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ATP Master 1000 di Parigi Bercy, ultimo grande appuntamento della stagione regolare antecedente alle Finals, che giunge oggi al suo epilogo, offrendoci la più inaspettata tra le finali, che ha visto contrapposti l’americano Jack Sock e la sorpresa del torneo Filip Krajinovic.


Straordinario il percorso del numero 2 serbo, protetto di Nole Djokovic, partito addirittura dalle qualificazioni e meritevole di aver scavalcato, nel corso del torneo, avversari ben più quotati come Sam Querrey e John Isner; più fortunato nel corso degli ottavi, superati a seguito del forfait di Rafael Nadal.
Riuscirà a completare la sua serie di vittime americane e coronare il sogno sportivo di una vita?

 

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Sock, grande promessa del tennis americano, il cui talento è stato spesso frenato dai guai fisici e da una tenuta mentale non esattamente irresistibile, è non solo a sua volta alla ricerca della prima vittoria in un Master 1000 (l’ultimo americano a riuscire nell’impresa fu Roddick), ma anche in lizza per entrare a far parte dell’élite dei primi 10 giocatori al mondo, nonché in piena corsa per strappare un biglietto per la partecipazione al “banchetto dei maestri” che in quel di Londra porrà fine a questa lunga ed avvincente stagione.

 

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Due contendenti forse insipidi in termini di mero spettacolo, che danno un’interpretazione abbastanza simile del gioco; abili entrambi nelle variazioni di ritmo e rotazione, così come nelle discese a rete, sebbene ambedue prediligano prettamente la manovra da fondo campo.
Più contenitivo il serbo, imposta la propria azione senza maltrattare la palla, ma piuttosto ricercando l’errore dell’avversario; maggiormente brutale l’americano, che nel servizio e nel dritto ha delle possenti armi con cui incidere e decidere.


Primo set abbastanza equilibrato che si sviluppa inizialmente con una fase di studio in cui i 2 sfidanti non rischiano, mantenendo i propri turni di servizio; fino al sesto game dove l’americano si immette nella corsia di sorpasso, salvo poi farsi recuperare nel game immediatamente successivo.
Non appare in grande forma Sock; ci si aspettava che le condizioni ambientali favorissero la sua già più evidente cilindrata e soprattutto che il peso specifico della sua esperienza, che trova anche riscontro in termini di classifica, incidesse in maniera più netta.
Sono invece gli up and down citati in precedenza ad emergere e sorprende per personalità il serbo, che subito approfitta delle incertezze dell’avversario per piazzare, nel dodicesimo gioco, l’affondo decisivo che gli vale il primo set.

“Attenti all’orso ferito” scrive Brad Gilbert nel suo celebre libro “Winning Ugly”; ed è in effetti piuttosto “sporco” il modo in cui lo statunitense fa suo il secondo parziale.
Continua infatti a mostrare un atteggiamento molto passivo la testa di serie numero 16, pressoché rinunciatario, tuttavia, malgrado l’avversario fatichi non poco a centrare il campo, il venticinquenne serbo è parso mettercela tutta per farlo rientrare in partita.
Ed alla fine ci riesce, indugiando dal lato di campo favorevole all’americano, dal quale può esplodere il dritto in tutta la sua potenza.
Trema il braccio e crollano i nervi del serbo sotto il peso della possibile impresa sin dalle prime battute; addirittura 2 i break a favore di Sock nei primi 5 game, costituiscono il vantaggio necessario e sufficiente per riportare il match in parità. Inutile il colpo di coda di Krajinovic nel sesto gioco a dimezzare lo svantaggio; sebbene le immagini sembrino dire altro, la seconda partita è dell’americano per 6 giochi a 4.

Ci si aspetterebbe a questo punto il tracollo del serbo nel corso del terzo e decisivo set, e così sarà.
82% di punti vinti son la prima, 75% con la seconda, 32 il totale dei punti vinti a 19, questi sono solo alcuni dei dati statistici indice di un terzo parziale completamente dominato da Jack Sock.
Sconforto tangibile mostrato da Krajinovic che l’americano non manca di stressare, facendo valere la propria personalità, sottolineando quasi ogni punto con urla che suonano come dei knockout per il morale dell’avversario.
Sulle ali dell’entusiasmo crescono di qualità ed in numero anche le soluzioni strappa-applausi dello statunitense, che in più di un’occasione ci delizia con imprendibili e taglienti passanti di dritto, ai quali il serbo, ormai mentalmente già sotto la doccia, assiste impotente.

Dopo quasi 2 ore di gioco si conclude questa imprevedibile ed imprevista finale dell’ultimo Master 1000 stagionale, a favore di Jack Sock, il quale incide indelebile il suo nome nell’albo d’oro dei vincitori, che non vedeva un americano trionfare a Parigi dai tempi di André Agassi, a cavallo tra il vecchio ed il nuovo millennio.
5/7 6/4 6/1 il punteggio che permette all’americano non solo di arricchire la propria bacheca con il primo titolo 1000 in carriera, ma, come detto, anche di entrare tra i primi 10 giocatori al mondo e di strappare un biglietto di sola andata per gli ATP Finals; a Londra ci sarà anche lui.

 

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