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"Un gruppo è un insieme di persone interdipendenti che perseguono un fine comune in seno al quale esistono delle regole auto stabilite, o stabilite da un ente terzo, alle quali i suoi membri devono fare costantemente riferimento”.

Partendo da questo presupposto sociologico facciamo due brevi considerazioni:

  1. Quando un individuo entra a far parte di un gruppo, anche sportivo, ne accetta le regole e le eventuali sanzioni dovute al non rispetto
  2. Le regole sono proprie di un gruppo, possono essere simili o anche uguali in gruppi diversi ma all’interno di un gruppo valgono solo le regole di quel determinato gruppo.

L’ITF, International Tennis Federation, è un gruppo e, come tale, ha un regolamento interno che deve essere accettato da chiunque ne faccia parte, ATP e WTA in particolare.

L’ITF quindi regola il gioco, le manifestazioni principali ed il comportamento che bisogna tenere all’interno delle attività da lei gestite.

Ovviamente si deve anche occupare di doping e per farlo l’ITF ha un Tennis Anti Doping Programme (TADP), un insieme di regole e codici assolutamente e completamente conformi con il codice mondiale anti-doping stabilito dalla WADA (world anti doping agency).

Questo significa che il programma contiene tutte le regole principali del codice. Il codice richiede anche a tutti gli aderenti di conformarsi agli standard della WADA, uno dei quali è la lista delle sostanze e delle pratiche proibite.

Quindi tutte le sostanze presenti nella lista sono anche proibite dal TADP. (fonte: sito www.ITFtennis.com).

La lista viene costantemente aggiornata e l’ultima edizione risale al 1 gennaio 2016, data nella quale è stato inserito tra i medicinali proibiti anche il Meldonium.

Fatta questa fondamentale premessa entriamo nello specifico del caso Sharapova, certamente per portata mediatica uno dei casi di doping più eclatanti nella storia dello sport moderno.

A farle compagnia forse la squalifica di Ben Johnson alle olimpiadi di Seoul 1988 poche ore dopo la vittoria della medaglia d’oro nella gara regina dei 100m. La straordinarietà del caso dei nostri giorni risiede anche in una connotazione più “comunicativa” della vicenda.

Mai era successo che un’atleta si esponesse in prima persona “autoaccusandosi” di un’irregolarità prima ancora che le fonti ufficiali confermassero l’irregolarità stessa.

Ricordiamo che la Sharapova così facendo ha anche evitato le controanalisi come previsto dal regolamento ma di fatto, per legge, la sola confessione non comporta nessuno sconto di pena.

Durante la conferenza stampa di Los Angeles ormai passata alla storia la Sharapova ha dichiarato:

dal 2006 faccio uso di Meldonium (Mildronate) sotto prescrizione del medico a causa di una carenza cronica di magnesio e di familiarità con il diabete. ... il 22 dicembre l’ITF ha mandato una mail con la lista aggiornata delle sostanze dopanti, tra cui era stato inserito il Meldonium ma io non lo sapevo .... è colpa mia e me ne assumo la responsabilità”.

La Sharapova a questo punto rischia una squalifica fino a 4 anni perché il suddetto farmaco fa parte della categoria S4 ovvero dei modulatori ormonali e metabolici.

Il Meldonium infatti, nato in Lettonia negli anni’70 per il trattamento di ischemie e problemi cardiaci, favorisce la circolazione nei tessuti portando più ossigeno aumentando quindi la resistenza degli atleti.

Già nel 1989 uno studio russo (Dudko-Sokolov) in pazienti affetti da stenocardia aveva evidenziato come una mono terapia con questo farmaco, oltre a produrre effetti anti-angina, aumentava la capacità dei pazienti di incrementare il lavoro fisico.

Più recentemente, uno studio tedesco effettuato dal “Center for preventive Doping research, German Sport University Cologne” nel 2015, si occupò di testare e validare le modalità di ricerca del Meldonium all’interno delle urine degli sportivi servendosi di 8320 controlli standard antidoping avvenuti in atleti d’elite di diverse discipline in periodi sia di preparazione che di competizione.

Vennero trovati 182 casi di positività (2,2%) senza distinzione significativa di genere (maschi 53%, femmine 47%) con un largo utilizzo in tutti gli sport prevalentemente di forza e di endurance.

La studio concluse sostenendo come il Meldonium avesse effetti positivi sulla performance aerobica degli atleti, accelerasse il recupero dopo la pratica, proteggesse contro l’insorgere dello stress e migliorasse l’attivazione del sistema nervoso centrale.

Il farmaco venne accostato alla TRIMETAZIDINA (conosciuta anche come Vasorel), farmaco molto diffuso anche in Italia e già inserito nella lista proibita della WADA nel 2014.

L’azione di questo farmaco si sviluppa a livello cardiaco migliorando l’utilizzo di glucosio miocardico attraverso l’inibizione del metabolismo degli acidi grassi. Inoltre, migliora la funzione del ventricolo sinistro in pazienti diabetici che soffrono di insufficienza cardiaca.

