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La storia del tennis e dei suoi grandi campioni dagli albori alla prima guerra mondiale

 

La storia del tennis affonda le sue origini in un tempo molto lontano. La sua pratica si sviluppò da antichi giochi greci e romani durante il Medioevo nel XII secolo e si diffuse nelle corti europee, inizialmente in quelle italiane e francesi. L’antenato del tennis era chiamato nella penisola italica “pallacorda”. Un gioco nel quale la palla, colpita dal palmo nudo della mano, doveva arrivare all’avversario superando una corda tesa a metà campo. Nel trascorrere del tempo la mano fu poi ricoperta da un guanto.

Circa la parola tennis si ritiene derivi dal francese tenez. “Prendete”, annunciava il battitore prima di mettere in gioco la palla. Pare che la prima occorrenza della parola tennis si trovi addirittura nella “Cronica di Firenze” di Donato Velluti che illustra nel 1325 la visita a Firenze di alcuni gentiluomini francesi che sembra giocassero già una versione evoluta della pallacorda.

A cavallo tra il XIV e il XV secolo, oltre al celebre guanto, furono adottate delle racchette primordiali della lunghezza di un avambraccio circa. Un attrezzo che per ciascun giocatore fungeva per l’appunto da appendice della mano per colpire la palla. Nel 1520 la pallacorda giunse a prevedere due distinte specialità una praticata col guanto, l’altra con la racchetta.

Nel 1555 il prete italiano Antonio Scaino da Salò descrisse per primo questa attività ginnica nel libro “Trattato del Giuoco della Palla”. Egli parlò dei vari tipi di palla, tra le quali anche quella adottata dal calcio fiorentino che alcuni ritengono il precursore del calcio attuale. Questo studioso alla corte di Alfonso II duca d’Este, illustrò il campo da gioco prendendo a riferimento quello del Louvre di Parigi, dato che oltralpe l’attività era da tempo conosciuta come “jeu de paume”.

Nel 1571 Re Carlo IX di Francia organizzò il primo torneo di “jeu de paume” con racchette diviso in tre categorie: apprendisti, amatori, professionisti. Poco dopo nel 1579 monsieur Gosselin, raffinato bibliotecario del re, pubblicò un libro che trattava nel regolamento il mistero del punteggio basato sul numero quindici. Si pensa che l’enigma sia correlato al quadrante dell’orologio e che il quarantacinque sia divenuto quaranta per motivi estetici.

Le regole di Gosselin erano di fatto abbastanza simili a quelle di Scaino in merito a come si otteneva un gioco (game) e il restante sviluppo della partita. Eppure, il primo regolamento ufficiale fu pubblicato nel 1599 da un anziano maestro di “paume”, un professionista dell’arte di nome Forbet.

Sempre nel XVI secolo la specialità praticata con la racchetta fu modificata dagli inglesi e resa popolare in Gran Bretagna sotto il regno di Enrico VIII che amava giocare recandosi al campo di Hampton Court Palace a Londra. Questa evoluzione e fu chiamata dagli inglesi “royal tennis”, ma in Europa e nel mondo si accreditò come “real tennis”.

In seguito la pratica si diffuse anche in Spagna, nell’impero Austro-Ungarico e negli Stati Uniti dove assunse la definizione di “court tennis”. Nel 1740 si svolse il primo campionato mondiale di pallacorda che fu il primo evento atletico globale, considerando le attività ginniche all’epoca conosciute. Per la cronaca nel 1816 il titolo mondiale fu vinto dall’italiano Marchisio.

Tra il XVIII e il XIX secolo l’impero britannico era divenuto potentissimo; molti dei suoi cittadini, oltre ai nobili, erano agiati commercianti e professionisti. Il tempo libero di cui disponevano certo non mancava e forse fu proprio questo fattore a far catalizzare le loro attenzioni sulle attività ricreative. Così in Gran Bretagna si iniziarono a organizzare molte discipline atletiche, alcune delle quali comprendevano giochi con la palla.

Tuttavia, l’evoluzione di alcune attività ginniche dipese soprattutto da fattori indipendenti. Nella prima metà del XIX secolo l’invenzione della macchina per rullare e tagliare i prati dell’inglese Edwin Budding e il metodo per vulcanizzare la gomma dell’americano Charles Goodyear cambiarono il mondo. Questi fatti permisero di preparare le superfici erbose per il gioco all’aperto e di cambiare la tipologia delle palle, fino ad allora riempite di lana e di altri peli di animale.

