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Se in questi giorni siete a Parigi, magari per un weekend romantico tra le strade della Ville Lumière, sicuramente vi accorgerete della massa di persone che affolla la linea 10 della metropolitana, quella che va da Gare d’Austerliz a Boulogne - Pont de Saint-Cloud; cosa c’è di strano, direte voi, rispetto ad una normale linea metropolitana parigina frequentata da lavoratori pendolari o turisti?

Ebbene, la particolarità sta nel fatto che la maggior parte dei viaggiatori in direzione Boulogne, inaspettatamente scende alla fermata di Porte d’Auteuil, una stazione anonima che sbuca nei pressi del parco più famoso di Parigi, il Bois de Boulogne.

Seguendo questi “strani” individui noterete come essi non si dirigano verso l’Ippodromo e neppure verso la casa del Paris Saint Germain, il Parco dei Principi che si trova a due passi dal Bois; sempre più incuriositi muoverete verso Boulevard d’Auteuil per poi svoltare a destra in Avenue Gordon Bennet: a questo punto, sulla sinistra potrete intravedere dei campi da tennis in terra rossa mentre sullo sfondo si staglierà la struttura squadrata dello stadio Philippe Chatrier, il campo centrale del Roland Garros: ma come, tutta questa gente solo per osservare un circolo di tennis?

In realtà il Roland Garros non è “solamente” uno straordinario centro sportivo di tennis ma è anche, e soprattutto, la sede degli Internazionali di Francia, seconda prova del Grande Slam. Dal 22 maggio al 5 giugno tutti i migliori giocatori del pianeta, uomini e donne, si contenderanno il trofeo che decreterà il campione e la campionessa del mondo su terra battuta. Lo Slam parigino, infatti è l’appuntamento principale della primavera europea sul mattone tritato, evento che viene preceduto dai Master 1000 di Montecarlo, Madrid e Roma.

Escludendo il torneo di Madrid che si gioca in altura e quindi presenta condizioni ambientali piuttosto particolari, i campi di Parigi sono sempre stati più rapidi rispetto a quelli di Roma e Montecarlo (sebbene da qualche anno anche al Foro Italico si assiste ad una “velocizzazione” delle superfici); da ciò ne consegue una maggiore velocità di gioco, rimbalzi più alti con palle arrotate e più bassi con palle giocate in slice. La situazione delineata può essere ulteriormente accentuata qualora il clima rimanesse secco e avaro di piogge nel corso delle due settimane di torneo, mentre l’umidità e le precipitazioni contribuirebbero a rallentare i terreni di gioco, aumentandone l’attrito con la palla.

Se si parla di rimbalzi alti e top spin esasperato certamente il primo nome che fa capolino nei pensieri di ogni appassionato è quello di Rafael Nadal, lo spagnolo che quest’anno insegue la decima corona al Roland Garros. Si, avete letto bene, decima! Le statistiche ed i record del maiorchino sul rosso di Parigi sono letteralmente strabilianti, si pensi che su undici partecipazioni Nadal ha alzato la Coppa dei Moschettieri per nove volte.

 Quest’anno Rafa condividerà i gradi di favorito del torneo con il numero uno del mondo Novak Djokovic, alla ricerca del primo alloro al Roland Garros; se mai trionfasse a Parigi (Djokovic è nettamente il favorito per la vittoria finale da parte dei bookmakers) il serbo sarebbe così in corsa per ambire al Grande Slam, impresa che manca ad un tennista dall’annus mirabilis 1969, quando Rod Laver, di ritorno dal professionismo si aggiudicò tutte le quattro prove Slam.

 Malgrado ciò Nole l’indistruttibile è parso leggermente a corto di fiato nelle sue ultime prove e ciò si è palesato soprattutto in finale a Roma dove, reduce dalle maratone contro Nadal nei quarti e Nishikori in semifinale, è stato surclassato da Andy Murray; la settimana di pausa tra la finale di Roma e l’inizio del French Open sicuramente ha contribuito a ridare freschezza psicofisica a Djokovic che vuole scacciare i demoni dello scorso anno dove a sorpresa è stato sconfitto da Wawrinka, il quale troverà particolarmente difficoltoso bissare il trionfo.

