Scritto da il

Week-end all’insegna del tennis, in cui ha preso il via la 106a edizione della Davis Cup, grandi protagonisti i nostri azzurri, impreziosito oltresì dalle finali dei due tornei WTA di Taipei e San Pietroburgo, svoltisi nel corso della passata settimana.


Partiamo dalla Davis ed in particolare dalle formazioni qualificatesi al turno successivo già al termine della giornata di sabato 4 febbraio.

Anzitutto la Serbia capitanata dall’ex numero 1 del mondo Novak Djokovic, riuscita ad accedere ai quarti di finale senza lasciare nemmeno le briciole agli avversari russi.
Ad aprire le danze il trentunenne Viktor Troicki, ironia della sorte di padre russo, costretto ad affrontare il ben più giovane moscovita Karen Kachanov; discrepanza tre i due contendenti che non trova modo di essere solamente sotto il profilo anagrafico, ma anche nel gioco: giocatore potente, in particolar modo al servizio, il russo, maggiormente dinamico il serbo, che può vantare a dispetto dell’avversario un bagaglio tennistico sicuramente più completo, che gli permette di trovarsi a proprio agio in molte più zone di campo.
Match tra i più equilibrati del week-end, addirittura 4 ore e trenta la durata; alla fine sarà l’esperienza del numero 22 del mondo a prevalere sull’aggressività del russo. 6/4 6/7 6/3 1/6 7/6 il punteggio con il quale Troicki regala il primo punto alla propria nazionale.

Secondo atleta serbo chiamato all’appello il giocatore di punta Nole Djokovic, contrapposto al classe 1996 Daniil Medvedev.
Djoker chiamato a riscattarsi da un Australian Open per lui completamente fallimentare, che va a seguire un finale di 2016 piuttosto deludente; qualche problema per il serbo ad inizio partita, in cui subisce la fresca intraprendenza dell’avversario sino a cedere clamorosamente il primo parziale per 6 giochi a 3.
Ritrovata la concentrazione riesce a ritrovare anche il proprio tennis il campione in carica Roland Garros, che ubriaca il proprio avversario, dapprima riportando la partita in parità facendo suo il secondo set, 6/4 il punteggio, poi allungando sul russo imponendosi per 6/1 nella terza ripresa.
Match che sfortunatamente si conclude qui; costretto al ritiro causa infortunio, Medvedev concede la vittoria all’ex numero 1 del mondo ed il secondo punto alla nazionale serba.

 

A dare il punto decisivo alla nazionale serba ci ha pensato il duo Zimonjic-Troicki, vittoriosi nel match di doppio ai danni della coppia Kravchuk-Kuznetsov, 6/3 7/6 6/7 6/4 il punteggio. Da qui in poi le sfide diventano una formalità e sono infatti due forfait a concludere la sfida sul 4-1.
Bene anche l’Australia del fumentino Nick Kyrgios, impostasi col medesimo punteggio sui pluricampioni della Repubblica Ceca, una nazionale tra le più quotate nel corso degli ultimi anni, la quale tuttavia, orfana dei pilastri Berdych e Stepanek, non riesce ad andare oltre al solo punto.
4-1 anche per la nazionale Francese, uscita vittoriosa ai danni del Giappone, per il quale si è fatta sentire notevolmente l’assenza del tennista di punta Nishikori; più netto invece il trionfo degli statunitensi nei confronti dei campioni 2014 della Svizzera, scofitta per 3-0. Inutile sottolineare come, anche in questo caso, la presenza di Stan Wawrinka e del 18 volte campione Slam Roger Federer, avrebbe potuto spostare sensibilmente gli equilibri in favore degli elvetici, senza di loro incapaci di racimolare un solo punto contro una formazione tutt’altro che imbattibile.

Si segnala infine l’ottima prestazione dei finalisti 2015 belgi, usciti vittoriosi per 4-1 ai danni della nazionale tedesca.
Grande protagonista il veterano Steve Darcis, uscito imbattuto da tutte e due gli incontri a cui ha preso parte, di particolate interesse il match che lo ha visto contrapposto a Philipp Kohlschreiber, dilungatosi sino a sfiorare le 4 oredi gioco e vinto, appunto, dal belga col punteggio di 6/4 3/6 2/6 7/6 7/6.
A poco è servito invece il punto ottenuto da Alexander Zverev nel secondo singolare giocato contro Arthur De Greef; tedesco poi costretto a levar bandiera bianca dapprima nell’incontro di doppio al fianco del fratello Mischa, grande protagonista dell’ultimo Australian Open, e contro Darcis poi.

Tra le sfide più equilibrate, incerte sino all’ultimo minuto, spicca certamente quella che ha visto i campioni in carica dell’Argentina affrontare la formazione di Corrado Barazzutti, da quest’anno capitano degli azzurri solo per quanto concerne la Davis.
Roster italiano al completo di tutti i suoi effettivi; Lorenzi e Seppi opzionati per i due incontri singolari, Bolelli-Fognini per il doppio.
Apre le danze l’eccentrico numero 1 d’Italia Paolino Lorenzi, impegnato contro il secondo singolarista argentino Guido Pella; match sul quale effettivamente non c’è molto da dire: comanda l’azzurro dall’inizio alla fine su un Pella palesemente poco centrato.
110 punti totali vinti da Lorenzi contro gli 82 del sudamericano, 60% di punti vinti sulla seconda a 32%, 6 le palle break trasformate a 2; questi sono solo alcuni degli impietosi numeri che descrivono la schiacciante vittoria del romano, ottenuta per mezzo di un triplo 6/3.

