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Riprendiamo il discorso sulla questione “Djokovic e la sua imbattibilità” avviata nella prima parte, ripartendo come da procedura dal libro “l’Arte della Guerra”.

Attaccare il nemico senza essere sconfitti dipende dall’impiego corretto delle forze frontali e di quelle laterali. Le loro combinazioni sono infinite e si riproducono reciprocamente. Chi può dire dove comincia una e dove finisce l’altra?

Destra-sinistra. Corto(basso)-lungo(alto). Queste sono le forze laterali e frontali, tradotte nel tennis, di cui parlava lo stratega cinese. Non si può pensare di vincere con Djokovic aprendo solo gli angoli, perché molto probabilmente torneranno palle con uguale o addirittura maggiore angolo e spesso anche con una velocità superiore.

Se si gioca una partita sul “corri e tira” le percentuali di vittoria, già molto basse, si riducono ancor di più. Perchè Djokovic corre e tira meglio e con più continuità di tutti. La via per la vittoria potrebbe essere il centro del campo. Ma essendo le due forze (laterali e frontali) concatenate non posso usare una escludendo l’altra.

Tirare in centro per non dare angoli lo posso ottenere solo dopo che questi angoli qualche volta li apro, consapevole che inizialmente potrei passare più di un guaio, ma con la possibilità quantomeno di provare ad ottenere risultati nel medio-lungo termine di un match. Quando poi giocando al centro si ottengono dei vantaggi in termini di tempo e di posizione in campo allora è opportuno tirare nuovamente negli angoli per ottenere il punto.

Sia sul servizio che nello scambio provare a giocare un angolo per poi attaccare centrale. Se mi è concesso, una sorta di strategia ad elastico nella quale Nole potrebbe trovarsi in corsa con la palla addosso al corpo in un caso e, al contrario, lontana nell’altro. Questo perché:

La mia tattica la può vedere chiunque ma la mia strategia nessuno la deve conoscere

Combatti con metodi ortodossi, vinci con metodi straordinari. La manovra regolare porta al conflitto, quella imprevedibile alla vittoria.

Variare, uscire dagli schemi, proporre situazioni sempre e completamente diverse (conoscendo se stesso e l’avversario) potrebbe essere un’ulteriore possibilità per impensierire il supereroe dei giorni nostri. Ricordate Santoro citato prima? Il mago dell’imprevedibile, il genio delle variazioni. E con le sue armi, con queste armi è riuscito ad imbrigliare il gioco del nativo di Belgrado portando a casa l’84% dei punti con la prima palla ed il 73% con la seconda!! Altri tennisti hanno a disposizione qualità diverse, nessuna è vincente o perdente a priori, ma bisogna sfruttarle tutte al meglio al momento giusto.

La variazione può essere la vera chiave. Offrire qualcosa di diverso che l’altro potrebbe non aspettarsi, che lo possa mettere in difficoltà. Utilizziamo a titolo esemplificativo un esempio di qualche anno fa. 1975: Connors dominava la scena potendo, per primo, usare due “bocche di fuoco”, entrambe le lateralità, dritto e rovescio. Lui per primo andava anche di rovescio ad aggredire palle alte spingendo con energia e battendo praticamente chiunque. Prima di Wimbledon di quell’anno aveva vinto 3 slam l'anno precedente (Australian Open 1974, Wimbledon ’74, US Open ’74) e giocato la finale all'Australian Open ’75.

Finche incontrò il metodo “straordinario”, la manovra “imprevedibile”. Sull’erba londinese nel 1975 dell’All England Club Connors arrivò senza concedere un solo set alla finale. Dall’altra parte della rete Artur Ashe. Ashe giocò un serve and volley sublime con volee quasi esclusivamente corte sulle quali Jimbo non poteva scaraventarsi con forza.

