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Siamo alla vigilia del secondo Slam dell’anno e i primi mesi di questo 2016 hanno già fornito alcune indicazioni su quali giocatori a livello maschile possono puntare ai vertici della classifica ATP, quali hanno l’ambizione di essere le sorprese e chi invece è incamminato sul Sunset Boulevard.

I nomi li conosciamo tutti: da Djokovic, Nadal, Murray e Federer passando per Zverev, Thiem e Kyrgios arrivando fino a Karlovic, Baghdatis e Robredo.
Ma se parliamo di nazioni, di scuole e tradizioni, quali sono quelle che si stanno confermando? E le emergenti? Al contrario, quali scuole hanno perso la loro abilità nel produrre giocatori di livello? 

Per provare a verificare in modo sistematico questo andamento abbiamo svolto una ricerca che riguarda il terzo millennio. Sono stati selezionati per ogni nazione o area geografica presa in esame i primi 15 giocatori della classifica ATP e la loro relativa età. A questo punto è stata ripetuta la ricerca prendendo in esame i tre lustri precedenti: 2011, 2006 e 2001. La classifica viene rilevata per ogni annata al 31 Marzo.

Per selezionare le nazioni o le aree geografiche sono stati rispettati alcuni principi. Innanzitutto le 4 nazioni ospitanti uno Slam (che possono essere tranquillamente indicate come le principali artefici della nascita e dello sviluppo di questo Sport). Successivamente sono state inserite nazioni che nel passato hanno vinto titoli Slam sia a livello maschile che femminile e che attualmente hanno almeno un paio di top 100 ed un numero sufficiente di tennisti in classifica ATP.

Parlando di scuola e di tradizioni alcune nazioni sono state unite fra loro: sono stati raggruppati in un’unica categoria tutti i paesi dell'ex Jugoslavia (Croazia, Slovenia, Serbia, Montenegro, Macedonia, Bosnia-Herzegovina), tutti i paesi dell'ex Unione Sovietica (Russia, Georgia, Azerbaijan, Estonia, Kazakistan, Tajikistan, Kirghizistan, Armenia, Bielorussia, Moldavia, Ucraina, Lettonia, Lituania, Uzbekistan, Turkmenistan), tutti i paesi dell'ex Cecoslovacchia (Rep. Ceca e Slovacchia) e i paesi dell’estremo est asiatico (Giappone, Cina, Taipei, Korea). Rispettando queste indicazioni sono rimaste escluse alcune nazioni che in passato sono state dominanti ma soltanto in uno solo dei due sessi, ed alcune che attualmente non hanno giocatori tra le zone calde della classifica ATP.

Lo studio ha quindi riguardato le seguenti scuole: ITALIA, AUSTRALIA, GRAN BRETAGNA, USA, SPAGNA, FRANCIA, EX JUGOSLAVIA, EX URSS, EST ASIA, BELGIO, SVIZZERA, GERMANIA, ARGENTINA e BRASILE.

Le grandi escluse sono principalmente Svezia, Romania, Austria, Ecuador, Messico, tutta l’Africa, Cile, India e Canada.

La Svezia ha vinto la bellezza di 25 tornei del Grande Slam e 7 Coppe Davis, ma tutto a livello maschile e attualmente il solo Ymer non basta a giustificare un’analisi approfondita sulla nazione che ha dato i natali tra gli altri a Borg, Wilander e Edberg. Dopo i grandi campioni degli anni '70-'80-'90 il Paese scandinavo non ha più saputo ripetersi entrando in un declino difficile da arrestare.

Andamento simile con le dovute proporzioni per la Romania che pure ha vinto 2 Slam con Nastase, che è stato anche n°1 del mondo, ed uno anche in campo femminile con la meteora Ruzici a Parigi nel 1978. La classifica del 2016 però è impietosa, nessun top 100 e Copil leader di casa soltanto al numero 186. L’Austria ha numeri discreti, Thiem è sicuramente un giovane destinato ad entrare nei primi 5 ATP, ma la storia parla di un solo Slam con Muster e molti giocatori in classifica oltre il numero 500.

L’Ecuador per molti è una sorpresa; va però ricordato che ha vinto uno Slam con Gomez nel 1990 e che negli anni '50 dominava la scena dei professionisti con Pancho Segura. Quest’ultimo concluse il 1950 e il 1952 al numero 1 della classifica superando i vari Kramer e Pancho Gonzalez, dando vita in seguito ad una scuola negli USA molto attiva. Purtroppo per l’Ecuador gli anni 2000 sono avari di risultati e numeri e, pertanto, non rientra nei parametri di questo studio.

Anche il Messico vanta una tradizione importante e il Tennis risulta tuttora molto praticato (basti ricordare anche i tornei di Acapulco e Città del Messico), ma con poca qualità di vertice nonostante i miti di Osuna e Ramirez plurivincitori di titoli Slam in singolo e doppio. Restando in America Latina la prima donna a vincere uno Slam è stata la cilena Anita Lizama agli US Open 1937; il Cile è stato ed è tuttora molto attivo pur non avendo mai conquistato uno Slam a livello maschile nonostante giocatori come Rios (n°1 nel 1998) e Massu (oro olimpico ad Atene 2004 in singolo e doppio con Mano de Piedra Gonzalez). Attualmente non ha molti giocatori spendibili a livello ATP, eccezion fatta per il classe 1995 Nicolas Jarry, nipote di Jaime Fillol, del quale sentiremo parlare a lungo.

