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Mentre ci apprestiamo a salutare il mese sul cemento nordamericano, il torneo combined di Miami fornisce un condensato programma di incontri conditi di un furente agonismo, nonché pathos emotivo.


A questo proposito i quarti di finale maschili hanno riservato non poche sollecitazioni, alcune delle quali di notevole intensità. La prorompente coltre muscolare costellante gli incontri tra Nick Kyrgios e Alexander Zverev e tra Roger Federer e Tomas Berdych ha trasceso le comuni previsioni, ancorate alle mere certezze statistiche, tramutando la logica predeterminata dei confronti diretti in concentrati miniaturizzati di tensione psico-fisica. La riedizione della sfida di Indian Wells tra le nuove leve, per l’appunto tra Kyrgios e Zverev, ha offerto uno spettacolo diverso da quanto precedentemente avvenuto in California, complice anche una prestazione incolore del giovane teutonico. La sfrontata decisione, propria della puerile età dei due protagonisti, di appropriarsi di un posto in semifinale è stato l’epicentro di una partita definitoria della rivalità auspicabilmente candidata a plasmare la dimensione futura di questa disciplina sportiva. Il risultato recita 6-4 6-7 6-3 in favore del nativo di Canberra, denotando solo una temporanea superiorità in termini di esperienza accumulata dall’australiano rispetto a Zverev. Ben lungi dall’essere un match qualitativamente valido si prospettava quello tra Federer e Berdych, considerato l’andamento unilaterale di tale sfida: 17 le vittorie dell’elvetico contro le 6 di Berdych, la cui ultima vittoria contro Roger è datata 2013 nella semifinale di Dubai. Invece dopo un primo set dominato dal basilese (6-2), che tutto lasciava presagire men che una perentoria reazione del ceco, improvvisamente il quadro complessivo configura una realtà antitetica all’andamento generale: Berdych riemerge dal torpore iniziale per avvalersi del secondo set (6-3) e costringere l’incontro al terzo set. L’epilogo confluisce in un tie break più che mai serrato. Nonostante due match point avuti dal ceco sul 6-4, di cui uno sul proprio servizio, commetterà un doppio fallo determinante sul 7-6 in favore di Federer, dimostrando ancora una volta la vulnerabilità che affligge il numero 14 del mondo nei momenti cruciali. Meno incombenti si sono dimostrati gli impegni di Rafael Nadal e Fabio Fognini, disputati rispettivamente contro Jack Sock (6-2 6-3) e Kei Nishikori (6-4 6-2). Lo spagnolo non si è mai trovato in difficoltà, salvo in un’unica circostanza nel corso del secondo parziale, quando sullo 0-2 15-40 ha necessitato di tutto il suo bagaglio tecnico-tattico per prevenire un incolmabile svantaggio di due break. Il ligure, dal canto suo, forte di una condizione fisico-atletica superiore, considerata la menomazione fisica del giapponese patita già nel turno precedente contro Delbonis, ha potuto sfruttare tale precarietà in funzione di una regolare gestione dello score finale.


