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Archiviata la prima parte di stagione divisa tra cemento australiano, terra sud americana e, ancora, cemento statunitense, la carovana del tennis maschile approda sulle sponde della vecchia Europa, precisamente in Costa Azzurra. Sin dai suoi albori, il gioco del tennis vede nella Riviera francese un luogo ideale nel quale poter essere praticato; grazie alle favorevoli condizioni atmosferiche, infatti, era possibile giocare outdoor da marzo sino ad ottobre su campi rigorosamente in terra battuta.

Tra i molti tornei che qui hanno fatto la storia del nostro sport (Nizza, Cannes e Beaulieu solo per citare i più noti) l’unico evento a non aver subito le insidie del tempo è il torneo che si disputa presso il famigerato Monte-Carlo Country Club dal 10 al 17 aprile, il Monte-Carlo Rolex Masters. Quella del 2016 è un’edizione particolare per l’appuntamento monegasco che quest’anno compie 110 anni, rappresentando, dopo Wimbledon, il torneo più longevo all’interno del circuito mondiale; per sottolineare tale ricorrenza, infatti, il sorteggio del tabellone è stato effettuato nell’affascinante cornice del Museo Oceanografico del Principato di Monaco.

Il Monte-Carlo Rolex Master è il Master 1000 che inaugura la stagione sulla terra rossa europea e sarà seguito dall'Open di Madrid, dagli Internazionali di Roma, e, infine, dal campionato del mondo su terra battuta, ovvero gli Internazionali di Francia che prenderanno il via nella seconda metà di maggio; come anticipato, gli incontri del torneo del Principato si disputano presso Monte-Carlo Country Club (MCCC), una cornice da sogno che, in riva al mare, ospita 21 campi in terra battuta; a dispetto del nome, tuttavia, il circolo non si trova a Monte-Carlo e neppure all’interno del Principato di Monaco essendo situato, infatti, nell’adiacente comune di Roquebrune-Cap-Martin, nel dipartimento delle Alpi Marittime, in Francia: a tutti gli effetti, dunque, il torneo si disputa su suolo francese.

Nonostante ciò, l’edizione 2016 del Monte-Carlo Master sarà assolutamente “principesca”: per la prima volta dal 2009 Djokovic, Federer, Murray e Nadal saranno ai nastri di partenza del torneo. Certo, sorge spontanea una domanda: come è stato possibile che ciò non sia mai accaduto negli ultimi sette anni? Sicuramente gli infortuni e le vicissitudini familiari dei giocatori hanno avuto un ruolo importante, ma c’è dell’altro. Sebbene appartenga alla cerchia dei nove Master 1000, il Monte-Carlo Rolex Masters è, da questo punto di vista, sui generis; Monte-Carlo, infatti, dal 2009 è l’unico torneo Master 1000 a non essere un mandatory player commitment: ciò significa che i migliori 30 giocatori del ranking possono decidere se partecipare al torneo oppure no, senza rischiare di ricevere sanzioni dall’ ATP (cosa che non avviene negli altri Master 1000, a meno che venga fornito un referto medico che riconosca l’impossibilità del giocatore a partecipareall’evento).

Solitamente la scelta di non prendervi parte viene effettuata da giocatori provati dalle fatiche di inizio stagione oppure da giocatori che non hanno particolare dimestichezza con le superfici lente, terra rossa in particolare e che, quindi, optano per una programmazione diversa; anche nell’edizione 2016 le defezioni non dettate da cause mediche sono consistenti, addirittura dodici giocatori appartenenti ai primi cinquanta del mondo non giocheranno nel Principato: tra gli altri, citiamo Nishikori, Cilic, Kirgios, Isner, Sock, Dolgopolov, Baghdatis. A causa (o grazie, dipende dai punti di vista) di questa regola, dunque, il torneo di Monte-Carlo sarà frequentato quasi esclusivamente da giocatori che si trovano particolarmente a proprio agio sul mattone tritato e quindi, già dai primi turni potremo assistere a match molto equilibrati e dall’esito incerto.

Pur cambiando le superfici, i continenti e le condizioni atmosferiche l’uomo da battere è sempre e solo uno, il numero uno del mondo Novak Djokovic; anche sul litorale francese il serbo è il logico favorito della manifestazione sebbene la terra rossa sia, a sua detta, il terreno a lui meno congeniale. Nole, dopo la doppietta statunitense, ha iniziato subito ad allenarsi (nonostante abbia già disputato 29 match nel 2016! ) e a prendere confidenza con i campi del Country Club dove l’anno scorso ha conquistato il titolo contro Berdich, il secondo in carriera; il tabellone sembra favorevole al fenomeno di Belgrado che dovrebbe incontrare le prime insidie solamente in un possibile quarto di finale contro Ferrer o Goffin, prima di una potenziale semifinale, quanto mai affascinante contro il rientrante Federer.

