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Il sole e le spiagge di Miami evidenziano da sempre con naturalezza “la meglio gioventù” e il tennis non fa certo eccezione. L’evento di Key Biscayne ha confermato la tendenza già emersa in California a Indian Wells, dove i giovani non stanno più a guardare e iniziano a bussare alla porta del grande tennis.

Il fatto in particolare si propone in ambito maschile, un orizzonte che gradualmente si sta riempiendo di nuove figure, divenendo sempre più interessante.

Tuttavia un fatto rilevante riguarda il ritorno dei tennisti del Sol Levante. I Samurai della racchetta che corrispondono ai nomi di Key Nishikori, Yoshihito Nishioka e Ito Tatsumaito, sono i protagonisti che stanno riportando all’attenzione, nei campi di Crandon Park, gli antichi fasti del tennis giapponese.

In principio e per l’esattezza nei ruggenti anni venti, la squadra di Davis nipponica era costituita da due formidabili campioni Ichiya Kumagae e Zeno Shimizu. Quest’ultimo, poi, fu finalista nel torneo “All Commer” di Wimbledon nel 1920 che qualificava alla sfida per il titolo dei Championship, il famoso Challenge Round.

Nel 1921 i giapponesi furono addirittura finalisti in Coppa Davis che al tempo si chiamava International Lawn Tennis Challenge. L’incontro fu giocato a New York nel West Side Tennis Club, meglio noto come Forest Hills, sede di molte edizioni dei Campionati Americani, oggi volgarmente conosciuti come US Open. Gli americani di Bill Tilden travolsero in quell’occasione i giapponesi che uscirono però dal confronto con l’onore delle armi.

Nei successivi anni trenta la tradizione del tennis nipponico si consolidò attraverso le gesta del suo campione più forte di sempre: Jiro Sato (Satoh). Questo tennista morto suicida nel 1934 durante un viaggio in nave che trasportava la sua squadra di Davis arrivò ad essere il terzo giocatore del mondo nel 1933.

Sato fu semifinalista in tre delle quattro prove del Grande Slam. Nello specifico ai Campionati d’Australia nel 1932, al Roland Garros nel 1931 e nel 1933 e infine a Wimbledon nel 1932 e nel 1933. Il tutto quando la formula del Challenge Round era già stata archiviata e le gare si disputavano con la stessa dinamica di oggi, ossia con la partenza in linea dal primo turno per tutti, campione in carica compreso.

La decade successiva con l’esplosione della seconda guerra mondiale e la tragedia nucleare di Hiroshima e Nagasaki, cancellò il Giappone dalla mappa del tennis mondiale, ma non la sua tradizione. Infatti il campo da tennis, sempre presente nella residenza imperiale giapponese, ha costituito l’elemento fondante di una storia particolare.

Nel 1957 l’ imperatore Akihito conobbe Michito, una giovane donna. L’incontro ebbe luogo durante una partita di tennis in doppio misto sul campo di Kurizawa. L’anno successivo i due giovani si fidanzarono e successivamente convogliarono a nozze.

Nel 2009 la coppia imperiale ha festeggiato le nozze d’oro giocando ancora in doppio misto sempre sullo stesso campo a Kurizawa. Si tratta di un fatto che testimonia il legame culturale tra Giappone e tennis al quale credo non vi sia altro da aggiungere.

Tornando ai giorni nostri il peso di questa affascinante tradizione è attualmente sulle spalle di Kei Nishikori e compagni. In particolare Nishikori, essendo il numero sei della classifica mondiale, ha il compito di compiere quel salto di qualità che aiuta a capire se ha la stoffa per vincere uno Slam.

Questa stagione, Djokovic permettendo, dirà molto sulle future possibilità di Kei che oggi ha affrontato con maestria e determinazione Herbert, tennista che fa parte della “Nouvelle Vague” di cui parlavo in principio. Anche Ito Tatsumaito pur perdendo oggi contro il più quotato Monfils ha ceduto in modo onorevole.

Mentre un discorso a parte merita Yoshihito Nishioka, classe 1995, che oggi scenderà in campo contro l’austriaco Thiem, incontro che verrà trasmesso da Sky al canale 203. Yoshihito in questo torneo ha fatto fuori la concorrenza superando il giovane americano Jared Donaldson, classe 1996, e l’esperto spagnolo Feliciano Lopez.

Il tennis del giovane Nishioka, al contrario di quello del connazionale Tatsumaito, ha ancora ampi margini di miglioramento. Pertanto, il primo della classe Kei Nishikori dovrà guardarsi le spalle da una rivalità che sta per nascere proprio sotto al tetto di casa.

Una rivalità che alimenta e nel contempo custodisce, le ambizioni di una tradizione importante per lungo tempo dimenticata. Memoria che sta nuovamente prendendo forma sorgendo in un’intensa e infuocata alba dai campi della Florida.

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