Nel 1874 il maggiore dell’esercito britannico Walter Clopton Wingfield colse l’attimo fuggente raccogliendo riferimenti nell’orbita del real tennis razionalizzandole. Brevettò così un’idea chiamandola “Lawn tennis”, per noi tennis su prato. Lo stesso anno nacque in Inghilterra il Lemington Lawn Tennis Club, il primo circolo di tennis della storia. Mentre in Italia il primo campo fu costruito nel 1877 a Bordighera sulla Riviera ligure.

Sempre in quel magico 1877 venne realizzato il primo evento di mondana rilevanza dove fu praticata la nuova idea di Wingfield e ciò avvenne nel torneo di Wimbledon in Wrople Road. Un torneo in seguito definito dall’universale “Championship”. Il primo vincitore fu il britannico Spencer Gore, mentre la decade successiva fu dominata dai gemelli inglesi William ed Ernest Renshaw che fecero incetta di vittorie a Wimbledon, nei tornei in Irlanda e in Costa Azzurra.

Negli Stati Uniti, nel frattempo, il lawn tennis si diffuse per mezzo dei Campionati Americani e di altri nuovi tornei come quello di Cincinnati. La prima edizione dei Campionati statunitensi avvenne nel 1881 e fu vinta da Richard Sears. Inoltre, in quello stesso torneo fu organizzato per la prima volta nella storia del tennis anche il torneo di doppio. Richard Sears regnò sulla scena diversi anni prima di passare il testimone al suo erede più accreditato, il connazionale Oliver Campbell il quale verso la fine del secolo passò a sua volta lo scettro nelle mani di Malcom Whitman.

Ciononostante fa pensare come in America già dal 1883 iniziarono le prime sfide tra giocatori che competevano in esibizioni per denaro. Questi tennisti venivano respinti dal sistema istituzionale con disprezzo e dai tornei ufficiali perché ritenuti professionisti, dunque, dedicati alla corsa al denaro, non più degni di esser ritenuti puri sportivi ne gentiluomini.

In quei primi anni il lawn tennis risentiva in particolare dell’influenza britannica, e in parte di quella americana ed europea. Il gioco terminò sotto l’egida della neonata associazione tennistica inglese nel 1888. Sempre in quel periodo l’attività subì diverse trasformazioni nel regolamento, in particolare cambiarono le dimensioni del campo e l’altezza della rete.

Questi fatti comportarono sensibili evoluzioni nella disciplina. Per intenderci, la battuta che in principio si eseguiva dal basso si trasformò in un’esecuzione dall’alto, quindi, da sopra la testa come nel servizio che oggi tutti conosciamo. Il gioco di volo fu invece scoperto e adottato a Wimbledon fin dalle prime edizioni. Questa intuizione fu evidenziata da un tale di nome Woodhouse. Tra il 1881 e il 1889 le dimensioni del rettangolo di gioco e l’altezza della rete si tramutarono finalmente in quelle attuali.

I vari cambiamenti avevano permesso di trovare dimensione ed equilibrio, trasformando un semplice passatempo in disciplina sportiva prima dell’arrivo dei gemelli inglesi Wilfred ed Herbert Baddeley. Questi fratelli vinsero il doppio a Wimbledon quattro volte, Wilfred si aggiudicò anche tre titoli in singolare. Il suo primo alloro giunse nel 1891 all’età di diciannove anni, un record di precocità incredibile che resistette per diverso tempo.

A cavallo tra il XIX e il XX secolo venne il momento dei fratelli Reginald e Lawrence Doherty. Due racchette inglesi che probabilmente hanno incarnato i primi veri campioni internazionali di tennis. Oltre a scrivere un magnifico manuale sull’apprendimento del gioco, essi rappresentarono il primo grande doppio della storia e presto divennero leggenda. Infatti, i cancelli dell’All England Club che oggi ospita il torneo di Wimbledon portano il loro nome: le “Doherty Gates”.

