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Con le odierne finali dei tabelloni di singolare maschile e femminile e dei doppi femminile e misto si è concluso il programma Olimpico di tennis. Ricordiamo che già nella giornata di venerdì si era vissuto il prologo delle medaglie con la finale del doppio maschile. Senza voler entrare nel dettaglio tecnico/tattico dei singoli match proviamo ad analizzare quanto successo a Rio de Janeiro sviluppando alcuni temi degni di nota emersi in questi giorni di tennis olimpico.


SPIRITO OLIMPICO

Il nostro sport (come spiegato in “Tennis e Olimpiadi: storia di un amore amaro”) si è reinserito nel contesto a 5 cerchi soltanto da Seoul ’88 dopo un digiuno lungo decenni per via dell’affaire professionismo. Dopo alcune edizioni sofferte, a partire da Pechino 2008 in particolare, i 5 tornei di tennis olimpici hanno preso continuo vigore, in virtù soprattutto di un interesse sempre più insistente nei confronti dell’alloro olimpico dei giocatori più forti . Federer, Nadal, Serena Williams, Sharapova, Murray, Djokovic non hanno mai nascosto di puntare molto sull’appuntamento mondiale sportivo per eccellenza, e i loro risultati ne sono una concreta dimostrazione (ricordiamo che non ci sono punti ATP e prize money, solo la gloria della vittoria). Non solo; tutti gli atleti sopracitati (eccezion fatta per Serena) hanno anche avuto l’onore e l’onere di rappresentare il proprio paese in qualità di portabandiera durante le varie cerimonie d’apertura. Oltre a loro anche Wawrinka, Sabatini, Paes, Tecau, Baghdatis, Radwanska e molti altri hanno avuto negli anni questo privilegio, a testimonianza di un legame molto più solido e profondo di quanto spesso si sia portati a pensare. Questo affascinante connubio tra il primo gioco sportivo inserito nel programma olimpico moderno e le Olimpiadi stesse, sembra però essere più forte tra i tennisti, tra i tifosi come dimostra la barra argentina sempre presente e sempre molto rumorosa, piuttosto che tra il gioco stesso e i 5 cerchi. Una programmazione opinabile ha prodotto una finale (doppio maschile) due giorni prima delle altre finali, ha spesso concentrato le fatiche di un giocatore in solo giorno, e, caso ormai unico, la finale maschile si è giocata al meglio dei 5 Set contrariamente al resto del torneo giocato 2 su 3. Tornei dello Slam e Master 1000 hanno ancora molto da insegnare al torneo olimpico da questo punto di vista. Anche la copertura televisiva (almeno per quanto riguarda l’Italia), ha dato questa sensazione di uno Sport ancora non completamente accettato come uno dei giochi leader nel panorama sportivo mondiale. Solo la finale di singolare maschile è stata trasmessa in diretta per intero mentre dei doppi ad esempio non ve n’è stata traccia. Alla finale di doppio maschile è stato preferito un match di badminton dei 1/32 di finale tra una portoghese ed una americana; si poteva fare meglio. Certo c’era lo streaming (che peraltro ormai c’è anche per tornei futures...) ma la tv nazionale avrebbe a nostro avviso dovuto coprire meglio l’evento in senso assoluto e quindi anche relativo al tennis (anche i match italiani molto spesso trasmessi parzialmente solo in replica). Anche le composizioni dei vari tabelloni lasciano spazio a dubbi come il doppio misto deciso soltanto a metà settimana. I giocatori la loro parte la stano facendo, adesso tutto il movimento deve spingere al fine di farsi accettare come una delle specialità regine dei giochi.