Proprio sullo svizzero saranno puntati tutti gli occhi degli appassionati di tennis che attendono il ritorno alle gare dell’elvetico dopo il lungo stop causato prima dal menisco e poi dall’influenza contratta a Miami; come è noto la terra rossa non è la superficie sulla quale Federer ha ottenuto i migliori risultati in carriera (mai vittorioso né a Monte-Carlo né a Roma ed una sola volta al Roland Garros) e soprattutto negli ultimi anni, dopo la conquista degli Open di Francia, la sua presenza sul terreno rosso è parsa solamente come un obbligo morale nei confronti dei fan, degli sponsor e degli organizzatori dei tornei; nonostante ciò, anche per Federer il sorteggio è stato benevolo, con Bautista Agut negli ottavi e un intrigante, possibile sfida con Gasquet o Tsonga ai quarti.

Sempre rimanendo nella parte alta del tabellone possiamo individuare il primo turno probabilmente più interessante, soprattutto in prospettiva futura tra due ragazzi del 1997, Alexander Zverev e la wild card russa Andrey Rublev (le altre wild card sono state offerte a Cecchinato, a Verdasco e a Pouille).

Se la parte alta del tabellone non dovrebbe riservare particolari insidie per i giocatori più quotati, anche se saranno da tenere d’occhio le performance di un Goffin atteso al definitivo salto di qualità, sicuramente non possiamo dire la stessa cosa della parte bassa infarcita di ottimi giocatori e\o specialisti della terra battuta.

Il compito più gravoso, almeno sulla carta è quello di Rafa Nadal; il recordman del torneo, colui che ha riscritto ogni genere di primato su questo terreno è, infatti atteso da uno straordinario ottavo di finale con Thiem (è fresco il precedente che ha visto la vittoria dell’austriaco sulla terra di Buenos Aires) e da un potenziale quarto contro Simon o, più verosimilmente contro la testa di serie numero quattro Stan Wawrinka. La speranza è quella di trovare un Nadal finalmente in forma e non la controfigura del campione spagnolo a cui, purtroppo, ci stiamo abituando: la sensazione è che, anche sulla terra, l’epopea Nadaliana sia definitivamente tramontata.

Rafa, sottotono, Thiem, presente e futuro del tennis maschile, Wawrinka (reduce da una pessima campagna statunitense) si contenderanno un posto in semifinale dove, seguendo la progressione delle teste di serie dovrebbero trovare Andy Murray; il condizionale in questo caso, però, è assolutamente obbligatorio dal momento che lo scozzese oltre a non avere un buon feeling con la terra di Monte-Carlo (solo due semifinali in carriera e prima partecipazione dal 2013) sta attraversando un periodo di evidente appannamento tennistico dettato più che probabilmente dalla nascita del primogenito. Ecco che, allora, c’è speranza per tennisti meno quotati ma più avvezzi a questa superficie come Pella, Cervantes o Sousa di giungere ad un possibile quarto di finale contro Berdich.

Concludendo con le vicende di casa nostra, senza Seppi e Bolelli, entrambi costretti ai box, la spedizione italiana in terra monegasca non sembra essere partita sotto i migliori auspici; nel tabellone principale i colori azzurri saranno difesi dalla wild card Cecchinato (primo turno con Raonic bene ma non benissimo), da Lorenzi e da Fabio Fognini, al rientro dopo il lungo stop a causa di un problema addominale; proprio i due italiani si contenderanno il passaggio al secondo turno nella zona di tabellone presidiata da Djokovic.

Per Fognini, che ha dichiarato di avere buone sensazioni, il torneo di Monte-Carlo potrebbe essere un valido test per constatare le sue condizioni fisiche post infortunio e per preparare al meglio la parte di stagione, quella sul rosso, che meglio si adatta alle proprie caratteristiche; certo, sarà improbabile che ripercorra un cammino simile a quello che gli ha permesso di giocare la semifinale nel 2013, tuttavia è atteso quanto meno a prestazioni decorose in un torneo ricco di storia per l’Italia, dalla semi di Gaudenzi nel 1995 a quella di Panatta nel 1981, dalla finale di Barazzutti del 1977 alle tre vittorie pre Open di Pietrangeli, 1961, 1967, 1968 sino ai titoli del primo dopoguerra ottenuti da Giovanni Palmieri nel 1935 e da Giovanni Balbi nel 1922; per dirla con Cicerone: “O tempora, o mores”.

 

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