I Doherty vincevano spesso e ovunque. Anche i tornei francesi di Montecarlo, Nizza e Cannes rientravano tra le loro mete preferite. In quegli anni in Costa Azzurra il tennis era molto praticato ed erano già nati i Campionati di Francia che si tenevano a Parigi presso i campi di Saint Cloud già dal 1891. Questo evento però, a differenza dei tornei sulla Riviera aperti agli stranieri, erano riservati ai soli giocatori francesi. Tra questi si distinsero a cavallo dei due secoli i tennisti transalpini Andrè Vacherot e Max Decugis.

Nel 1896 il tennis era presente al via tra le nove discipline delle prime Olimpiadi moderne di Atene. Di fatto era l’unico gioco sportivo in quella prima avventura, dove il calcio, il rugby, il cricket, il golf e altri ancora, non erano previsti. Il primo oro Olimpico tennistico fu vinto dal britannico John Pius Boland che si allenava nella squadra della Catholic University di Dublino.

Nell’edizione Olimpica successiva del 1900 a Parigi, il tennis si presentò con iniziative d’avanguardia perché impose allo sport internazionale la partecipazione di atlete donne che alle precedenti Olimpiadi di Atene erano state escluse. Nella “Ville lumiere” il tennis esibì la sua gioielleria al completo con tanto di singolari e doppi in versione maschile e femminile, più “dulcis in fundo” il doppio misto.

Nel medesimo periodo quattro studenti della squadra di tennis dell’università americana di Harvard pensarono di sfidare i cugini inglesi. Tra questi Dwight Filley Davis si adoperò nel 1899 per ottenere il via libera dalle rispettive associazioni tennistiche nazionali per avviare l’iniziativa. Egli studiò la formula che prevedeva la disputa di quattro singolari e un doppio, comprò di tasca propria una insalatiera d’argento da mettere in palio come premio e infine giocò la sfida. Nacque così la Coppa Davis, all’epoca chiamata International Lawn Tennis Challenge.

La prima edizione del 1900 si disputò negli Stati Uniti presso il Longwood Cricket Club di Boston dove vinsero gli americani. L’anno successivo la sfida non ebbe luogo, mentre nel 1902 l’incontro fu disputato e vinto ancora dagli Stati Uniti a Brooklyn. Malgrado ciò nel 1903, la musica cambiò. I fratelli inglesi Doherty si presentarono all’appuntamento col dente avvelenato. Infatti, già prima della resa dei conti, i due inglesi si erano aggiudicati il doppio a Wimbledon e ai Campionati Americani. Inoltre Lawrence Doherty, il più giovane tra i due, aveva trionfato nei due eventi anche in singolare.

Lawrence, il tennista più regolare e tenace che si fosse mai visto, detronizzò in America il campione di casa William Larned sia nella finale dei Campionati Americani che nell’incontro decisivo di Coppa Davis del 1903. Quest’ultima fu una partita epica vinta dall’inglese per 7 a 5 al quinto set. Tuttavia va ricordato che l’americano Larned, sette volte vincitore dei Campionati a stelle e strisce, doveva la sua fama alla conquista del primo titolo universitario intercollege della storia. Egli giocava per i colori della Cornell Univeristy di Ithaca nello Stato di New York.

In seguito, quando Reginald Doherty divenne meno competitivo in singolare, ad aiutare il fratello Lawrence in Coppa Davis fu un altro grande tennista britannico, l’intramontabile Arthur Gore probabilmente il campione più longevo di ogni tempo. Egli risulta essere l’attuale recordman di partecipazioni a Wimbledon, per l’esattezza trentasei. Arthur Gore vinse anche tre volte il singolare ai Championship, oltre l’oro in singolare alle Olimpiadi di Londra del 1908, emulando il successo olimpico di Lawrence Doherty alle Olimpiadi di Parigi del 1900.

Nel 1905, oltre a Gran Bretagna e Stati Uniti, la Coppa Davis si aprì ad altre nazioni. Questa fu l’edizione in cui per la prima volta si aggiunsero le squadre di Austria, Belgio, Francia e Australasia che comprendeva Australia e Nuova Zelanda. Ciononostante, la Coppa rimaneva costantemente nelle mani britanniche. Eppure, gli equilibri stavano per cambiare a causa della realizzazione dei Campionati Australiani sempre nel 1905. Questo evento produsse l’arrivo di un mancino fenomenale di nome Norman e di cognome Brookes. Un campione dal gioco a tutto campo provvisto di un genio eccezionale, un’interprete del tennis mai osservato prima.

