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Primo turno del Miami Open che offre un menù ricco e variegato, tra cui non possono mancare portate targate made in Italy.

Come galateo insegna “prima le signore”, e cominciamo quindi dal match che ha visto protagonista la nostra Francesca nazionale, impegnata contro la tennista di casa Irina Falconi.

Con l’esperienza dalla sua parte ed avendo già avuto modo di saggiare i campi e l’ambiente nel corso delle qualificazioni, la Schiavone si presenta con ottime possibilità di successo.

Forse però sono proprio quei 5 set giocati nei due giorni precedenti a rappresentare per l’azzurra una croce sulle spalle, più che un vantaggio; del resto quando vi sono 10 anni di differenza tra te e la tua avversaria la lucidità psico-fisica diventa una risorsa fondamentale.

Ci prova la Schiavone in un primo parziale costellato da break e contro-break, addirittura cinque; buone le percentuali di punti ottenuti sulla prima di servizio per entrambe le atlete, come ovvio che sia sono dunque le seconde palle a fungere da ago della bilancia, sulle quali tutte e due le giocatrici hanno invece mostrato un rendimento insufficiente.


E’ però la Falconi la prima a consolidare il vantaggio, riuscendo dopo quasi un’ora di gioco a far suo il primo set con il punteggio di 7 giochi a 5.
Sembra non voler mollare la milanese nel secondo set, in cui riesce immediatamente a strappare la battuta alla statunitense, finisce tuttavia quì il match di Francesca che, come detto, subisce un crollo fisico che le costerà un parziale di 6/0.
Passa l’americana con il punteggio di 7/5 6/1.

Piove sul bagnato! Alla nome della Schiavone e di una deludente Camila Giorgi, si aggiunge quello di Karin Knapp, sconfitta in due rapidi set con il severissimo punteggio di 6/2 6/1 per mano della numero 47 WTA Yanina Wickmayer.

A discolpa dell’azzurra va però detto che la Knapp rientrava in quest’occasione a seguito dell’operazione al ginocchio destro che l’ha costretta lontana dai campi per oltre 5 mesi; quindi più che una vera e propria competizione agonistica, questo torneo rappresentava per l’altotesina un test per verificare le proprie condizioni e soprattutto per tornare a prendere confidenza con campo e racchetta.

Certo è che all’orizzonte il cielo non è molto sereno per quel che concerne il tennis azzurro, soprattutto in vista della semifinale di Fed Cup dei prossimi 16 e 17 aprile; fermo restando che mancano ancora all’appello i nostri pezzi da 90, Sara Errani e Roberta Vinci, rispettivamente teste di serie numero 14 e 9.

Per quel che concerne gli altri interessanti risultati di giornata partiamo proprio da quelle che saranno le prossime avversarie delle nostre due portacolori rimaste in gara; 6/4 3/6 6/2 per la ceca Lucie Hradecka, ai danni della bella canadese Genie Bouchard, che nel secondo turno dovrà vedersela con la Vinci, più agevole invece il primo impegno per Sara che si vedrà contrapposta alla giapponese Naomi Osaka, uscita vittoriosa sulla numero 111 del mondo Pauline Parmentier.

Per le atlete di casa accedono al secondo turno Christina McHale e Coco Vandeweghe, mentre saluta ancora una volta al primo turno la trentunenne Bethanie Mattek-Sands, eliminata per mano della polacca Magda Linette.

Passando al tennis maschile siamo in attesa che scenda in campo Andreas Seppi, che si vedrà impegnato questa notte con l’atleta statunitense Donald Young.

Non il più agevole dei primi turni per l’altotesino, che tra le altre cose non potrà godere nemmeno del sostegno del pubblico di casa; tuttavia l’azzurro è un giocatore solido, molto intelligente, conosce alla perfezione il proprio avversario e si presenta a questo match forte di un vantaggio di 3 partite ad 1 negli head to head precedenti.

Se saprà sfruttare le sue doti di paziente tessitore, non potrà che essere favorito nei confronti della fragilità e del talento discontinuo che caratterizzano il gioco del tennista americano.

Chi invece ha già preparato le valigie è il nostro Simone Bolelli, sconfitto brutalmente in due set dal prodigio stelle e strisce Taylor Fritz, con il punteggio di 6/4 6/2, in poco più di un’ora di gioco.

Abbiamo già avuto modo di conoscere il diciottenne americano e di sottolinearne le sue incredibili doti da colpitore, ed in particolare quel servizio che ricorda un po’ quello di Roddik nella gestualità, sicuramente nell’efficacia.

Reduce dalla sconfitta in quel di Indian Wells rimediata per mano del coetaneo e connazionale Frances Tiafoe, grande escluso del torneo tra i giovani made in USA, Fritz si presenta a questo Miami open con la determinazione di chi sa di non dover deludere le aspettative; dal canto suo Bolelli può mettere sul piatto l’esperienza, oltre ad un tennis più completo, nonché un talento cristallino mai pienamente esploso solo per via dei molteplici guai fisici che lo hanno condizionato nel corso della carriera.

Match davvero piacevole quello offerto dai due tennisti, che danno vita ad un primo set molto equilibrato; a decidere è infatti un servizio perso in apertura dall’italiano, che concede a Fritz il vantaggio necessario e sufficiente per ipotecare il parziale.

Ci si aspettava una reazione di Bolelli o quantomeno un calo nelle percentuali dello statunitense, il quale tuttavia dimostra un’impressionante solidità e saldezza di nervi, non comuni in un ragazzo della sua età, che lo porteranno a chiudere il match senza mai concedere nemmeno una palla break al nostro connazionale.

Palle break che arrivano nel quinto e nel settimo game del secondo set, ma a favore dell’americano che non se le lascia sfuggire e le trasforma portandosi avanti di due lunghezze sul bolognese.

Sebbene avessimo presentato Bolelli come favorito, soprattutto sul piano dell’esperienza, è singolare osservare come sia stato proprio lui il primo a cedere mentalmente; sopraffatto sotto ogni punto di vista dalla classe del diciottenne californiano, quest’ultimo spesso vincente anche nei lunghi scambi, malgrado egli non goda di un’indimenticabile mobilità, in particolare sugli spostamenti laterali, data la stazza.

Incontro che lascia l’amaro in bocca non solo per il risultato in sé, ma anche perché offre un’interessante, e preoccupante, spunto di riflessione: Fritz, Tiafoe, Mmoh, Zverev, Rublev, Coric, Thiem, Kyrgios, Raonic e poi ancora, Bencic, Kasatkina, Garcia, Bouchard, Keys, sono solo alcuni dei candidati ad essere i campioni e le campionesse del futuro; ci si chiede quale sia il ruolo dell’Italia in questo scenario e di una scuola, la nostra, almeno sino a questo punto incapace di produrre validi e concreti ricambi, quali possano un domani sostituire degnamente i nostri attuali atleti di punta.

Per completezza d’informazione segnaliamo anche le vittorie di Juan Martin Del Potro, sempre più in forma, impostosi per 6/0 7/6 ai danni del connazionale Guido Pella; e di Vasek Pospisil e Juan Monaco, vittoriosi in tre set rispettivamente su Diego Schwartzman ed Ivan Dodig.

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