Più complicato invece l’incontro che avuto come protagonista il numero 1 argentino Carlos Berlocq, vista l’assenza di Del Potro, ed il numero 3 italiano Andreas Seppi, reduce ottime uscite in quel di Melbourne.
Primi due sets dominati dall’azzurro; malgrado la superficie in terra rossa, il cui attrito ha l’effetto di rallentare la velocità ed accentuare il rimbalzo, l’altotesino è riuscito a mostrarsi molto aggressivo, come non spesso capita di vederlo, lasciando interdetto il proprio avversario, incapace di organizzare una controffensiva efficace.
“Era da moltissimo tempo che non giocavo così bene ed in maniera così aggressiva sulla terra battuta come nei primi due sets, poi sono un po’ calato a livello nervoso e non sono riuscito a riprendermi; le gambe mi si erano appesantite parecchio”, queste le dichiarazioni lasciate da Andreas al termine della partita, che spiegano perfettamente quanto accaduto nel terzo parziale, dove il numero 89 del ranking mondiale, molto meno incisivo, ha lasciato spazio all’avversario, il quale subito ne approfitta per dimezzare lo svantaggio.
Quarto set in cui il buon tennis, espresso nei precedenti prima dall’uno e poi dall’altro dei due contendenti, ha lasciato spazio ad uno spettacolo francamente non degno del livello dei due protagonisti e soprattutto di una storica manifestazione come la coppa Davis; una successione di grossolani errori da ambo le parti ha protratto la partita sino al tie-break in cui alla fine a spuntarla è stato banalmente chi è riuscito a centrare “più spesso” il rettangolo avversario. Fortunatamente per noi il fautore dell’audace impresa portava il tricolore cucito sul petto.
Un Seppi che sembrerebbe essersi lasciato andare ad un gestaccio rivolto verso la tribuna dei tifosi di casa argentini, tra i quali anche il rumoroso Diego Armando Maradona; una volgarità alla quale Andreas non ci aveva abituati, ma non per questo meno da condannare, sebbene il pubblico argentino si sia mostrato poco affine all’eleganza che da sempre contraddistingue lo sport con la racchetta.


In vantaggio di 2 punti a zero l’Italia comincia a pregustare il sapore della vittoria; vittoria che pare essere ancor più vicina se consideriamo la poca affinità degli argentini con il doppio, in contrapposizione a chi invece nella disciplina può addirittura vantare un trofeo dello Slam.
Tuttavia, concedeteci un pizzico di retorica, si sa come nel tennis nulla si può dare per scontato; si mette male sin da subito per la coppia azzurra Bolelli-Fognini, costretta subito a dover recuperare 2 sets di svantaggio nei confronti del duo albiceleste Berlocq-Mayer, il tutto appesantito da un clima, anche in questo caso, piuttosto ostile agli azzurri.
Malgrado ciò i nostri portacolori si rimboccano le maniche e si dimostrano molto abili, soprattutto sotto il profilo psicologico, a sostenere la pressione, riuscendo ad organizzare una rimonta che li porterà ad azzerare lo svantaggio; al termine di un quinto e decisivo set protrattosi sino al tie-break saranno tuttavia i sud americani ad aver l’ultima parola, riaprendo così una sfida che poteva essere già chiusa.

