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Non sarà stata la miglior finale possibile e forse nemmeno la più bella, ma sicuramente le emozioni non sono mancate a Zagabria rendendo questa finale una delle più avvincenti e imprevedibili degli ultimi anni.

Già a partire dal primo match si è avvertita una sensazione di instabilità, di “tutto può succedere ma anche il contrario di tutto”. Perché Cilic dopo 2 Set sembrava aver già vinto (tenete l’icona aperta, ci si ritornerà...) salvo scomparire dal campo per un paio d’ore circa permettendo ad un Delbonis, fino a quel momento frastornato e incapace di opporre la minima resistenza su una superficie che sembrava per lui ingiocabile, di recuperare e andare sul 2 a 2. La logica dello Sport vorrebbe l’inerzia tutta a favore dell’argentino, di chi recupera, ed invece si ritorna al copione di inizio set. Cilic serve ottimamente e l’argentino fatica a vincere anche quei pochi scambi lunghi. Dopo il primo singolo 1-0 Croazia.

Nel secondo match si sono affrontati del Potro e Karlovic. Come prevedibile il servizio l’ha fatta da padrone; i 50 Aces complessivi uniti ai 12 doppi falli (tutti di Ivo), hanno rappresentato oltre il 26% dei punti totali nei quali praticamente lo scambio non è mai iniziato. Palito ha ottenuto un irreale 100% con la seconda in campo anche, o forse soprattutto , per colpa della risposta del suo avversario. Scontato quindi non subire mai il break con questi numeri. Karlovic riesce a strappare un set al tiebreak ma sulla distanza tre su cinque il gigante croato fatica a mantenere continuità e precisione alla battuta subendo 3 break e perdendo la partita in 4. Cala il sipario sul Venerdì con il punteggio in perfetta parità: 1-1.

Il sabato come da tradizione è stato il giorno del doppio. La Croazia ha schierato ovviamente la coppia Cilic/Dodig, principali protagonisti delle vittorie croate con Francia e USA. In entrambe le occasioni la coppia partiva nettamente sfavorita: Bryan/Bryan e Herbert/Mahut sono la coppia più vincente di sempre e la coppia numero 1 al mondo; la loro vittoria era quasi scontata ed invece tutte e due le volte ha rappresentato il punto decisivo e determinante per il risultato finale. L’Argentina ha puntato invece sul duo Mayer/DelPotro. Il ct argentino ha cercato ovviamente di insistere sulla qualità di Juan Martin nonostante ci fossero molti giocatori (di secondo livello) con una classifica in doppio migliore. La scelta è stata sicuramente azzardata considerando le qualità fisiche ed i problemi avuti dal campione argentino, ma probabilmente nella testa argentina la vittoria dell’insalatiera passava dalla vittoria in doppio. La partita è stata qualitativamente non eccezionale con grandi scambi sulla diagonale da fondo campo. A spuntarla è stato il doppio CIlic/Dodig (l’unico vero esperto della specialità con la posizione n°14 nel ranking ATP di specialità). Croazia-Argentina 2-1

La domenica si è aperta con lo scontro tra i due numeri 1: Cilic e del Potro. Due vincitori di Slam che si erano affrontati in passato già 10 volte con 8 successi di Delpo di cui uno nel 2012 sempre in Davis. Ricordate quanto successo nel match inaugurale? Il copione si ripete con Cilic avanti 2 set a zero e poi rimontato sul 2-2. Questa volta l’inerzia è rimasta dalla parte del giocatore in rimonta che nell’incredulità generale (quasi generale visto i numerosissimi tifosi ablicelesti) ha vinto al quinto set regalando una speranza a tutto il popolo argentino che sul 2-0 5-5 nel terzo stava già pregustando il sapore amaro della quinta sconfitta su altrettante finali. Per il nativo di Tandil si tratta della prima vittoria rimontando da 2 Set a zero su 14 match e questo da ancor più risalto alla prova superlativa dell’eroe odierno che verrà ricordato a lungo, molto a lungo, nella Storia sportiva del suo paese. Prima del quinto e decisivo match 2-2.

Nell’ultimo incontro, sul veloce campo di Zagabria si sono sfidati il gigante croato Karlovic e Delbonis. Senza voler mancare di rispetto a nessuno, due comprimari del tennis. Due ottimi giocatori, in Italia pagheremmo per averli come secondo singolarista, ma per la finalissima di coppa Davis sarebbe lecito attendersi di più. I vincitori hanno sempre ragione e quindi se queste due nazioni sono arrivate fino all’atto conclusivo hanno sicuramente meritato, ma il fatto che il numero 20 e il numero 41 ATP giochino la partita conclusiva fa un po’ pensare sulla struttura e sulla credibilità del “campionato del mondo” per nazioni. Serbia, Svizzera, Spagna, USA, Francia, Germania e Australia hanno attualmente due giocatori meglio piazzati complessivamente delle due finaliste e molte di loro hanno anche un doppio più forte. Forse però nessun’altra nazione può vantare delle tifoserie così “calde” che hanno dato un bel da fare a giudici di sedia e supervisor. Il loro supporto si è fatto sentire spronando i propri beniamini a dare quel quid in più che probabilmente li ha portati ad arrivare dove sono. Karlovic, il più adatto dei due a giocare su questa superficie, non è minimamente riuscito a ripetere il buon match del venerdì giocando in modo contratto, come se la pressione lo avesse privato dei suoi poteri anche al servizio. Delbonis dal canto suo ha giocato alla grande, spinto dall’onda emotiva della rimonta di del Potro rispondendo con grande continuità e giocando passanti molto precisi con entrambe le lateralità. Strappare 4 volte il servizio a Karlovic (che ha servito la prima ad una media di oltre 208 Km/h e la seconda sopra i 190...) non è cosa semplice, quindi onore al merito di un giocatore poco appariscente ma costante, senza atteggiamenti fuori dalle righe con una carriera di tutto rispetto costruita con tenacia e duro lavoro.

3 a 2 il risultato finale per la squadra argentina che si riversa tutta in campo sulla risposta lunga di Ivo sommergendo il vincitore in un abbraccio che la dice lunga sul valore del “gruppo” negli sport di squadra come è la Coppa Davis.

Primo storico successo per l’Argentina, che succede al Regno Unito, riportando l’insalatiera oltre oceano dopo 8 vittorie consecutive europee. Diventa la quindicesima nazione a vincere un’edizione raggiungendo Italia, Croazia, Serbia, Svizzera e Sudafrica a quota 1.

Juan Martin, con Djokovic e Murray, sale sicuramente sul podio annuale dopo l’argento olimpico e le oltre 1000 posizioni guadagnate nel 2016. Certo non è più un ragazzino ma il suo ritorno ai vertici non può che far bene al tennis mondiale.

Maradona, accusato di portar sfortuna dopo le precedenti sconfitte in finale alle quali aveva assistito, può esultare con la squadra e dare il via a festeggiamenti che dureranno per molto tempo, ne siamo sicuri.

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