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Roger Federer oggi campione inimitabile mentre ieri bambino e adolescente, ha attraversato come noi tutti le problematiche dovute alla crescita e alla formazione. Di seguito riporto il pensiero di Lynette Durand, la mamma sudafricana dello svizzero, ripresa da un’intervista esclusiva del Magazine: “The Tennis Sapce”. Interessante scoprire uno spaccato di una esperienza diretta di un grande campione, un contributo forse utile ai tanti genitori con figli tennisti e sportivi in generale.

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 “Credo che un bambino deve scegliere il tennis perché è affascinato, attratto dallo sport. Questo è un processo che può avvenire tramite i genitori, gli amici o la famiglia. La cosa importante rimane però che il bambino tragga divertimento dal gioco in sé, senza essere forzato. Se un bambino vuole giocare a tennis, allora significa che deve affrontare nel mondo giusto tanto gli allenamenti quanto le partite. Questo non è sempre facile in quanto le emozioni giocano un ruolo fondamentale ed influenzano atteggiamento e risultati. Se un bambino non si comporta bene durante un allenamento, non interverrei sul momento, ma ne discuterei in seguito con il suo coach. Un cattivo atteggiamento può essere la conseguenza di una mancanza di interesse, di una carenza da parte dell’allenatore stesso, o semplicemente il bambino può avere avuto una brutta giornata a scuola. Nel caso di Roger, quando durante gli incontri il suo atteggiamento era mediocre, gli dicevo che stava invitando il suo avversario a batterlo. L’evoluzione di un bambino può essere differente pure all’interno di uno stesso gruppo di età; questo per via dello sviluppo, della maturità ed altri fattori. Certi bambini sono inclini a progredire più rapidamente rispetto ad altri nella fase junior, per essere in seguito sorpassati da coloro che negli anni precedenti erano più deboli. Un genitore deve assistere agli allenamenti dei figli, accompagnarli nei tornei, motivarli e confortarli quando è necessario e, cosa importante per tutti, assicurarsi che il bambino si diverta giocando, senza mai metterlo sotto pressione. Roger ha iniziato all’età di tre anni perché mio marito ed io passavamo il fine settimana al Tennis Club. Roger ha semplicemente preso una racchetta in mano ed ha iniziato a divertirsi giocando contro il muro del circolo, mentre a casa palleggiava contro l’armadio. Trascorreva ore a giocare da solo. Più tardi ha iniziato a giocare con i suoi amici per la strada con il mini tennis. Senza l’appoggio e la guida di un genitore è difficile che un bambino ottenga risultati tra gli Junior. L’errore più grande che un genitore può compiere con il proprio figlio tennista è quello di forzarlo e di  intervenire troppo spesso.”

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Parole semplici ed efficaci per chi ha interesse a capire e imparare come supportare i propri figli nello sport. Una cosa però ritengo sia importante rimarcare all’attenzione dei genitori sotto il profilo formativo: il bambino Roger Federer trascorreva ore e ore a giocare a tennis da solo usando ogni tipo di spazio e di momento disponibile. Probabilmente lo stesso processo autonomo impiegato dallo svizzero ha creato le fenomenali sensibilità dei Leonardo, dei Michelangelo dei Raffaello così come dei Maradona, dei Jordan. Così mi chiedo:
Chissà quali tecnici hanno suggerito lo sviluppo della tecnica a Roger Federer?

Chissà quali biomeccanici lo hanno supportato quando giocava contro il muro?

 

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