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Il Master 1000 di Toronto è entrato nel vivo. Tra i risultati più sorprendenti dei sedicesimi, ricordiamo l’uscita dal torneo di Marin Cilic, annichilito dagli aces del nonno Karlovic, fresco di vittoria sull’erba di Newport e la sconfitta di Isner nel derby americano contro Harrison, nella partita più combattuta tra quelle in programma. Esce di scena anche il padrone di casa Pospisil contro il francese Monfils e viene eliminato dal torneo Fognini.

Il cambio di superficie non procura effetti benefici al tennis di Fabio, che, presentatosi a Toronto con la cintura di campione di Umago, perde in tre set contro l’americano Donaldson, numero 147 del mondo. Il tennista azzurro spreca più volte il vantaggio ottenuto facendosi rimontare e dopo la prestazione positiva del turno precedente si rende protagonista di un incontro da dimenticare al più presto.

Da segnalare, inoltre, i ritiri di Thiem e Querrey, che lasciano pista libera ai loro avversari Anderson e Goffin.

Per quanto riguarda gli ottavi di finale, invece, si conferma rullo compressore il nipponico Nishikori: due set a zero allo statunitense Ram. Va avanti senza troppe fatiche anche lo svizzero Wawrinka, che elimina dal torneo uno specialista del cemento come Sock.

Nel match dei servitori d’alta quota ha la meglio il sud africano Anderson, capace di rimontare il set di svantaggio all’australiano Tomic. Il battitore del momento, Ivo Karlovic, viene invece domato da un Dimitrov, che su questa superficie sta ritrovando sensazioni positive, da tempo sconosciute.

Vincono agevolmente i BIG Djokovic e Raonic, strapazzando rispettivamente Stepanek e Donaldson, in pochi game. Anche Thomas Berdych vola ai quarti di finale superando le turbolenze del primo set. Harrison, dopo aver eliminato dal torneo Isner, si conferma avversario ostico su questa superficie, ma meno esperto del ceco, che lo agguanta al tie break del secondo set e vince l’incontro al terzo.

L’ottavo di finale più emozionante è, senza dubbio, quello Tra Monfils e Goffin. Partita nella quale viene messa a confronto l’esuberanza fisica del francese, contro la classe e l’intelligenza tennistica del belga. Il primo, grazie alle sue lunghe e potenti leve può liberare tutta la sua potenza da molto lontano, dove riceve sempre la palla all’altezza a lui più congeniale. Il secondo, proprio per rimediare la grossa differenza di taglia con l’avversario, sta vicino al campo riducendo i tempi di gioco e di pensiero.

Monfils vince un combattutissimo primo set al tie break e paga lo sforzo nel secondo set, nel quale la pressione del belga non lo fa respirare. Nel terzo parziale recupera l’ossigeno necessario per guadagnarsi i quarti di finale, dove affronterà un avversario della sua stazza, il canadese Milos Raonic.

Nel menù di questo tennis estivo, tuttavia, il Master 1000 di Toronto non è altro che un contorno dell’amaro piatto principale sfornato da Roger Federer. Lo svizzero, ha recentemente comunicato alla stampa e a tutti i suoi tifosi, di aver terminato la sua stagione 2016. L’accumulo di guai fisici che hanno caratterizzato la sua annata tennistica si è fatto troppo consistente e necessita di una lunga pausa per essere smaltito.

Roger, salterà tutti i tornei sul cemento americano, quindi gli US OPEN e non giocherà le Olimpiadi di Rio, più volte da lui indicate nelle interviste, come traguardo della sua lunga carriera. La buona notizia è che la sua avventura non finirà qui e che questa pausa gli servirà per mettersi nelle condizioni di scrivere nuove pagine, presumibilmente per altri due anni.

Più incerto, invece, è il 2016 di Rafa. La sua presenza ai prossimi appuntamenti è in forte dubbio, dato che pare non sia ancora in grado di allenarsi con continuità. A Maiorca entra ed esce dal campo, prova e riprova a giocare ma il dolore al polso sembra non dargli tregua. Si teme, dunque, che possa seguire le orme di Roger.

Il mondo della racchetta in quest’ultima parte di stagione assaggerà un circuito diverso, privo della rivalità più affascinante della storia recente e presto si troverà costretto a dover programmare il suo futuro senza le stelle che lo hanno reso luminoso.

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