LE MEDAGLIE

Rio de Janeiro ha distribuito 15 medaglie complessive e i 5 ori hanno ampliato il medagliere di 5 nazioni diverse: Gran Bretagna, PortoRico, Spagna, Russia e USA. Entriamo nello specifico delle 5 specialità. Il torneo maschile è stato senza dubbio il più equilibrato ed avvincente nonostante la clamorosa eliminazione di Djokovic al primo turno. Le due semifinali, tenendo presente l’assenza di Federer ed appunto la sconfitta del numero 1 al mondo, sono state le migliori che il panorama tennistico mondiale possa mettere sul piatto in questo momento: Murray (2) – Nishikori (4) e Nadal (3) – Del Potro, il giustiziere di Djokovic e quindi legittimo erede del suo posto vacante. L’oro è andato allo scozzese e portabandiera britannico Andy Murray al termine di una finale emozionante ed avvincente durata oltre 4h. Al di la della rete Juan Martin DelPotro, l’argentino già bronzo a Londra e rientrato soltanto quest’anno alle competizioni dopo due anni zeppi di infortuni ed operazioni chirurgiche. DelPotro, hombre Olimpico se ce n’è uno, quando indossa la casacca albiceleste riesce ad ottenere il 101% da se stesso e in questi giorni ha mostrato un gioco (ed un dritto in particolare) molto vicino al livello espresso nel 2009 che gli ha permesso di conquistare gli US Open. La vittoria con Djokovic (che bissa quella di Londra 2012 nella finale per il bronzo) e quella in semifinale con Nadal sono state fantastiche, commoventi, orgogliosamente argentine. Proprio Nadal, sconfitto 76 al terzo, ha forse pagato nella finalina tutte le fatiche della settimana crollando nel terzo e decisivo Set al cospetto del giapponese Nishikori che regala la prima medaglia di bronzo al suo paese nel tennis dopo i due argenti targati Kumagae ad Anversa 1920. Kei nel 2016 è sempre arrivato in fondo alle competizioni più importanti certificando la sua legittimità a stare nei primi 5 al mondo. Il torneo femminile ha prodotto una delle maggiori sorprese di tutti i giochi olimpici. Sul gradino più alto del podio è infatti salita la portoricana Monica Puig, unseeded e numero 34 all’ultimo rilevamento WTA. Il suo è stato un torneo pressoché perfetto, nel quale fino alla semifinale ha concesso soltanto briciole alle sue avversarie. Una delle quali, Garbine Muguruza, numero 3 al mondo e vincitrice del Roland Garros era sicuramente una delle principali candidate alla vittoria finale. In semifinale la Puig ha avuto meglio di una rinata Kvitova, poi medaglia di bronzo, in tre Set, e sempre in tre Set ha sconfitto nel match decisivo la tedesca Kerber, testa di serie numero 2, vincitrice Australian Open e finalista a Wimbledon. Questa medaglia d’argento sigilla il suo status di vera antagonista di Serena Williams, malamente sconfitta dalla Svitolina nel terzo turno. Tornando alla Puig va ricordato che la sua medaglia è l’unico oro olimpico nella storia di PortoRico e la prima medaglia assoluta a livello femminile. La Puig ha sicuramente sorpreso tutti sbaragliando la concorrenza a suon di dritti vincenti e smorzate perfette, lasciando intravedere a pieno quel potenziale che l’aveva portata a raggiungere due finali Slam a livello Junior. Passando al capitolo doppi, in campo maschile l’oro è andato alla Spagna con Nadal/Marc Lopez, una coppia certamente non inedita già capace di ottimi risultati sia a livello ATP che di Davis. Lopez tra l’altro ha già al suo attivo un titolo Slam al recente Roland Garros in coppia con Feliciano Lopez. Nadal voleva fortemente un ulteriore alloro Olimpico anche se ad inizio Giochi sembrava più facile poter arrivare a medaglia nel misto in coppia con Muguruza. L’assenza dei Bryan ha spianato la strada a molte coppie, compresa quella spagnola, perché quasi nessuna gioca con regolarità durante l’anno. Medaglia d’argento alla Romania con Mergea/Tecau, testa di serie numero 5 soprattutto grazie ai risultati di Tecau, vincitore di due titoli Slam, uno con Rojer ed uno con Mattek nel misto. Medaglia di bronzo agli USA con una coppia inedita, Sock/Johnson che hanno battuto nella finale di consolazione i vicini di casa canadesi Nestor/Pospisil. Curioso come due di questi 4 giocatori, ovvero Pospisil e Sock avessero in coppia vinto un titolo Slam. Nel doppio femminile oro alla Russia con la collaudata coppia Makarova/Vesnina già vincitrici assieme di due titoli Slam ed accreditate della testa di serie numero 7, che interrompono il dominio delle Williams(3 ori nelle ultime 4 edizioni dei Giochi). Argento per la Svizzera con Hingis/Bacsinzky e quindi prima soddisfazione a 5 cerchi per Martina alla sua prima medaglia. La coppia testa di serie numero 5 porta la Svizzera sul podio nel tennis per la terza Olimpiade consecutiva dopo Pechino (oro Federer/Wawrinka) e Londra (argento Federer) senza dimenticare l’oro di Rosset nel 1992 a Barcellona. Medaglia di bronzo un po’ a sorpresa per Safarova/Strykova della Rep. Ceca, giustiziere al primo turno delle sorellone americane e nei quarti di finale delle nostre Errani/Vinci. Nel doppio misto, che vedeva al via soltanto 15 coppie dopo la rinuncia di Nadal/Muguruza, oro e argento agli Stati Uniti. Sul gradino più alto del podio sono saliti Sock e Mattek-Sands che si afferma come autentica campionessa di specialità dopo i due Slam vinti con Tecau e Mike Bryan. Medaglia d’argento a Venus Williams e Ram che avevano ad inizio match i favori del pronostico e che nei quarti avevano estromesso da sogni di medaglia la coppia italiana Vinci/Fognini. Per Venus si tratta della quinta medaglia olimpica, la prima non d’oro e le permette di essere l’unica tra maschi e femmine ad aver vinto una medaglia in singolare, doppio e doppio misto. Medaglia di bronzo per Stepanek-Hradecka in una finale tra specialisti contro Mirza/Bopanna.



