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Le porte Olimpiche sono finalmente aperte. Quelle moderne, sorte dalle ceneri dell’antica Grecia, sono un evento che vide luce quando Wimbledon era già una realtà affermata nel mondo ben oltre i confini del gioco del tennis.

La relazione tra Giochi Olimpici e tennis è stata spesso sofferta e controversa. Le partecipazioni ai Giochi da parte delle racchette leggendarie sono state storicamente poco frequenti. Le ragioni di questo fatto sono radicate nelle vicissitudini che nel tempo hanno segnato ferite profonde nel gioco sportivo individuale più amato del mondo.

Le Olimpiadi moderne ebbero inizio grazie a un’idea del barone Pierre de Coubertin che alla fine del XIX secolo riuscì a organizzare dei Giochi simili a quelli dell’antica Grecia. Il barone presentò un progetto nel 1894 durante un congresso a Parigi presso l’università della Sorbona. In quel momento venne deciso che la prima Olimpiade si sarebbe svolta nel 1896 nell’antica culla olimpica greca. Dunque, fu fondato il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) per organizzare l’evento sotto la presidenza dell’ellenico Vikèlas. Il 6 aprile 1896 allo stadio Panathinaiko di Atene Re Giorgio I dichiarò aperte le prime Olimpiadi.

Le nazioni in gara erano quattordici: Australia, Austria, Bulgaria,Cile, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Italia, Stati Uniti, Svezia, Svizzera e Ungheria. In totale gli agonisti presenti all’evento erano 241 e tutti di sesso maschile, in ottemperanza dell’antica tradizione ellenica e della consuetudine vittoriana dell’epoca. All’interno di ciascuna delegazione la differenza di partecipanti era però enorme. I greci contavano nelle proprie file 169 atleti contro un solo presente nelle compagini di Australia, Bulgaria, Cile, Italia e Svezia.

Le discipline sportive ai nastri di partenza erano nove. Queste risultavano essere l’atletica, il ciclismo, la ginnastica, la lotta, il nuoto, la scherma, il sollevamento pesi, il tiro a segno e il tennis. Quest’ultimo è stato quindi il primo gioco sportivo Olimpico. Il primo oro tennistico fu vinto dal britannico Boland. Questi non faceva parte dei campioni dell’epoca, per intenderci i Baddeley e i Doherty. Di fatto Boland si recò ad Atene come semplice spettatore e fu inserito, a sua insaputa, nelle gare. Vinse, e diventò il primo campione Olimpico di tennis.

Gli altri giochi sportivi come il calcio, il cricket, il golf, il polo, il rugby, fecero il loro esordio solo alle successive Olimpiadi del 1900 a Parigi. Durante questa edizione il tennis ebbe ancora un ruolo d’avanguardia perché impose la presenza di atlete donne, per la prima volta nella storia dello sport mondiale. Infatti, furono ammesse alle gare tutte le specialità tennistiche, dal singolare maschile a quello femminile, dal doppio maschile al femminile e infine anche il doppio misto. A Parigi inoltre parteciparono i veri campioni. Campioni che avevano vinto più volte il torneo di Wimbledon che al tempo era già arrivato alla sua ventiquattresima edizione. Pertanto gli ori nei rispettivi tornei di singolare furono vinti da tennisti britannici.
Tra gli uomini vinse Lawrence Doherty, tra le donne Charlotte Cooper.

