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Ci sono momenti che durano più di altri, o almeno, la percezione di chi li vive è quella del tempo che rallenta, che amplifica sensazioni, emozioni e stati d’animo. La vera differenza sta in chi si nutre di questa percezione lasciandosi trasportare da questo flusso e chi invece si lascia sopraffare dall’inebriante sapore della pressione.

Non osiamo immaginare quanto deve essere stato lungo il cammino di Murray e Raonic dallo spogliatoio al center court di Wimbledon, quanto sono sembrati intensi gli applausi, l’odore delle palle nuove e dell’erba calpestata. Entrambi però, da veri campioni, hanno assecondato il momento, concentrandosi su ciò che potevano controllare: il loro tennis, i loro colpi, il loro personale modo di vivere ed interpretare il Gioco.

Due interpretazioni e due stili quanto mai opposti, due filosofie e due modi di stare in campo che più diversi non si può. Milos Raonic, gigante canadese alla sua prima finale Slam trasuda calma apparente, salvo poi esplodere tutta la sua prorompente fisicità molto spesso in un solo colpo, la prima palla di servizio. Andy Murray, scozzese doc al decimo atto finale di un Major è invece alta tensione allo stato puro, indomita ribellione che si trasforma in paurosa continuità sul campo, in pazienza alla continua ricerca della situazione migliore per portare a casa ogni punto. Sembra quasi che stili di gioco e personalità siano incrociati fra loro, così come i loro coach Lendl e Mc Enroe, vicini ai loro assistiti per filosofia di gioco, vicini ai loro antagonisti per indole caratteriale.

Il primo Set inizia con Milos al servizio ed il primo punto, come a volte succede, è il perfetto trailer del film che vedremo per tutta la partita. Prima palla scagliata a 230 Km/h dal canadese che finisce in rete, seconda palla aggredita in risposta da Andy che muove sull’angolo sinistro l’avversario; il rovescio non può che essere alto e lento sul quale l’allievo di Lendl si fionda velocemente per concludere con un vincente al volo. La risposta di Murray (anche grazie alla presa bimane sul rovescio) quest’oggi è da MoMa: passo e blocco in avanti coordinatissimo, lettura quasi sempre anticipata della traiettoria, apertura pressoché nulla con grande velocità di attraversamento del punto di impatto. Così facendo, la % di risposte in campo è superiore al 70% (per fare un paragone l’ottima Kerber ha risposto in campo pressappoco al 50% dei servizi di Serena nella finale femminile) e la palla torna nel campo avversario talmente in fretta da impegnare molto spesso Raonic in volèe basse se non bassissime. Alcune delle quali giocate per altro alla grandissima considerando anche l’altezza dalla quale deve “scendere” a colpire il nativo di Podgorica. In media, con la prima in campo, dal momento dell’impatto al servizio al momento del tocco al volo trascorrono 1,5” nei quali Raonic deve: 1)ricadere dal servizio 2)sprintare verso rete percorrendo più metri possibili (almeno i 5,48 metri che separano la linea di base dalla linea del servizio), 3)provare ad eseguire il blocco di piedi per trovare la coordinazione e il timing giusto al fine di colpire la palla al volo 4)colpire. Senza dimenticare di piegarsi, calcolare direzione e velocità da dare alla palla...se pensate che sia facile complimenti per i 7 Wimbledon vinti Mr Roger Federer!!!
Con il break nel fatidico settimo game Murray opziona la vittoria nel primo parziale che infatti arriva poco dopo con un 6-4 convincente soprattutto per la apparente autorevolezza e tranquillità dimostrata.

Il secondo set non si discosta molto dal primo, anzi ne sembra l’esatta fotocopia con lo scozzese a tenere agevolmente i propri turni di servizio e ad impensierire quasi sempre il turno altrui. Nei 6 turni di battuta di entrambi, Raonic si è dovuto spingere fino ai vantaggi per 3 volte salvando anche 4 palle break mentre Murray non ha mai concesso più di due 15 al proprio avversario. La principale e forse unica differenza tra i primi due parziali del match sta nella conversione delle palle break, 1 su 3 nel primo, 0 su 4 nel secondo. Il numero 2 del mondo gioca però un tiebreak quasi perfetto (aiutato da un banale errore di rovescio nel primo punto da parte del canadese) dominando con una fase di difesa e contrattacco esemplare.

Dopo 2h di partita si è lì dove tutto il popolo britannico (questa volta all’unanimità a differenza della Brexit...) voleva essere. Due Set a zero Murray.

All’inizio del terzo Set un piccolo (neanche troppo piccolo in realtà) sussulto di Raonic obbliga il beniamino di caso a salvare per la prima volta nel match 2 palle break. Sulla prima chance, servizio esterno vincente come sullo 0-30 mentre sulla seconda si entra nello scambio e come prevedibile e preventivabile Raonic perde il punto. Da sottolineare la scelta del britannico al servizio da destra. Fino ad allora oltre il 70% dei servizi in campo erano stati indirizzati verso l’angolo centrale mentre nel momento clou ha decisamente invertito la rotta servendo palle ad uscire ottenendo in questo modo tre punti diretti. Sicuramente non un caso ma frutto di una scelta consapevole. Attaccare il rovescio nordamericano con continuità salvo poi affidarsi alla direzione preferita nei momenti topici del match. Per rimanere in ambito servizio, evidenziamo come dal canto suo Raonic ha servito oltre il 50% delle proprie battute verso gli angoli esterni trascurando, forse troppo, quel servizio in pancia che tanto aveva fatto male a Federer nel turno precedente e che non avrebbe permesso a Murray di trovare così tanti angoli (e punti) in risposta. I punti in risposta del tre volte finalista Slam nel 2016, specialmente alla prima palla, erano stati indicati dalla IBM Slamtracker (che si occupa delle statistiche negli Slam) come la chiave principale del match. Per Murray superare il 27% avrebbe significato un’alta possibilità di vittoria e così è stato. 30% nel primo parziale e addirittura 36 nel secondo. Risultato monstre se si pensa che Raonic in tutto il torneo non è quasi mai andato sotto l’80% di punti vinti con la prima palla in campo.

Complessivamente il terzo set scivola via molto più velocemente con numerosi turni di servizio vinti a 0 o a 15. Secondo tiebrak di giornata, il terzo nel torneo per Murray, il settimo per Raonic. Il primo minibreak ancora una volta è a vantaggio di Murray con l’ennesimo passantino stretto di rovescio, doppiato immediatamente da un attacco di dritto successivo ad una risposta capolavoro. Il povero Milos è frastornato e non riesce ad imbastire la minima reazione anche perché lo scozzese non si limita a difendere ma prova ad azzannare alla giugulare la partita aggredendo e comandando lo scambio. E ci riesce. Dopo 2h 48’ la palla di Raonic finisce in rete e non riusciamo a pensare quanto deve essere sembrato eterno quel momento in cui si realizza il sogno di una vita, in cui di entra, per la seconda volta, nella storia di Wimbledon, del tennis, della Scozia e dello Sport. Più che le sue, sono le lacrime di Lendl a testimoniare l’imponderabile importanza di alcuni attimi della vita.

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