Il fatto più eclatante accadde nel 1907 quando Norman Brookes, primo tennista non britannico, divorò in due bocconi Wimbledon e la Coppa Davis. Per la prima volta la celebre insalatiera non era più in mani britanniche o americane. Per queste ragioni, oltre al titolo di baronetto della corona inglese, è stato a lui dedicato il trofeo che attualmente va al vincitore del singolare maschile degli Australian Open.

In quegli anni oltre a Brookes proveniva dalla vicina Nuova Zelanda un’altro grande campione: Anthony Wilding. Il neozelandese, maestro di precisione e continuità, fu capace di vincere Wimbledon dal 1910 al 1913 battendo nella finale del ‘13 il campione americano Maurice McLaughlin detto “California Comet”. McLaughlin, soprannominato anche “Red Mac”, fu il primo tennista a praticare un tennis fisico dal servizio esplosivo contornato da un agile gioco di volo. Nel 1914 Anthony Wilding dovette però cedere in finale a Norman Brookes, tornato dopo lunga assenza a Londra a riprendersi il titolo.

A quel tempo, Wimbledon e la Coppa Davis, erano i riferimenti tennistici per eccellenza, eventi che andavano ben oltre lo sport del tennis. A questi appuntamenti seguivano per importanza altre due manifestazioni che erano nell’ordine il World Hard Court Championship (WHCC), il campionato del mondo su campi duri di cui faceva parte anche la terra battuta, e il World Covered Court Championship (WCCC), il campionato del mondo al coperto che si giocava sulla superficie in parquet. Queste competizioni rappresentavano il cardine della stagione agonistica. A loro seguito venivano i Campionati Americani, Australiani e altri tornei tra i quali spiccavano quelli Irlandesi e della Costa Azzurra.

Nel contempo, il tennis in gonnella comprendeva tra le sue fila diverse gentildonne, tra queste spiccavano per bravura Maud Watson, prima vincitrice di Wimbledon nel 1884. Dopo la Watson, fino alla fine del XIX, sbocciarono le vittorie di Lottie Dod, Charlotte Cooper e Blanche Bingley Hillyard. Malgrado ciò, per parlare di una vera campionessa della racchetta bisogna arrivare al 1903, dunque, a Dorothea Douglas Chambers.

La britannica era una tennista dal gioco composto che incarnava alla perfezione lo stile vittoriano. Una dotazione che per quasi vent’anni le permise di essere la regina del tennis, fino alla fine della grande guerra. La carriera della Chambers fu però insidiata dall’americana May Sutton, dalla quale fu sconfitta a Wimbledon nel 1905 e nel 1907, pur vincendo la finale del 1906. Va detto che la Sutton nel 1904 vinse anche i Campionati Americani. Pertanto May Sutton risulta essere la prima tennista della storia ad aver vinto i principali eventi sia in Inghilterra che negli Stati Uniti.

Ad onor di cronaca è doveroso menzionare anche altre importanti giocatrici americane di quel momento. Hellen Hansell vincitrice nel 1887 dei primi Campionati a stelle e strisce ed in seguito, nei primi quattro lustri del 1900, Hazel Hotchkiss Wightman, Mary Browne e Molla Bjursted. Quest’ultima era di nazionalità svedese, ma dopo il matrimonio acquisì quella americana diventando la signora Mallory.

In ultimo va ricordato che in quel periodo, e più esattamente nel 1913, nacque la federazione di tennis internazionale, oggi conosciuta come I.T.F. Fino a quell’attimo erano stati gli inglesi con la loro federazione, fondata nel 1888, ad occuparsi di conservare e applicare le regole del gioco. Pertanto, la federazione mondiale fu fondata da dodici federazioni nazionali tra le quali quella italiana sorta nel 1910 a Firenze.

In conclusione, la fine di questo primo lungo arco di tempo vide le luci splendenti del teatro del tennis offuscarsi a causa dell’avvento della prima guerra mondiale. Gli Stati Uniti furono l’unico paese al mondo dove i campionati e i tornei continuarono ad essere disputati, anche se molti giocatori si spesero direttamente per la causa bellica. Alcuni di loro non tornarono mai più sui campi da tennis.

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