Dietro Djokovic e Nadal, in seconda fila scalpitano Murray e Nishikori, entrambi reduci da un’ottima stagione sul rosso; il torneo di Roma in particolar modo ha dimostrato come entrambi i giocatori si stiano avvicinando al livello del serbo e dello spagnolo, perlomeno sulla terra battuta. Murray, infatti, ha preso coscienza delle sue potenzialità anche sul rosso mentre Nishikori ha tutte le carte in regola per disputare un eccellente torneo, sempre che regga lungo le due settimane i tre set su cinque.

A dir la verità, nei giorni precedenti il torneo l’argomento di discussione circa il Roland Garros non è stato tanto il calo fisico di Nole o la ricerca del decimo titolo di Nadal quanto il forfait di Roger Federer. Lo svizzero, infatti, per la prima volta dal 1999 non parteciperà ad una prova dello Slam: si conclude, così, la striscia di 65 Slam consecutivi, iniziata proprio quando debuttò al Roland Garros diciassette anni fa. Un fatto questo che cela non poche preoccupazioni, vista l'età dell'elvetico alle prese con un rientro alle gare più complicato del previsto. Non possiamo che augurare lunga vita a King Roger, sperando che torni al più presto a deliziarci col suo magico tennis.

Passando da un grande campione inevitabilmente sul viale del tramonto a giovani tennisti in rampa di lancio, potremmo fare riferimento allo Slam francese come ad una sorta di prova del nove per i giovani talenti del tennis mondiale: tra di essi annoveriamo sicuramente Thiem, Kirgios ed i teenager Zverev, Coric, Chung e Fritz.

Dominic Thiem, testa di serie numero 13 è sicuramente il giocatore “più pronto” sia mentalmente che fisicamente per competere con i top player mentre Kirgios e Zverev, ancora piuttosto acerbi sul rosso sono forse, maggiormente futuribili rispetto all’austriaco; l’australiano, in particolare, merita un’analisi più approfondita; nella terra dei canguri, infatti, Kirgios è ritenuto come l’unico aussie potenzialmente in grado di trionfare al Roland Garros dai tempi di Rod Laver.

Nick, secondo quanto esposto dai giornalisti down under è un giocatore che ben si adatta alla terra battuta: ha piedi rapidi, ha varietà di colpi ed essendo molto alto non ha problemi nel colpire palle che provengono con spin esasperato. Se si pensa che l’ultimo risultato di rilievo per un australiano a Parigi negli ultimi trent’anni è stato il raggiungimento della semifinale da parte di Rafter nel 1997, possiamo capire il motivo per cui Kirgios è considerato il loro miglior giocatore su terra battuta dagli anni ’70 in poi.

Ulteriori motivi di interesse del torneo (come se non bastassero quelli appena esposti) possono essere le prove dei giocatori francesi come Tsonga, Gasquet, Pouille, Paire e Simon; tra i tennisti di casa mancherà Monfils, fuori per un’infezione virale e la sensazione è che, anche quest’anno, non vedremo un transalpino sollevare la Coppa dei Moschettieri (l’ultima volta vi è riuscito Noah nel lontano 1983).

Se l’ultimo acuto francese è datato 1983, certo non va meglio in Italia dove ancora rimpiangiamo e celebriamo il successo di Adriano Panatta nell’edizione 1976; proprio quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario del successo di Panatta che il prossimo 5 giugno premierà il vincitore del torneo maschile sul Philippe Chatrier. Anche se l’erede del tennista romano ancora non si scorge, nulla vieta a Fognini & co. di disputare un Roland Garros quantomeno dignitoso; il ligure storicamente è un brutto avversario da incontrare sulla terra anche per i big e potrebbe essere una mina vagante nell’ottavo di Nadal; per gli altri italiani, Seppi, Bolelli, Lorenzi e Cecchinato non si intravedono particolari speranze con il solo Seppi favorito al primo turno contro Gulbis.

