Scritto da il

Roger Federer ha perso e lo sgomento pervade ovunque gli appassionati di tennis, nonché gli addetti ai lavori.

 

Embed from Getty Images

 

La finale del torneo ATP di Indian Wells e il primo turno del torneo ATP di Miami certificano la duplice sconfitta di Roger Federer. Due partite stregate perse consecutivamente dallo svizzero contro l’argentino Del Potro e il giovane australiano Kokkinakis. Il punteggio di 7 a 6 con tie break finale nel terzo set costituisce la similitudine di questi due scivoloni inattesi dal grande pubblico, ma forse in parte anche resi anche possibili dalla carta di identità del tennista elevetico.

Roger “Il Magnifico”, malgrado i favolosi exploit, si trova di fatto sul viale del tramonto. Un ultimo atto di una commedia struggente dove il pubblico ingrato chiede al re la testa di Crono, il Dio del tempo. Una partita impossibile che neanche l’immenso Federer può pensare di giocare, figuriamoci di vincere. E allora! Cosa ne sarà del tennis?

Ebbene, le gesta di Roger Federer hanno consentito un ampliamento del mercato del tennis, sensibilmente allargato nel giro d’affari e nella base di appassionati. Una opportunità che ha portato soldi nelle casse di chiunque si occupasse di tennis e senza sforzo. Con lo svizzero in campo è stato possibile vendere il ghiaccio agli eschimesi. E adesso?

Ora si potrà finalmente misurare il lavoro degli addetti ai lavori: quanto siano stati in grado di capitalizzare in questo lungo periodo tale patrimonio. Traduco volgarmente il concetto in una semplice domanda. Il compito di alfabetizzare, appassionare e fidelizzare il pubblico al gioco del tennis è stato colto, oppure, attraverso la fenomenologia Federer è stata solo sfruttata commercialmente l’ennesima bolla speculativa? A breve avremo una risposta precisa e inequivocabile con in evidenza, nel bene o nel male, tutti i responsabili del fatto.

Il tempo è galantuomo è rivelerà il mistero. Così come evidenzierà, a mio giudizio, il prossimo trionfale ritorno dello svizzero sui prati dell’All England Club.

E la NextGen? Seppur in ritardo di maturazione, a causa di un scellerato sistema in grado di consentire guadagni milionari ai giovani talenti prima che traducano in titoli le proprie doti, i giovani paiono finalmente avviati a sostituire la vecchia guardia. Fra loro ci sono interessanti personalità, anche se all’orizzonte non si intravedono gli eredi dei Laver o dei Federer, ma piuttosto quelli dei Ferrero e dei Roddick.

Embed from Getty Images

Al momento, nell’attesa che atterrino sul pianeta tennis nuovi fenomeni, ritengo sia importante tornare a differenziare in modo più marcato le varie superfici, in termini di restituzione e di attrito dei rimbalzi. In altre parole, è necessario che l’erba torni ad essere l’erba, così come la terra battuta ritorni la terra di un tempo. Questo passaggio porterebbe verso un nuovo “Rinascimento” e quindi alla ricomparsa degli stili di gioco, dove tra attaccanti e contrattaccanti si inserivano i giocatori a tutto campo.

In assenza di grandi “interpreti” la varietà è sempre stata la soluzione che ha permesso al tennis di trovare continuità. Una continuità sapientemente tradotta in “immortalità” grazie alle gesta indimenticate delle varie leggende della racchetta. Volete scoprire la fonte di questo segreto? Basta gettare un’occhiata al Centre Court di Wimbledon per capire come il gioco del tennis è stato, e sarà sempre, più grande dei suoi campioni. E infine, se ne avrete opportunità, leggete qualche buon libro di tennis, aiuta molto.

Scritto da il