Dopo la II Olimpiade parigina fu la volta di un’edizione poco fortunata, particolarmente avara di partecipanti, come quella americana di St. Louis del 1904. Successivamente i Giochi trovarono nuovo splendore nella IV edizione di Londra del 1908. Qui fu introdotta e riscoperta un’antica pratica sportiva: la pallacorda (jeu de paume), autentico precursore del gioco del tennis. Nella pallacorda che fu disputata al Queen’s Club solo in ambito maschile, vinse l’americano Jay Gould II che si aggiudicò la finale in tre set col punteggio di 6-5 6-4 6-4. Nel tennis, nel contempo, vinse il britannico Arthur Gore già campione di Wimbledon. Gore è un personaggio che ancora detiene il record di partecipazioni (36) ai Championship. In ultimo, ad onor di cronaca, va ricordato che altre stelle del momento come l’australiano Norman Brookes e l’americano Maurice McLoughin, non parteciparono ai Giochi. Infine, in campo femminile vinse la campionessa inglese Dorothea Chambers.

Quattro anni più tardi la V Olimpiade si svolse nel 1912 a Stoccolma e il grande favorito, il neozelandese Anthony Wilding, mancò un successo che pareva scontato. Pertanto tra gli uomini ne approfittò il francese Gobert, mentre tra le donne vinse la sua connazionale Broquedis. Da segnalare come quest’ultima sia stata una delle poche tenniste a poter vantare una vittoria contro Suzanne Lenglen, anche se quell’anno era di fatto ancora una quindicenne. Le successive Olimpiadi di Berlino furono invece sospese a causa dello scoppio della prima guerra mondiale.

Al termine del conflitto bellico le Olimpiadi ripresero il cammino ad Anversa per la settima edizione. In Belgio esplose la stella folgorante, quanto annunciata, di Suzanne Lenglen soprannominata la “Divina”; probabilmente la più grande personalità femminile che abbia mai calcato un campo da tennis. La Lenglen accentrò l’attenzione generale e da quel momento l’intero mondo dello sport femminile cambiò volto. In campo maschile invece mancavano i pezzi da novanta, in particolare i forti americani. Quindi il sudafricano Raymond colse l’opportunità per vincere il primo e unico oro Olimpico, nel singolare maschile, nella storia del continente africano.

 

Di seguito, l’ottava Olimpiade fu organizzata ancora una volta a Parigi a causa dell’influenza del barone de Coubertin, allora presidente del CIO. Nel tennis però erano assenti le due più grandi stelle internazionali, i primi veri autentici divi dello sport mondiale: l’americano Bill Tilden e per l’appunto la francese Suzanne Lenglen. Tra gli uomini vinse Vincent Richards, un giovane americano nonché compagno di doppio di Tilden. Richards giocò un torneo magistrale battendo giocatori del calibro dello spagnolo Alonso, dell’italiano De Morpurgo che conquistò il bronzo, e dei giovani francesi Lacoste e Cochet. Tra le donne trionfò la sbarazzina americana Helen Wills che di li a poco si rivelò l’unica giocatrice in grado di ereditare lo scettro della “Divina”.

Tre anni dopo la fine degli VIII Giochi di Parigi, due ori Olimpici come Vincent Richards e Suzanne Lenglen abbandonarono il tennis dilettantistico per passare a quello professionistico, un ‘avventura costituita da esibizioni lautamente retribuite. Il fatto fece esplodere un enorme scandalo. Nello specifico, le federazioni che dirigevano tutti gli altri sport sotto l’egida del CIO, mantenevano i loro atleti nello status di dilettanti. Gli stessi non venivano pagati per le loro prestazioni, ma semplicemente rimborsati con sussidi che a mala pena coprivano le spese delle attività sostenute. Inoltre, il sistema sportivo internazionale, era alle prese con l’organizzazione delle IX Olimpiadi di Amsterdam che erano alle porte. In aggiunta, come a soffiare sul fuoco, in quegli anni lo sportivo più famoso del mondo era proprio un tennista, l’americano William Tatem Tilden meglio conosciuto come Big Bill.

