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Volge al termine anche la quinta giornata degli ATP Finals, che definisce la classifica per quel che concerne il girone Ivan Lendl e quindi ci svela i nomi dei primi due semifinalisti di quest’edizione 2016.


Spetta all’ex numero uno del mondo Nole Djokovic il compito di aprire le danze, rendendosi protagonista di un match a senso unico, che lo ha visto contrapposto al belga David Goffin, intervenuto in qualità di riserva a prendere il posto dell’imprevedibile Gael Monfils, costretto al forfait da un guaio alle costole.
Partita piatta, dai lunghi scambi, a tratti noiosa; un risultato piuttosto preventivabile se consideriamo la natura tattica simile dei due contendenti e la disparità di livello che li separa.
Primo parziale caratterizzato da molti turno di servizio ai vantaggi, 4 per la precisione, ma agevolmente controllato dal serbo, che, malgrado qualche errore di troppo, riesce a manovrare ottimamente da dietro, costringendo l’avversario a fare il tergicristallo, sino a stremarlo.
Non riesce, dal canto suo, Goffin a trovare profondità nelle sue ribattute, lasciando di conseguenza lo scambio quasi sempre in mano al Djoker, salvo che in qualche turno di battuta in cui il belga è riuscito ad essere aggressivo grazie al servizio.
E’ alla fine Djokovic a mettere per primo“il naso avanti”, conquistando 2 break, nel quarto e nel sesto game, che gli consentono di ipotecare la prima partita con il netto punteggio, forse spietato, di 6 giochi ad 1.
Secondo set in cui la musica non cambia, al contrario, viene se vogliamo ancor più accentuata la forbice tra i due, complice la determinazione del serbo di chiudere in testa al proprio girone, nonché un po’ di stanchezza di un Goffin ininterrottamente strapazzato dal suo avversario.
Solo sull’orlo del precipizio il belga riesce a trovare un po’ di coraggio che gli consente di mettere in leggera difficoltà l’ex numero uno del mondo, tuttavia è troppo tardi; la partita ormai non ha più nulla da dire e, con il punteggio di 6/2, il serbo si aggiudica anche il secondo parziale e l’incontro.
Esordio amaro per Goffin in quel delle Finals, il quale però si congeda con eleganza ringraziando il pubblico e palesando tutta la sua soddisfazione.
Un Djokovic che, malgrado la condizione non ottimale, i problemi personali, le polemiche, la pressione che segue dal sorpasso di Murray ed i due precedenti match che lo hanno visto in affanno, riesce sempre ad avere l’ultima parola, vincendo il girone Lendl ed approdando in semifinale con uno zero sotto la voce “sconfitte”; il che la dice lunga sulla pasta di cui è fatto questo grande campione, così come in merito a quella di cui son fatti coloro che lo seguono in classifica, tenendo presente che questo evento chiama a competere i migliori 8 giocatori del mondo.

Molto più avvincente il match di chiusura che ha visto sfidarsi uno tra i migliori giovani del circuito Dominic Thiem e l’atleta di punta del tennis canadese Milos Raonic.
Partita interessante non solo per la posta in gioco, differentemente dalla precedente infatti qui è in palio il passaggio alle semifinali, ma soprattutto per i due differenti stili di gioco offerti dai protagonisti.
Una stagione strepitosa per Thiem, arricchita da ben quattro trofei e che lo ha visto sfondare il muro dei top ten, anche se in lieve declino nelle ultime settimane, probabilmente per via della quantità imbarazzante di partite e tornei disputati dall’austriaco nel corso dell’anno; inutile dire che il ventaglio di soluzioni a disposizione del tennista classe 1993 è sicuramente più variegato rispetto a quello dell’avversario, tuttavia le armi del canadese sono devastanti ed alla luce della maggior esperienza nonché di un evidente vantaggio ambientale, è Raonic a godere dei favori del pronostico.
Primo set in totale equilibrio, zero le palle break concesse l’un l’altro dai due giocatori i quali fanno molto affidamento sui propri turni di servizio; se però la battuta di Raoinc la conosciamo e non sorprende, degna di nota è invece quella dell’austriaco, o meglio, la consapevolezza strategica dell’uso che ne fa, variando molto traiettorie e direzioni al fine di togliere all’avversario punti di riferimento, optando spesso per la soluzione al corpo, sempre molto efficace contro un tennista poco lesto come il canadese.
Funziona il piano di Thiem, che si mostra molto aggressivo anche in risposta, tanto da portarlo sorprendentemente in vantaggio di 4 punti a 2 nel tiebreak, ma ecco che arriva puntuale il ritorno di fiamma di Raonic, il quale estrae dalla manica un paio di ribattute vincenti, ribalta la situazione e riesce con caparbietà a far suo il tiebreak ed il primo parziale.
Piove sul bagnato per Thiem che, dopo la chance sprecata pochi minuti prima, inizia come peggio non si poteva il secondo set, subito concedendo una lunghezza di vantaggio all’avversario.
Il problema per l’austriaco è che, in difetto di un se e di un break, non potrà concedersi ne concedere all’avversario nemmeno un attimo di respiro, “condanna” che il canadese non ha, a fronte del vantaggio e soprattutto delle armi a sua disposizione, la cui efficacia è sicuramente accentuata dalla combinazione indoor-veloce.
Non riesce Thiem ad organizzare una reazione né a mantenere l’intensità mostrata nel primo set; al break si aggiungono altre 2 occasioni, non sfruttate, per il numero 4 del mondo nel corso del terzo game.
Appuntamento col “colpo di grazia” tuttavia solo rimandato al nono gioco, in cui Raonic riesce a strappare nuovamente la battuta all’avversario e quindi a mettere il punto esclamativo sulla partita.
Dopo circa un’ora e trenta di gioco, con il punteggio di 7/6 6/3 Milos Raonic batte l’esordiente Thiem e si aggiudica il secondo posto tra i migliori 4 della competizione.

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