DELUSIONI

Come in ogni competizione sportiva, accanto a chi festeggia c’è qualcuno che si rammarica deluso, per ogni lacrima di gioia c’è una lacrima di tristezza. Due le categorie che ci sentiamo di mettere tra le delusioni di questi giochi olimpici: i numeri 1 e la Francia. Le cinque teste di serie numero 1 dei tabelloni brasiliani, Djokovic, Williams S., Herbert/Mahut, Williams/Williams e Mahut/Garcia hanno vinto due sole partite, entrambe con Serena. A parte la tennista americana, gli altri numeri 1 non hanno vinto neppure un solo Set dimostrando che, quando si gioca per il proprio paese oltre che per se stessi, a volte i risultati non sono quelli previsti. Djokovic, l’indiscusso Re del tennis degli ultimi anni, non è certo stato fortunato nel sorteggio del tabellone. Tra tutte le non teste di serie, DelPotro a dispetto della posizione in classifica ATP, era sicuramente l’avversario più insidioso e pericoloso da affrontare. L’argentino è sembrato l’atleta di qualche anno fa, il tennista (forse l’unico) in grado di impensierire il trono dei fab four. Il serbo, pur molto legato alle sue origini e alla sua patria, non riesce a trasformare in risultati questo forte senso di appartenenza e nelle tre Olimpiadi disputate ha collezionato soltanto una medaglia di bronzo a Pechino 2008. Non gli rimangono molte altre chance, Tokyo 2020 potrebbe essere l’ultima e le lacrime a fine match potrebbero essere la spinta decisiva per tentare l’attacco finale all’alloro olimpico.. Sperando questa volta di avere qualche tifoso in più dalla sua parte visto che a Rio tutto lo stadio si è schierato apertamente con DelPotro. Non una novità per Nole che non riesce ancora a farsi amare come alcuni suoi colleghi, ma vedere argentini e brasiliani quasi alleati nel tifo è sembrato troppo... Seconda sconfitta molto amara per il serbo in pochi mesi dopo l’eliminazione a Wimbledon da parte di Querrey. Chissà che qualche tarlo non inizi ad insinuarsi nella sua mente da uomo bionico.

Serena Williams, in campo femminile, sembrava poter avere solo una rivale, quella Angelique Kerber in grado, in questo 2016, di sconfiggerla all’ultimo atto australiano ed impensierirla a Wimbledon. La tedesca ha rispettato il pronostico, anche troppo, raggiungendo il secondo posto finale, mentre l’americana si è sorprendentemente arresa al terzo turno con una buona ma non irresistibile Svitolina. Probabilmente non ancora al 100% della sua forma fisica (crediamo che vorrà riscattare la sconfitta 2015 al Major di casa sua), Serena non riesce a confermare la vittoria londinese di 4 anni fa e viene sopravanzata dalla sorella Venus nel numero di medaglie olimpiche. Proprio il doppio delle due sorelle era sulla carta una medaglia certa per gli Stati Uniti, non solo per la loro forza a livello assoluto, ma anche per la tradizione nei grandi appuntamenti, Olimpiadi comprese. Non si vincono a caso 3 ori e 14 prove dello Slam assieme. Invece si sono fatte sorprendere al primo turno da Safarova/Strycova in due facili Set 6-3 6-4. Il doppio maschile rappresenta il perfetto collegamento tra le delusioni dei numeri 1 e del movimento tennistico francese. Infatti la coppia in vetta alle classifiche mondiali, Herbert/Mahut partiva da n°1 ed essendo una delle poche coppie stabili anche durante la stagione aveva sicuramente i galloni di coppia da battere. Niente di più sbagliato, visto che i campioni in carica di Wimbledon non hanno racimolato neppure uno Set nel match d’esordio contro i non irresistibili Cabal/Farah . Le speranze francesi si sono riversate allora sulla coppia numero 4 del seeding brasiliano Monfils/Tsonga con risultati addirittura peggiori: 1-6 4-6 dagli americani Ram-Baker. Monfils e Tsonga che potevano vantare velleità di medaglie anche in singolare, dove peraltro erano presenti altri due ottimi singolaristi come Simon e Paire, ma che non sono andati oltre un quarto di finale con Gael sconfitto da Nishikori. L’apice del disastro transalpino però lo si è raggiunto nel doppio misto; Coppie testa di serie numero 1 e 2 formate da Mahut/Garcia e Mladenovic/Herbert, 8 titoli Slam in totale all’attivo solo negli ultimi 4 anni. Entrambi i doppi invece sono stati estromessi già al primo turno dalla coppia padrona di casa Melo/Pereira e dai nostri Vinci/Fognini. Ci sarà da riflettere per i nostri cugini d’oltralpe, una potenza con l’attivo 21 medaglie tennistiche nelle Olimpiadi moderne, che rimangono a bocca asciutta nonostante aspettative molto elevate. Completiamo la poco raccomandabile categoria delle delusioni con Garbine Muguruza. La spagnola sembrava aver spiccato il volo definitivo dopo la vittoria del Roland Garros ed invece ha evidenziato un regresso preoccupante tra Wimbledon e Rio de Janeiro. Con la Puig di questa settimana si può perdere, ma non certamente 61 61. Per molti di loro, ma non per tutti, ci sono 4 anni di preparazione prima di Tokyo 2020, 4 anni per cambiare il corso della personale Storia sportiva.