Tutto ancora da decidere all’alba di una ventosa e piovosa domenica; il palcoscenico sarà ora per le due teste di serie delle rispettive nazionali: Carlos Berlocq e Paolo Lorenzi.
Un Lorenzi che come il buon vino sembra migliorare con il passare degli anni, portando alla luce sfumature del suo tennis rimaste celate sino a qualche anno fa; un gioco il suo discretamente completo, che può spaziare dalle manovre di fondo, alle repentine discese a rete, passando dal più classico dei serve and volley.
Primo set abbastanza equilibrato, in cui l’azzurro riesce nel complesso a far fruttare il proprio servizio maggiormente rispetto all’avversario, mettendosi in condizione di trovarsi spesso vicino alla linea di base e quindi di comandare l’azione di gioco; un break ottenuto nell’nono game, il terzo della partita sin qui, costituisce per Lorenzi il vantaggio necessario e sufficiente per portarsi a servire per il primo set, che l’italiano non si farà scappare, chiudendo per 6 giochi a 4.
Secondo parziale che prosegue sulla falsa riga del primo, all’insegna dell’equilibrio, con i due atleti impegnati ad alternarsi punti e situazioni di controllo; a differenza del primo però Lorenzi si rende protagonista di qualche errore di troppo nel finale, fino a perdere il servizio proprio sul più belle, concedendo la ripresa all’avversario, che pertanto riporta il match in parità.
Iniezione di fiducia per Berlocq, che lascia andare il braccio e dilaga nel terzo set, portandosi in vantaggio sin dalle prime battute; frastornato il romano subisce l’iniziativa dell’avversario, il quale riesce a chiudere in scioltezza per 6/1, ribaltando completamente la situazione.
Partita che troverà la sua naturale conclusione solo nel quinto set; nel quarto di fatti Lorenzi riesce a ritrovare fiducia e continuità a discapito di un Berlocq meno centrato rispetto agli ultimi minuti, fino a portarsi sul punteggio di 4 giochi ad 1, poi la pioggia.
Seconda interruzione a causa mal tempo di cui beneficia molto l’argentino; ormai perso il quarto set il numero 81 del mondo esplode in una prestazione straripante nel quinto, approfittando spesso delle traiettorie paraboliche, ma corte, dell’azzurro, ciò che gli consente di salire sopra la palla ed avere “finestra” per colpire vincente, dall’alto verso il basso.
Interessante osservare come anche i giocatori di alto livello possano accusare della “sindrome del braccino”; avanti di un break 5-3 e servizio Berlocq, che fino a quel momento sembrava poter giocare anche ad occhi chiusi, s’inceppa offrendo due palle del contro-break al romano, il quale a sua volta le sfrutta malissimo, producendo 4 errori consecutivi che valgono il due pari all’argentina.


Sfida infinita che verrà decisa nel corso della giornata odierna, lunedì 6 febbraio, dall’ultimo singolare. Italia batte Argentina 3 a 2 e Fabio Fognini porta il punto decisivo, superando Guido Pella in cinque set.


Riportiamo di seguito i rimanenti risultati di giornata:
SPAGNA 3 – 2 CROAZIA
GRAN BRETAGNA 3 - 2 CANADA
Di questa contesa segnaliamo il roccambolesco finale, che ha come protagonista il canadese Denis Shapovalov; in svantaggio di 2 set e di 2 giochi ad uno, il sedicenne si lascia andare ad un gesto di frustrazione, a seguito di un’accelerazione di rovescio finita larga, scagliando violentemente la palla verso il pubblico. Palla che sarebbe poi andata a colpire in pieno volto il giudice di sedia, il quale ovviamente ha deciso per l’immediata squalifica del canadese, finito in lacrime, sancendo di conseguenza la vittoria per la nazionale britannica.

Coppa Davis che però, come detto in apertura, non è l’unico evento ad aver arricchito questo sostanzioso finesettimana tennistico.
WTA 125 Taiwan Open che si è deciso al termine della sfida tra l’ucraina Elina Svitolina e la cinese Shuai Peng.
Inizio in salita per la testa di serie numero uno, che in men che non si dica si trova subito in difetto di 2 giochi a zero; da quel momento si spegne la luce per la Peng, la quale collezionerà appena altri 3 games in totale.
Svitolina che dunque conferma i pronostici che la vedevano favorita e si aggiudica il primo trofeo stagionale, perdendo un solo set in tutto il torneo, imponendosi sulla cinese con il punteggio di 6/3 6/2.

Più equilibrata invece la finale dell’altra manifestazione femminile della settimana, il WTA di San Pietroburgo, che ha avuto come protagoniste, piuttosto a sorpresa, Kristina Mladenovic e la kazaka Yulia Putinseva.
Cammino piuttosto insidioso per la kazaka, costretta a superare dapprima la testa di serie numero 3 Kuznetsova e poi la numero 2 Cibulkova, nel corso rispettivamente dei quarti e delle semifinale; più agevole il percorso della francese, capace di superare la vice campionessa Australian Open Venus Williams negli ottavi di finale, nonché l’altra grande sorpresa del torneo rappresentata da Natalia Vikhlyantseva, capace di protrarsi sino alle semifinale.
Nulla da fare invece per la campionessa in carica, la nostra Roberta Vinci, eliminata piuttosto agevolmente al terzo turno proprio dalla Mladenovic, sia per la testa di serie numero 1 Simona Halep, costretta al ritiro nel corso dei quarti di finale, protagonista di un 2017 sino a qui da film dell’orrore per quanto la riguarda.
Finale, come detto, combattuta, ma altalenante nel punteggio; primo set facilmente aggiudicato dalla francese, che strappando due volte il servizio all’avversaria riesce a chiudere sul 6/2.
Putintseva che però non si lascia abbattere ed è brava ad allungare l’incontro sino al tie-break, che farà suo dominandolo per 3 punti a 7, riportando così la partita in parità.
Rea dal grande sforzo la kazaka torna tuttavia a concedere un po’ troppo campo alla Mladenovic, la quale torna a prendere l’iniziativa, riuscendo a strappare per 2 volte il servizio all’avversaria; tardiva la reazione della Putintseva che dimezza lo svantaggio nel corso dell’ottavo game.
Con il punteggio di 6/2 6/7 6/4 è dunque Kristina Mladenovic a laurearsi campionessa dell’ottava edizione del St. Petersburg Ladies Trophy.

Scritto da il