L’atmosfera attorniante le semifinali contemplava una plumbea incertezza, poiché l’equilibrio globale delle due partite sarebbe dipeso in gran parte dagli outsider, nella fattispecie da Kyrgios e da Fognini, contribuendo a una maggiore spettacolarizzazione dell’evento. Cosa che non è riuscita affatto a Fognini, se non in sporadiche situazioni di gioco nel secondo set. Ovviamente il compito è stato reso arduo anche, e soprattutto, dalla presenza di Nadal dall’altro lato della rete, il quale pur non avendo brillato da un punto di vista tecnico, ha compensato tale lacuna adeguando le inconsuete imperfezioni strutturali a degli schemi di gioco efficienti e redditizi. Gli innumerevoli gratuiti di Fognini hanno agevolato l’ascesa dello spagnolo verso la sua quinta finale in carriera a Miami, uno dei pochi tornei che mancano alla sua collezione. La partita finisce 6-1 7-5 per Nadal. Il cammino dell’italiano è da considerarsi, al di là della sconfitta subita, molto positivo, se consideriamo i risultati non propriamente eccelsi ottenuti in quest’inizio di 2017. La proiezione in classifica mondiale lo vedrà issarsi, a partire da lunedì, nuovamente tra i primi trenta del mondo. In maniera diametralmente opposta, sia a livello emotivo che qualitativo, si è palesata la sfida tra Federer e Kyrgios, potenziale candidata nel novero delle partite più belle della stagione. Come avvenuto nel loro unico precedente disputatosi a Madrid nel 2015 (vinse Kyrgios per 6-7 7-6 7-6), anche in quest’occasione l’equilibrio nei turni di servizio di entrambi ha pregiudicato una conclusione facilitata da parte dell’uno e dell’altro, anche se l’australiano ha avuto la possibilità di chiudere il primo parziale con il servizio a disposizione. Di fatto sono stati proprio i particolari a promuovere la vittoria di Federer. Malgrado la perdita di un primo set molto probante, Kyrgios è riuscito nell’intento di riequilibrare i conti grazie ad un altro tie break e dopo aver salvato due match point con due ottime prime di servizio. L’inerzia dell’incontro sembrava riposto nelle mani del giocatore di Canberra, ma proprio sul più bello, mentre serviva avanti di un mini break nel tie break del terzo set sul 5-4, uno spettatore ha distratto l’esecuzione del suo dritto intervenendo per immolarsi alla causa del suo beniamino. Il resto è una conseguenza della frustrazione maturata in quel determinato punto: sul 5-5, infatti, un doppio fallo da parte di Kyrgios consegna a Federer un preziosissimo match point, che coverte usufruendo di una puntuale quanto determinante prima di servizio. Game, set and match Federer (7-6 6-7 7-6). Il capitolo numero XXXVII della saga Federer e Nadal è dunque servito e potrebbe rischiare di essere nuovamente un habituè, qualora dovessero tutti e due reggere questo ritmo per un prolungato periodo di tempo.


Passiamo ora ai risultati dei quarti e delle semifinali femminili. Nella parte alta del tabellone si sfidavano la numero 1 Angelique Kerber e Venus Williams e Johanna Konta contro Simona Halep. La tedesca, tornata numero 1 per via della provvisoria assenza di Serena Williams, non è ancora riuscita ad esprimersi ai livelli a cui ci aveva abituato l’anno scorso. L’esito nefasto dell’incontro, vinto da Venus per 7-5 6-3, riflette questa condizione non propriamente idilliaca alla dovrà cercare di porvi rimedio. Ha dovuto sudare, e non poco, la britannica Konta che grazie ad una straordinaria rimonta riesce ad avere la meglio di Simona Halep (3-6 7-6 6-2), anche lontana dal suo periodo di forma migliore. Nella parte bassa del tabellone figuravano le partite tra Caroline Wozniacki e Lucie Safarova e tra Mirjana Lucic-Baroni e Karolina Pliskova. Nel primo quarto sopracitato, la Wozniacki è riuscita ad imporsi per 6-4 6-3 ai danni della ceca, dando seguito ad una continuità di risultati incredibili. La Pliskova non ha avuto alcun problema a sbarazzarsi della croata Lucic-Baroni, vendicando così la sconfitta patita nei quarti degli Australian Open a gennaio. Le semifinali non hanno riservato particolari emozioni se non a livello di risultati: infatti la Konta ha staccato il pass per la sua prima finale Premier in carriera, battendo Venus Williams per 6-4 7-5, mentre la danese è stata in grado di recuperare un set di svantaggio contro la più quotata Pliskova (5-7 6-1 6-1) aggiudicandosi così l’ultimo accesso disponibile per la finale. Le due contendenti si affronteranno in un incontro tutto da gustare e da apprezzare un singolo punto alla volta.

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