AZZURRI

Gli italiani in gara a Rio sono stati complessivamente 7: Fognini (in 3 competizioni), Seppi (singolo e doppio con Fabio), Lorenzi, Fabbiano, Errani (singolo e doppio), Vinci (in 3 competizioni in coppia con Errani e Fognini) e Knapp. Fabbiano e Knapp hanno perso al primo turno, ma per loro già essere presenti e respirare l’aria olimpica può essere un successo ed un ricordo da portare con sè nel corso della vita. Sconfitta al primo turno anche per Roberta Vinci e da lei era lecito aspettarsi molto di più visto che ad eliminarla è stata la ceca Schmiedlova, non certo una top player. Lorenzi, Seppi ed Errani sono stati sconfitti al secondo turno da Bautista, Nadal e Kasatkina. Obiettivamente difficile pretendere di più in questo momento. Il migliore dei nostri, almeno per turno raggiunto, è stato Fognini eliminato negli ottavi dal futuro campione Murray. Non ci sarebbe nulla di male, anzi aver vinto un Set potrebbe far sembrare il bicchiere mezzo pieno, ma l’andamento della partita lo fa ahinoi essere mezzo vuoto. Il vantaggio di 3-0 nel terzo Set dopo una striscia di 8 games consecutivi avrebbe abbattuto chiunque; non lo scozzese che, approfittando poi del solito nervosismo di Fabio, ha inanellato un parziale di 6 giochi a 0 che l’hanno portato ai quarti. Le note più dolenti arrivano però dalla specialità dei doppi. Qua una medaglia non era certamente un miraggio soprattutto per come si sono dipanati i tre tabelloni. Purtroppo però come troppo spesso accade, siamo qui a parlare di occasioni sprecate, di se e di ma che ovviamente non regalano medaglie. Certo è che Nestor/Pospisil, pur essendo ottimi doppisti, non sono sembrati insuperabili così come nel misto Venus e Ram. Ancora più alla portata poteva essere il quarto di finale delle chichis opposte a Safarova/Strycova. L’anno e mezzo di separazione ha sicuramente pesato in un match che due anni fa non avrebbe avuto storia regalandoci una probabile medaglia. Ma la vita e lo Sport sono così come sono e non sempre come vorremmo che fossero; quindi dobbiamo accontentarci, riflettere, lavorare e provare a cambiare qualcosa se vogliamo ottenere dei risultati. E per una volta, guardare i cugini francesi non ci fa essere così tristi.



STELLE E STORIA

Concludiamo con due piccoli pensieri su due campioni: Murray e Nadal. Lo spagnolo, a detta di tutti, è stato l’atleta del villaggio olimpico più ricercato, fermato, fotografato, adorato dagli altri atleti presenti. Sembra che non potesse nemmeno mangiare in pace tante erano le richieste dei colleghi olimpionici. Questo fa capire la portata del campione, dell’uomo, e dello Sport che rappresenta. Anche per questo riteniamo che il tennis appartenga di diritto all’elite sportiva anche olimpica, perché i loro campioni sono esempi e punti di riferimento per tutti. Non sono solo i più forti nel loro Sport, ma sono paragonabili ai vari Bolt, Phelps, Ledecky, Farah, Biles e Uchimura. Personaggi e leggende sportive a 360° che escono dai confini della loro attività per entrare nella Storia dello Sport. Storia dello Sport nella quale entra a braccia alzate Andy Murray. Vince da scozzese, da portabandiera britannico, da campione in carica, da campione di Wimbledon. Unico tennista nella storia dei giochi a vincere due ori olimpici in singolare, come lui nessuno mai.

 

 

 

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