Quasi tutti i colpi furono giocati bassi e in centro per non dare angoli. Nel momento di grande vantaggio allora apertura degli angoli per portare a casa il punto. 61 61 57 64 per il primo afroamericano a vincere Wimbledon. Certo i tempi, i giocatori, i materiali sono cambiati, fare Serve and volley 100 volte su 100 con Djokovic forse non porterebbe a molto, ma l’imprevedibilità, la varietà, quella è da ricercare assolutamente.

Chi è capace di conseguire la vittoria adattando la sua arte della guerra in base alle situazioni del nemico, quegli può dire di possedere un’abilità superiore.

Quanti giocatori attuali hanno un PIANO B? Ed un PIANO C? A volte basterebbe anche solo il PIANO A1, ma purtroppo troppo spesso questo non avviene. Se non ho ottenuto dei vantaggi o una vittoria con Djokovic giocando con il mio PIANO A, cosa mi fa pensare che la volta successiva possa bastare?

Ci viene in soccorso ulteriore un altro detto orientale: Chi percorre la stessa strada di sempre non arriverà più lontano di dove è sempre arrivato. Bisogna saper cambiare, ognuno con le sue qualità ma se si vuole davvero e se si crede davvero di poter battere Novak Djokovic bisogna essere in grado di modificare la propria “arte del tennis”. Il passato ci da sempre spunti importanti.

Dopo 4 sconfitte consecutive e dolorose contro il francese Renè Lacoste, il grande Bill Tilden lo affrontò di nuovo in Coppa Davis nel 1938. L'incontro si disputò al Roland Garros sulla terra battuta, in altre parole a casa di Lacoste. Dopo aver perso il primo set 61, l'americano decise che era il momento di cambiare. Frank Deford, columnist di Sport Illustrated, riassunse così il match: “Il vecchio Tilden, non potendo più battere Lacoste alla Tilden, battè Lacoste giocando alla Lacoste”. Aveva un’abilità superiore!

Il generale esperto crea situazioni grazie alle quali non potrà essere battuto e non si lascia sfuggire alcuna occasione di portare a casa la vittoria. In tal modo prima si vince e poi si da battaglia. Un esercito destinato alla sconfitta prima da battaglia e poi spera di vincere.

Qua saremo veloci. L’esperienza conta. La capacità di giocare i punti importanti conta. Quando si ha un occasione la si deve sfruttare perché Djokovic, da parte sua, sicuramente lo farà se sarà nella condizione di poterlo fare.

Thiem qualche giorno fa, durante il Miami Open, è stato carente di esperienza, di abitudine a giocare punti decisivi contro un grandissimo campione. 15 palle break non le si ottengono per caso, le situazioni create erano buone, ottime, così come il piano di gioco proposto in base alle proprie qualità e possibilità. Ma si è lasciato sfuggire troppe occasioni di vittoria e così la sconfitta è stata inevitabile.

Ma il ragazzo sta studiando da campione e presto ci arriverà! Dominic Thiem ha dimostrato di avere coraggio, di aver preparato il match e di averlo voluto giocare fino alla fine. Molte volte questo non sembra succedere. Molte volte qualcuno ha già perso prima di entrare in campo o crolla alla prima difficoltà. Che contro Djokovic arriva presto, prestissimo.

Si può sapere come vincere, senza necessariamente vincere.

Possiamo noi assicurare la vittoria a qualcuno? Battere con traiettoria verso l’alto, giocare al centro, variare angoli e rotazioni, andare possibilmente a rete giocando volee basse, porta sicuramente alla vittoria? Ovviamente NO ma può essere un tentativo, un piano di gioco da provare per mettere in difficoltà il monarca del tennis maschile.

E se non bastasse? Bisognerebbe continuare a studiare, provare a capire nuovi punti deboli, trovare un nuovo piano di gioco e continuare anche la volta successiva perché solo in questo modo si può aver successo.

Concludiamo con un’ultima frase del filosofo orientale che non ci sentiamo di condividere a livello sportivo, ma che ha fatto molto sorridere pensando a Djokovic e a come si devono sentire molti suoi avversari in questo momento:

Quando sei inferiore in tutto, se puoi ritirati!

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