Molti atleti, specialmente di endurance, utilizzavano questo farmaco come stimolante poiché, proprio per la sua attività inibitoria del metabolismo degli acidi grassi, consentiva una maggior resistenza al lavoro fisico, esattamente come avviene con il Meldonium.

Per quanto riguarda il Meldonium e l’effettivo beneficio in pazienti affetti da diabete, uno studio russo del 2008 (Statsenko, Poletaeva,Turkina) concluse che il suo utilizzo, combinato con un trattamento antidiabetico a base di acido alfa-lipoico (ALA), produceva un effettivo miglioramento nei pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 (conosciuto come il diabete dell’età matura).

In realtà lo studio si avvalse di soli 35 pazienti perché fino a quel momento gli studi riguardavano esclusivamente cavie da laboratorio.

Un precedente studio del 2007 (Statsenko, Belenkova, Sporova) aveva già studiato l’effetto del Mildronate su pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2, ma che avevano subito un infarto cardiaco in precedenza (non certo la situazione della Sharapova).

Una rivista lettone del 2016 (pubblicata il 2 febbraio) conferma il valore benefico del Meldonium anche in soggetti diabetici, ma non porta ulteriori dati a suffragare il concetto, semplicemente riporta i dati degli studi precedenti.

Questi, ad oggi, sono i fatti.

Come un fatto è che in un’inchiesta di Hajo Seppelt nel 2014 per la televisione tedesca, uscì tracimante il problema Meldonium. Il 17% degli atleti russi (724 su 4316) furono trovati positivi al farmaco e divenne chiaro che non potevano tutti essere affetti da diabete o problemi cardiaci.

Anche ai recenti Giochi europei di Baku un’ampia proporzione di atleti ammise di assumere il suddetto farmaco, ma questa per ora è un’altra storia, o meglio è parte di una storia che non riguarda solo la Sharapova.

Ora non ci resta che attendere la sentenza della squalifica definitiva (la sospensione è iniziata come da regolamento il 12 marzo). Potrebbero succedere 3 cose:

  1. Pena da 2 a 4 anni. In questo caso la commissione giudicante, presieduta come ricordato inizialmente dall’ITF, non avrà valutato sufficienti le prove della Sharapova ritenendo che la tennista ha assunto il farmaco con lo scopo di doparsi;
  2. Pena da 3 a 6 mesi. La commissione giudicante avrà ritenuto che le prove portate dalla Sharapova (cartelle mediche degli anni precedenti e controlli antidoping 2006-16) testimonino che effettivamente ha un problema medico, ha sempre assunto il farmaco per quel problema medico e l’ha sempre comunicato al TADP.
    Ovviamente il solo utilizzo del Meldonium e la sua comunicazione al TADP non sarebbero sufficienti in quanto come detto in precedenza il farmaco va associato ad una cura a base di ALA. Ricordiamo che tutti i farmaci assunti, anche quelli legali, vanno comunicati quando si è sottoposti al controllo antidoping. Verrà quindi accusata solo di negligenza e “sbadataggine”.
    Non sarebbe certo una novità nella casistica mondiale: Il 17 maggio 2014 il nuotatore cinese Sun Yang (2 ori olimpici e 5 mondiali) viene trovato positivo alla trimetazidina durante i campionati nazionali del suo paese. 3 mesi di squalifica quando nonostante per tale sostanza la pena standard sarebbe di 4 anni.
    Perché? La Chinada (agenzia antidoping cinese, l’equivalente in questo caso del TADP) ritenne che le prove portate dal nuotatore a sua discolpa fossero sufficienti per uno sconto così ampio stabilendo che: “Sun Yang ha portato prove concrete di non voler barare. Assume questo farmaco dal 2008 per ragioni mediche, da quando ha iniziato ad avere palpitazioni cardiache”.
    Tutto molto, molto simile;
  3. Pena da 3 mesi a 1 anno. La Sharapova sarà stata ritenuta colpevole di dolo nel doping ma avrà collaborato con l’agenzia antidoping per “smascherare” un sistema generalizzato soprattutto nei paesi dell’Est Europa.

Non ci resta che attendere la sentenza definitiva e solo allora potremo trarre delle conclusioni sull’operato della Wada, dell’ITF, della Sharapova.

Per ora abbiamo cercato di elencare i fatti nel modo più esauriente e asettico possibile per dare la possibilità ad ogni lettore di formulare un proprio pensiero sull’argomento considerando un ultimo fatto: qualunque atleta di alto livello è alla costante ricerca di strumenti medici, farmaceutici che gli permettano di incrementare le proprie prestazioni.

Liberi di farlo, purchè rimangano all’interne di quelle regole che permettono ad un gruppo di rimanere tale, altrimenti altrettanto liberi di lasciare il gruppo, che per definizione, vale molto di più della somma degli individui che ne fanno parte.

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