L’Africa, specialmente i paesi mediterranei e il Sudafrica, ha prodotto negli anni ottimi giocatori a livello individuale anche se negli ultimi 15 anni è un po’ sparita dai radar tennistici e difficilmente si riprenderà a breve. Altra tradizione importante, soprattutto a cavallo degli anni ’60 e ’70, è quella indiana. Il suo giocatore di punta Ramanathan Krishnan si è issato al n°4 mondiale portando la propria nazione in finale di Davis nel 1966. Attualmente è riconosciuta principalmente per i fortissimi doppisti in circuito sia a livello maschile che femminile. Un dato su tutti: Bupathi, Paes e Mirza hanno collezionato 36 titoli Slam in tre. Se non è un record poco ci manca. A livello di singolaristi resta poco o nulla da segnalare.

Opposta la motivazione che ha portato all’esclusione del Canada. A differenza delle nazioni appena citate la sua scuola è in forte sviluppo numerico e qualitativo: oltre a Raonic, non vanno dimenticati Pospisil, Peliwo e i giovanissimi Shapovalov (1999) e Aliassime (2000) già vittoriosi in match a livello challenger. La sua tradizione però è povera e nelle annate selezionate (2001-2006-2011) non c’erano abbastanza giocatori per poter includere la nazione nordamericana nel presente studio. In ogni caso uno dei paesi da tenere in considerazione nei prossimi 10 anni e oltre.

Prendiamo ora in esame i dati raccolti iniziando con il 2001.

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La prima riga rappresenta la media ATP dei primi 15 giocatori di ogni nazione, mentre la seconda l’età media dei giocatori. Per classifica numero 1 si intende la classifica ATP del top leader nazionale. Con cut off viene indicato il numero della classifica del quindicesimo giocatore. Nella quinta riga si può leggere quanti giocatori dei 15 sono inseriti nei primi 100 ATP, nell’ultima  invece quanti di questi 15 giocatori avevano 21 anni o meno al momento del rilevamento dati.

E’ importante capire che i dati riportati sono un’ istantanea del momento, sono il frutto del lavoro dei 10-15 anni precedenti e danno un’idea di che cosa ci si può aspettare negli anni a venire.

Nella classifica media dei giocatori per nazione possiamo notare come Francia, Spagna e USA hanno una media inferiore a 100, simbolo di una scuola in perfetta salute che nel decennio precedente ha lavorato molto bene a livello di formazione dei propri giocatori.

Molto alta la media del Brasile (nonostante Kuerten al n°1), dell’Est Asia, dell’Ex Jugoslavia (uscita da pochi anni dalla guerra civile che ha paralizzato ogni tipo di sviluppo civile e quindi sportivo), della Gran Bretagna, del Belgio, che però andava fortissimo in campo femminile con Henin e Clijsters, e della Svizzera, che vedeva "King" Roger Federer affacciarsi sul palcoscenico mondiale. Significativo come la Gran Bretagna, la nazione “inventrice” del tennis, non abbia un prodotto di qualità da proporre a livello mondiale.

Le altre nazioni, Italia compresa, si stabilizzano con una classifica media tra 100 e 200: non si parla di superpotenze, ma sicuramente di scuole guida di quel momento. L’Italia, però, ha l’età media più alta di tutte le nazioni in esame preannunciando un periodo non troppo florido e indicando un’attività di formazione che non ha saputo fornire un ricambio generazionale sufficiente per mantenersi ai vertici.

Al nostro contrario, molto basse le età medie di ex Jugoslavia ed ex URSS, due paesi in forte crescita che hanno utilizzato lo sport come uno dei trampolini per la rinascita. Attendiamo negli anni a venire futuri campioni da queste nazioni (troppo facile sapendo già di Nole?!). Anche la Svizzera ha un’età media molto bassa (Federer 21 anni ad esempio) ma con classifiche molto alte e, quindi, non certo paragonabile alle due aree geografiche appena citate.

Tra le nazioni di vertice l’Italia è quella con la classifica del numero 1 più alta (Pozzi n°42) e con il minor numero di top 100 (3): altro indicatore di una scuola che produce buonissimi numeri, ma non di altissima qualità. Discorso opposto per l’Australia che, nonostante una media più alta (187,7 a 170,5), ha il numero 1 con classifica migliore (Hewitt al 7) e ben 6 giocatori tra i primi 100: numeri non altissimi ma di estrema qualità.

Parlando di giovani, significativi i 5 Under 21 dell’ex URSS considerando che tutti precedono la posizione 236 del loro cut off. Anche Belgio e Svizzera hanno rispettivamente 5 e 6 giovanissimi ma, come detto in precedenza, la classifica molto alta dei giocatori in questione fa diminuire sensibilmente il valore di questo dato.

In conclusione possiamo sintetizzare la prima tabella in questo modo: Francia, Spagna e Argentina a gonfie vele. Belgio, Svizzera, Australia e Brasile stabili nella mediocrità dei numeri seppur nell’eccellenza dei singoli. Ex Jugoslavia ed ex URSS in forte ascesa quantitativamente e qualitativamente. USA, Repubblica Ceca più Slovacchia e Gran Bretagna, con le dovute proporzioni, appaiono stabili sebbene molto lontane dagli antichi fasti.

Italia e Germania con criticità legate al ricambio generazionale da verificare nei prossimi 15 anni; i tedeschi, in particolare, non portano nessun giocatore con meno di 21 anni tra i propri top 15. Est Asia molto lontana dal resto del mondo, ma con uno sviluppo economico in forte ascesa che potrebbe favorirne un ingresso prepotente nel tour mondiale. Nel prossimo articolo scopriremo come si è evoluto il tennis moderno fino ai giorni nostri. 

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