Come sappiamo la tendenza degli ultimi anni nel tennis professionistico va nella direzione dell’omologazione e dell’uniformità: omologazione delle tipologie tecnico-strategiche adottate dai tennisti ed uniformità delle superfici di gioco. Questo livellamento generale se vogliamo è maggiormente visibile nel tennis femminile dove si assiste, quasi sempre, a match giocati a specchio dalle tenniste che utilizzano un solo piano partita: se quello risulta inefficace inevitabilmente si subisce una sconfitta; il risultato di tutto ciò ha decretato la quasi totale estinzione delle giocatrici (e dei giocatori in tono minore) specialiste della terra battuta.

L’ultima terraiola a vincere nello Slam parigino è stata la nostra Schiavone, grande interprete del tennis a tutto campo e del tennis ragionato; da lì in poi abbiamo assistito a trionfi di Sharapova e Serena Williams, giocatrici certamente non nate per giocare su superfici lente. Partendo da questo presupposto possiamo facilmente comprendere come il lotto delle pretendenti alla corona del Roland Garros sia ragionevolmente ampio, anche se il livello di gioco della Williams vista al Foro Italico sembra sinceramente inarrivabile per le altre.

Tuttavia, nelle recenti partecipazioni agli Slam Serena ha denotato consistenti cali e discontinuità, riscontrate specialmente nel reggere mentalmente la pressione che grava sulle spalle dell’ovvia favorita di ogni torneo. A Roma la “piccola” di famiglia Williams ha avuto vita relativamente facile e questo denota come, anche in condizioni fisiche non ottimali, Serena nel torneo ha una ed una sola avversaria, ovvero se stessa; il suo tabellone presenta comunque ostacoli significativi come una possibile sfida con la Ivanovic in ottavi ed uno stuzzicante match in quarti di finale contro la Azarenka.

La bielorussa, mai a proprio agio sul rosso, aveva messo in luce nel 2016 una forma straordinaria culminata con la doppietta Indian Wells – Miami che faceva presumere una fruttuosa stagione sulla terra: così, purtroppo per lei non è stato, essendosi dovuta ritirare in corsa sia a Madrid che a Roma.

Due giocatrici relativamente simili che hanno vissuto fin ora un 2016 sulle montagne russe sono state Simona Halep e soprattutto Angelique Kerber; entrambe hanno vinto un torneo importante (Australian Open per la Kerber, Madrid per la Halep) a cui, però, non hanno mai fatto succedere altre vittorie significative.

Completamente in crisi sono, invece, Agnieszka Radwanska, Sara Errani e Roberta Vinci le quali non sanno più vincere. In Italia, come è stato messo in risalto in altri articoli del nostro sito la crisi generazionale del tennis femminile è ormai un dato di fatto (anche se qualcuno vuole nascondere l’ovvio) e le nostre speranze in terra francese sono ridotte al lumicino; insieme alle sopracitate la spedizione italiana è composta da Knapp, Giorgi e da Francesca Schiavone al suo ultimo Roland Garros: emozionante sarà l’ultimo ballo della Leonessa sul centrale, luogo in cui ha ottenuto il maggior risultato della sua carriera.

Tra le outsider meritano una menzione giocatrici quali McHale, Ostapenko, Babos, Chirico, Kasaktina, Friedsam e Siegemund mentre per quanto riguarda le teste di serie occhi puntati su Madison Keys, finalista a Roma, Timea Bacsinszky, Carla Suarez Navarro e, soprattutto Garbine Muguruza; la spagnola, classe ’93 è bene ricordarlo, ha disputato un ottimo torneo al Foro Italico ed è forse l’unica giocatrice che può competere in quanto a forza ed esplosività con la Williams; non sempre lucidissima nelle scelte strategiche la Muguruza è una delle poche in grado di verticalizzare il gioco e, se sostenuta dalla forma fisica può recitare un ruolo di assoluta protagonista nell’edizione 2016 del Roland Garros.

Ora siete pronti ad entrare in uno dei templi pagani del tennis mondiale; i cancelli del club dedicato all’aviatore della prima guerra mondiale Roland Garros si stanno aprendo; siete sospinti dalla calca delle persone all’interno, verso la piazzetta dei Moschettieri, i quali sembrano ammonire spettatori e giocatori ricordando che lì, agli Internazionali di Francia, la Storia viene scritta sulla terra rossa.

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