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Il torneo di Indian Wells è ormai prossimo a inscenare il suo atto finale, con otto candidati, tra maschi e femmine, pronti a sferrare gli acuti per parteciparvi. Le quattro semifinali, si disputano tutte sul cemento dello Stadium 1, reso rovente dal sole californiano. Intanto il vento, che ha soffiato forte per tutto il corso della manifestazione, spinge gran parte degli atleti verso Miami (meta del prossimo Masters 1000).

La prima a scendere in campo è l’attuale regina del circuito WTA, Serena Williams, inutile dirlo favorita alla vittoria dell’incontro, del titolo e di qualsiasi match si disputi su questa Terra. Agnieszka Radwanska, d’altronde, non è mai riuscita ad impensierirla in nessuno dei precedenti Head to Head, che per sua disgrazia, si disputano sempre in un finale di torneo, in cui è regolarmente incerottata. Ciò che in ogni superficie e in ogni competizione, consente la polacca di arrivare così lontano, è la capacità, superiore a quella di tutte le sue colleghe, di disegnare il campo con le giuste traiettorie e gestire lo scambio a basse velocità. È l’utilitaria più efficiente di tutto il circuito, ma per quanto il suo essere funzionale le consenta sistematicamente di competere con motori di più alta cilindrata rispetto al suo, quando gareggia con Serena rischia spesso di essere travolta dalla potenza dei suoi cavalli. Non le resta altro da fare che guidare in modo impeccabile dall’inizio. Può quantomeno cercare di essere più pronta e concentrata dell’americana, soprattutto nei primi frangenti del match. Per sua bravura e per complicità dell’avversaria, riesce a centrare tale obiettivo al primo gioco della partita, togliendo subito il servizio a Serena. Si conquista così la possibilità di giocare in una situazione di punteggio favorevole, che le consente di applicare con più tranquillità il suo piano A: non fare nulla di speciale! Il suo copione funziona e nel quinto gioco le dona la possibilità di mettere una seria ipoteca sul primo set, ma le tre palle break da lei non sfruttate ne invertono l’inerzia. Serena, fino a quel momento dormiente e con la testa sott’acqua, si accorge di essere in pericolo di annegamento. La reazione non è immediata, ma arriva comunque: dopo aver difeso con le unghie l’ennesima palla break, riesce a togliere il servizio alla polacca e pareggiare per la prima volta il conto dei game sul 4 pari, momento in cui innesta il turbo e si appresta a giudicarsi il primo parziale per 6 giochi a 4.
Il secondo set sembra in discesa per la giocatrice americana, che rapidamente si porta avanti nel punteggio 3 giochi a 0. Radwanska, però, è maestra, per sue caratteristiche, nell’impedire alla mente di allontanarsi dal campo prima di aver stretto la mano all’avversaria e coglie cinicamente la prima occasione che le si presenta, per tornare in partita. Quando è al servizio, riesce a contenere più facilmente la pressione di Serena (nel primo set vinceva solo il 30% dei punti giocati con la seconda, ora il 44%), ma la sensazione è che più di così non possa fare e per invertire la rotta della partita avrebbe bisogno di un passaggio a vuoto dell’americana. Sul 6 a 5 spreca l’ultima grande chance di allungare l’incontro ed è costretta a cedere il tie break per 7 punti a 1. Serena batte Radwanska 64 76 e grazie a questa vittoria torna a disputare la finale di Indian Wells, a cui non prendeva parte dal 2001.

Nella seconda semifinale femminile Viktoria Azarenka riesce ad avere la meglio su Karolina Pliskova, al termine di un match durato 2 ore e 8 minuti in cui la bielorussa, ha saputo arginare il power tennis della ceca, fatto di 17 ace e tanta energia sprigionata dalla linea di base. In una giornata in cui risponde ai numeri al servizio da tennis maschile di Karolina, con 10 doppi falli, trae beneficio dalla sua esperienza e dall’ottima condizione fisica che sta caratterizzando il suo torneo californiano. Dopo aver vinto il primo set 76, lascia scivolare il secondo set 61 nelle mani della ceca, per poi sorprenderla con un 62 nel terzo. In finale con Serena dovrà mettere sul piatto dall’inizio tutta la sua lucidità nei colpi di rimbalzo, cercando di evitare dei black out così evidenti al servizio, che con l’americana si pagano a caro prezzo.

