle volte (per ben 2 volte su 3 ha dovuto entrare nello scambio, cosa alla quale non era abituato). Sempre difficile stabilire meriti e demeriti ma sicuramente la risposta al servizio di Federer è l’elemento del gioco nel quale si è vista la maggior evoluzione negli ultimi 12 mesi. Risponde molte più volte e soprattutto con il rovescio non va così in difficoltà. Rimane vicino alla linea di base anche sulla prima altrui e alterna backspin a risposte piatte perché riesce ad impattare la palla ad un’altezza più consona alle sue caratteristiche. Se rimanesse più indietro la palla salirebbe maggiormente dopo il rimbalzo impedendogli di essere aggressivo e costringendolo quasi sempre al back. A conferma di tutto ciò anche il munero di Aces estremamente basso per il croato che viaggiava ad una media di oltre 20 Aces a match (dei quali 4 in 3 set soltanto e uno in 5 Set): soltanto 5 accompagnati da 3 doppi falli. E non crediamo che il problema al piede abbia influito perché la velocità media sulla prima palla è stata di 198 Km/h esattamente come due giorni prima con Querrey e la sua fast ball è arrivata a 216 Km/h. Semplicemente Re Roger lo ha disinnescato obbligandolo ad un misero 65% di punti con la prima (considerando inoltre che Cilic ha servito oltre il 60% di prime in campo). Dal canto suo RF ha servito con percentuali irreali (76% in campo) anche perché ha ulteriormente abbassato la velocità concentrandosi su altri aspetti (ah quanto potrebbero imparare certi ragazzotti…). Nemmeno una volta nel match ha superato i 200 Km/h con buona pace di chi sostiene che non si può giocare a tennis se non si serve a 220 Km/h, abbassando la velocità media a 181 Km/h. Per darvi un piccolo esempio 10 anni fa nella finale con Rafa Nadal, Federer servì la prima alla velocità media di 193 Km/h raggiungendo anche i 209 Km/h.    La seconda palla invece è ulteriormente migliorata in questi ultimi mesi; Roger sa che deve entrare il meno possibile nello scambio e quindi la deve forzare un po’ di più, ma commettere solo due doppi falli nell’incontro alzando la velocità media a 160 è un aspetto sul quale val la pena porre l’accento (Cilic ha servito la seconda alla media di 154 Km/h e 10 anni fa Roger la giocò a 155Km/h).

Londra    16 Luglio 2017   Ore 17:00

Federer entra nella Storia. Ancora una volta. 8 Wimbledon come nessun uomo al mondo. 19 Slam come nessun uomo al mondo. Più anziano giocatore dell’era Open a vincere Wimbledon. Insieme a Borg unico uomo al mondo a vincere Wimbledon senza perdere un Set (anche qua nell’era Open). E non crediamo sia finita qua. Perché lui mantiene e forse innalza il suo standard. Gli altri, come in una tappa montana del Tour de France, si staccano piano piano dal fondo del gruppetto, senza che nessuno là davanti faccia uno scatto. A parte ovviamente Ro8er.

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