Questo fuoriclasse era costantemente in contrasto con l’intero sistema perché riteneva che i tennisti dovessero essere pagati, essendo il cuore pulsante dello spettacolo. Le idee di Tilden furono il motivo principale che gli impedirono di partecipare ai Giochi Olimpici. Pensieri che, dal punto di vista del CIO e delle federazioni sportive, complicavano una situazione preoccupante. Il loro terrore si fondava sulla paura che gli atleti delle varie discipline seguissero l’esempio dei tennisti e sfuggissero al controllo. Allora il CIO diede un segnale forte al mondo dello sport, estromettendo il tennis in forma definitiva dalle Olimpiadi. Così il tennis fu cacciato senza batter ciglio dall’Olimpiade olandese del 1928.

Successivamente, le pressioni sui tennisti aumentarono e Bill Tilden dovette abbandonare il tennis dilettantistico per passare al professionismo. Fondò così la prima “Troupe Tennis Pro” nel 1931. Da quel momento in poi tutti i più grandi campioni della racchetta seguirono il suo esempio. Quindi l’americano Bobby Riggs e il compatriota Jack Kramer colsero l’eredità tildeniana, dentro e fuori dal campo, fino ad arrivare allo storico appuntamento del tennis open del 22 aprile 1968 che celebrò la fine del tennis dilettantistico aprendo finalmente al professionismo.

Proprio nel 1968, alle Olimpiadi di Città del Messico, il tennis fu riammesso dal CIO per una breve apparizione dimostrativa. Erano passati quarantaquattro anni dalle VIII Olimpiadi di Parigi. Pertanto campioni come Perry, Budge, Sedgman, Gonzales, Hoad, Rosewall e Laver non ebbero mai l’opportunità di partecipare. Tuttavia, in Messico ebbero la possibilità di esibirsi solo quei tennisti rimasti dilettanti. Questo fu l’estremo tentativo del sistema di contrapporsi al cambiamento in atto, per cercare di rilanciare il tennis dilettantistico a spese di quello professionistico.

La macchinazione risultò infine perdente, ma la circostanza che rese il tennis professionistico fu mal digerita e quindi fu nuovamente estromesso dalle Olimpiadi. In seguito, venne riammesso ai XXIII Giochi di Los Angeles nel 1984, rientrando ancora una volta dalla porta di servizio come disciplina dimostrativa.
Nel contempo altri campioni come Newcombe, Connors, Borg, McEnroe e Lendl in ambito maschile, Connoly, Bueno, Court, King, Evert e Navratilova nel femminile, persero il treno Olimpico.

Alle successive XXIV Olimpiadi di Seul, il lungo esilio finalmente terminò e il tennis venne riammesso a tutti gli effetti. Tuttavia da Seul 1988 fino a Londra 2012 i grandi tennisti frequentarono i Giochi in modo tutt’altro che massiccio. Nello specifico emerge però qualche eccezione. In particolare il riferimento è volto alle signore del tennis che invece hanno regalato campionesse Olimpiche spesso all’altezza della tradizione. Campionesse come Steffy Graf che nel 1988 oltre alle Olimpiadi vinse anche il Grande Slam, la Capriati, la Davenport, la Henin, Venus e Serena Williams.

Come già accennato, tutt’altra questione ha riguardato gli uomini. Una circostanza che ha stentato parecchio a decollare anche nelle ultime decadi. La partecipazione completa delle grandi racchette è stata latitante a Seul 1988, ad Atlanta 1996 ed a Sidney 2000. Delle buone edizioni invece sono state quella di Barcellona 1992 e quella di Atene 2004. Malgrado ciò la condizione si è stabilizzata solo nelle ultime due Olimpiadi, Pechino 2008 e Londra 2012. Infatti in Cina vinse lo spagnolo Rafael Nadal e in Gran Bretagna lo scozzese Andy Murray.

In conclusione a questa estenuante cavalcata, va ricordato agli amici appassionati che Novak Djokovic e Roger Federer sono ancora a digiuno di allori Olimpici nel singolare. Pertanto, in questi Giochi di Rio 2016, si prospetta lo scontro tra titani che il tempo ha alfine riservato a questa lunga magnifica storia.

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