In campo maschile la partita più attesa è quella tra Novak Djokovic e Rafael Nadal, se non altro per il grande piacere che può provare tutto il Mondo Tennis dal riavvicinarsi dello spagnolo a tali appuntamenti. Rafa arriva a giocarsi questa semifinale da sfavorito, nonostante nel corso del torneo abbia mostrato una costante crescita partita dopo partita. L'ago della bilancia delle sue prestazioni, non più caratterizzate da un'esuberanza fisica da extraterrestre, è la profondità del suo dritto. Contro i migliori del circuito e a maggior ragione contro Nole, non può permettersi di offrire il centro del campo con traiettorie corte e a salire. L'avvio di partita mostra piacevolmente al pubblico un insperato equilibrio tra i due giocatori. L'impatto del serbo con la semifinale è piuttosto caotico, specialmente nel primo game di battuta, in cui grazie a due doppi falli commessi, favorisce il break spagnolo. Nel game di risposta successivo, tuttavia ripara la falla aperta in precedenza, togliendo il servizio a Rafa. Entrambi i giocatori sono preoccupati dal trovare la giusta chiave di lettura per far sbagliare l'avversario e per tale motivo non si vedono scambi puliti e perfetti, ma spettacolari e molto intensi. Nel momento in cui il serbo sembra avere qualcosa in più dello spagnolo, è quest'ultimo ad avere la chance di giocarsi un set point nel game di risposta del 5 a 4, su cui tuttavia non può fare un gran che. Il primo parziale si trascina fino al tie break, dove Nole, più abituato di Rafa a giocare queste situazioni di punteggio, si porta velocemente sul 5 a 2. Nadal, conquistando tre punti di fila in modo spettacolare si riavvicina a Djokovic, che da l'accelerata decisiva per vincere il primo set 76. La partita sembra in salita per il campione maiorchino, che vede sfumata la grande chance di portarsi in vantaggio di un set contro il numero uno del mondo, che deve ora rincorrere sotto un sole cocente, col serbatoio quasi in riserva. Fa, infatti, molta fatica a difendere i suoi turni di battuta, ma per sua fortuna si trova di fronte un Nole in versione Shiva, Dio che genera e distrugge ciclicamente tutte le occasioni di far fine alla partita. Il risultato è comunque benefico per il serbo, che dopo aver giocato due interminabili game di risposta, scopre di aver praticamente consumato il fisico dello spagnolo. Vince il secondo set per 62 conquistando la finale del torneo di Indian Wells, che a fronte di un Djokovic più essere umano del solito, regala agli appassionati la speranza di vedere Nadal riavvicinarsi al vertice.

L’altra semifinale maschile ha per protagonisti Milos Raonic e David Goffin, i due giocatori più in forma di queste due settimane californiane. Il canadese, al termine di un’intensa partita, si conferma il candidato principale ad ostacolare lo strapotere di Djokovic. Goffin, che prova a sbarrargli la strada, è comunque una delle più piacevoli sorprese del torneo. Ciò che stupisce, non è la sua qualità, già da tempo evidente, ma la capacità di organizzare i suoi innumerevoli e variegati strumenti, contro fisicità di gran lunga superiori alla sua. Pur essendo una sfida assai complicata per lui, opporsi al servizio killer e al potente dritto di Milos, dopo aver perso il primo set per 63, riesce a conquistare il secondo parziale con il medesimo punteggio. La partita viene vinta da Raonic con un altro 63, che gli consegna il pass per giocarsi la finale: sarà l’ennesima sinfonia serba? Le premesse per assistere a variazioni canadesi sul tema ci sono... staremo a vedere...

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