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Scuole tennis e allievi sono questioni che riguardano gli insegnanti di tennis. Come si diventa insegnanti di questo sport, quale sia il percorso formativo da intraprendere, chi siano gli enti che certificano le abilitazioni sono cosa ben nota nell’ambiente.

Le discussioni più frequenti riguardano soprattutto la questione che vede rivaleggiare gli ex giocatori con un passato agonistico di un certo livello (prima e seconda categoria) e quelli che non hanno trascorsi agonistici rilevanti (terza e quarta categoria). Essere stati buoni giocatori non significa essere buoni insegnanti è lo slogan più diffuso dalla maggioranza che viene ovviamente dalle categorie agonistiche inferiori. Chissà se questi ultimi hanno ragione. In fondo quanto dicono è un fatto che trova riscontro anche nell’ambito della ricerca.
Oggi più che mai questa polemica è alimenta dalla crisi che morde il paese e nello specifico dal fatto che esistano in diverse realtà più insegnanti che allievi. Negli ultimi anni gli insegnanti di tennis prodotti sono stati tantissimi. Spacchettati in diversi livelli superano ampiamente le diecimila unità, raggruppati sotto le sigle di vari enti. Ebbene cosa serve oggi in generale per ottenere il patentino di insegnante di tennis. Tre sono i prerequisiti fondamentali per fare il primo passo:
1- il diploma scolastico di terza media
2- avere una classifica di quarta categoria al quinto livello, 4.5
3- i soldi per pagare la formazione e la successiva iscrizione agli albi di categoria
Dopo questa articolata premessa, spero utile al lettore per farsi un’idea del caso, riporto di seguito alcune riflessioni che si calano nella polemica tra le opposte fazioni sopramenzionate.
La passione è come "l'amor che move il sole e l'altre stelle" termina il sommo poeta nella sua opera Divina. La Commedia per eccellenza. Una Commedia che ahimè nulla ha a che fare con la commedia dell'indecenza.

Insegnare è la cosa più difficile che esista, un postulato che emerge anche dalle sacre scritture.
Possibilmente non esiste un Maestro assoluto, un Maestro ideale e non solo nel tennis.
Amore, passione, empatia, ecc., sono elementi fondamentali nel processo circolare insegnamento/apprendimento.

Questo perché sostengono la sua struttura. Come lo scheletro sostiene il corpo.
Ma il corpo di questo processo, a sua volta, da cosa è costituito?
Riassumo con una parola: COMPETENZE.
Strumento indispensabile per capire quale metodologia applicare, quale didattica sviluppare a seconda della disciplina che si insegna in riferimento alle caratteristiche dei discenti.

Ebbene, nell'ipotesi di provare a produrre un campione è bene sapere che occorrono due ingredienti essenziali, il materiale umano ricco di eccezionali qualità e un ambiente che ne favorisca lo sviluppo.
E le competenze?
In questo caso specifico non sono affatto determinanti.
Perché?

Perchè il grande giocatore è spesso il risultato di un approccio empirico.
Un modo elegante per non dire che sono frutto di una metodologia passionale quanto occasionale. Altrimenti la Signora Connors, il Signor Graf, il Signor Agassi, il Signor Williams avrebbero formato altri campioni a parte i loro straordinari figli.
Per esempio quale carriera tennistica hanno fatto i fratelli di Andre Agassi tutti praticanti tennisti sottoposti alle grinfie del drago sputa palle?

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Mi chiedo poi quanti terza e seconda categoria siano transitati dalle accademie dei Bollettieri o dei Sanchez, ecc., senza tramutarsi in giocatori professionisti.
Forse quanti i soldati impiegati nello sbarco in Normandia nella seconda guerra mondiale?
Certamente dei selfie con i campioni questi poveretti li hanno avuti, pagati però in modo spropositato in ricordo di quelle esperienze ricche di vane speranze.

Adesso torniamo un momento con i piedi sulla terra, nelle scuole tennis di tutti i giorni non certo frequentate dai migliori talenti mondiali come invece avviene nelle accademie internazionali.
Ebbene nella realtà quotidiana le competenze sono fondamentali.
Pertanto queste competenze possono averle sviluppate degli ex giocatori che poco hanno studiato?
Oppure, le stesse possono essere state sviluppate dagli appassionati dilettanti senza uno straccio di laurea?
E più ancora, si possono acquisire per tutti come lo spirito santo in corsi o aggiornamenti che certificano competenze in modo autoreferenziale?

In questa commedia che nulla ha della "Divina" c'è da mettersi le mani nei capelli.
Credo sia necessaria una profonda autocritica da parte di tutti coloro che fanno parte, scrivente compreso, della categoria degli insegnanti che non c'è. Non c'è per il semplice motivo che è inesistente e in primis lo è sul piano professionale. Altrimenti gli addetti ai lavori potrebbero benissimo sopravvivere anche al di fuori del sistema e dei circoli gestiti dai dirigenti dilettanti.

D'altronde c'è ben poco da aspettarsi da un ambiente che interpreta la disciplina addirittura al contrario. Per esempio quando gioca Federer tutti parlano di colpi e del rovescio, come se il fuoriclasse svizzero non avesse mai avuto nelle mani assi, re e regine. Forse il fatto è che ha trovato il modo di come impiegarli al meglio rilanciando una carriera in tarda età.

Purtroppo capisco che assi, re e regine siano suggestivi, ma ciò che più conta sono le competenze sull'arte e la scienza del gioco.
Dato che il tennis è il gioco del bridge, non certo del rubamazzo.
Con i migliori auguri per la scelta del proprio insegnante di tennis
Luca Bottazzi

 

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