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Le cime del tennis mondiale sono vette perseguibili solo per i più abili e temerari scalatori, ma se raggiungerle è impresa assai ardua, ancor più difficile è mantenere salda la posizione; indicativo sotto questo punto di vista il dato che vede il campione serbo Novak Djokovic comandare la classifica ATP con un quantitativo di punti circa uguale alla somma dei punti del secondo e del terzo, ciò che porta a pensare come il numero uno del mondo anche per questa stagione possa dormire sonni tranquilli.
E, una volta tanto, proprio del tennis di vertice vogliamo parlare, soffermando l’attenzione sulle partite che hanno visto coinvolti numero uno e numero due del mondo; portate principali di questi ottavi di finale maschili targati Miami.


Procediamo per via cronologica e cominciamo quindi dallo scozzese Andy Murray, impegnato contro il talentuoso Grigor Dimitrov in un match dalle alte aspettative.

Giocatore di grande corsa il britannico, dinamico, dotato di eccezionali qualità fisiche ed atletiche, nonché di una buona regolarità nel palleggio e di un gioco vario come pochi al mondo possono vantare.
Dall’altra parte della rete Grigor Dimitrov, tennista dalla grande elasticità, dalla deliziosa manualità e dall’indiscutibile ed indiscusso talento; talento che tuttavia risulta troppo spesso essere oggetto più per il lavoro dei fotografi che finalizzato ad un risultato concreto, sprecato da una pessima lettura e gestione in chiave strategico-tattica delle partite.

Danno vita i due ad un incontro equilibrato nel punteggio, ma, come si suol dire, “da non far vedere ai bambini delle scuole tennis”; sono infatti le incertezze da ambo le parti a farla da padrone, che si traducono da un lato in una moltitudine di errori non consona a due atleti di questo livello, dall’altro in un mare di occasioni sprecate.
Ci si chiede, in concorso al risultato finale, dove comincino i meriti dell’uno e dove finiscano i demeriti dell’altro...
Primo parziale decisosi solo al tie-break dopo quasi un’ora di gioco; tie-break dominato per 6 punti ad 1 dallo scozzese, il quale però non è mai sembrato essere sicuro e padrone stabile del campo e del gioco, al contrario è parso nervoso e poco concentrato, incapace di sfruttare le molteplici chance offertegli da un Dimitrov altrettanto discontinuo.
Sebbene non possa considerarsi esattamente un cuor di leone, il bulgaro riesce tuttavia a ribaltare il corso degli eventi; passa in vantaggio di 4 giochi a zero nel secondo parziale, che fa suo non senza concedersi qualche brivido di troppo, riportando quindi la situazione in parità.
Ed ecco il Dimitrov che non ti aspetti, quello che ci piacerebbe vedere sempre, concentrato, determinato, cha avanza la propria azione di gioco più vicino alla linea di base, riuscendo così finalmente a sfruttare con maggior efficacia quelle che sono le sue straordinarie prerogative.
E’ un’amara medicina quella che il numero 28 del mondo somministra nel corso del terzo set ad un irriconoscibile Andy Murray; scozzese da sempre considerato uno dei cosiddetti “fab four”, ma che oggi più che mai dimostra di essere semplicemente un magnifico numero 2.
6/7 6/4 6/3 il punteggio per Dimitrov, che torna così a mietere una vittima importante e ad incassare un risultato di rilievo che mancava ormai dal lontano 2014, anno in cui riuscì a raggiungere le semifinali dei Championship proprio ai danni dello scozzese allora campione in carica; chissà che questa importante vittoria non possa smuovere qualcosa negli animi del bulgaro e regalargli un po’ di fiducia, così da invertire la tendenza di una stagione, l’ennesima, sino a qui per lui molto complicata.

Preoccupa invece la condizione di Andy Murray che, dopo uno scoppiettante inizio di stagione che lo ha visto finalista Australian Open e fautore di un’ottima prestazione in Davis Cup contro il nipponico Nishikori, sembra aver smarrito la propria serenità.
Passi l’eliminazione al primo turno in quel di Indian Wells subita per mano di Delbonis, un momento di flessione all’interno di una stagione ci può stare, malgrado l’argentino sia un giocatore di cilindrata ben inferiore a quella del numero due del mondo, ma se due indizi costituiscono una prova la sconfitta odierna non può che rappresentare un serio campanello d’allarme per lo scozzese ed il suo team, soprattutto alle luce delle drastiche statistiche che hanno caratterizzato l’incontro ed in particolare gli oltre 50 errori gratuiti, chiaro sintomo che qualcosa negli equilibri di Murray non sta funzionando come dovrebbe.
Avrà di che lavorare nelle prossime settimane Amelie Mauresmo, quest’oggi insolitamente accomodatasi lontano dal box britannico e dall’azione di gioco, al fine di rimettere sui giusti binari una stagione compromessa dalle ultime uscite, ma ancora molto lunga.


Chi invece non sembra mostrare nemmeno il minimo segnale di cedimento è il numero uno del mondo Novak Djokovic, il quale, a seguito dei ritiri di Nadal e Federer ed all’eliminazioni di Murray e Wawrinka, diventa il super favorito per la vittoria finale. (non che già non lo fosse)
Il serbo dovrà vedersela in questi ottavi di finale contro uno tra i tennisti più in voga del momento, qual’è il talento austriaco Dominic Thiem.

Classe 1993, Thiem è uno dei giovani, non giovanissimo, che più di tutti è riuscito a migliorarsi ed innalzare il livello di maturazione del suo tennis ottenendo importanti risultati, come dimostra lo strepitoso inizio di stagione, che trova nel trofeo vinto in quel di Acapulco il suo culmine.
Tennista dotato di buon fisico, più che preparato sotto il profilo atletico e che può vantare un’ottima tecnica di base, ma ciò che più impressiona sono il carattere e l’intelligenza, qualità tutt’altro che usuali in un ragazzo della sua età e che delineano il profilo di un giocatore a tutto campo, completo sotto ogni punto di vista.
In termini di completezza tuttavia all’austriaco non poteva capitare peggior avversario che il più forte di tutti; oltre a non presentare evidenti punti deboli il Djoker è in questo momento l’unico giocatore sul circuito capace di innalzare il livello del suo tennis a seconda delle situazioni, impareggiabile nella copertura del campo in particolare grazie ad un’innata elasticità che gli consente di arrivare sulla palla compiendo 2/3 passi in meno rispetto a tutti gli altri suoi colleghi, impeccabile nelle scelte e nella lettura strategico-tattica del gioco, abilissimo nel trovarsi sempre nel posto giusto al momento giusto e nel farlo con grande anticipo, ciò che gli consente di non perdere quasi mai campo, anche qualora il pressing avversario si faccia più insistente.


Parte benissimo Thiem che subito da del filo da torcere a Nole nel corso del primo game dell’incontro, al momento di servire però paga un po’ di pressione, costretto dall’aggressività in risposta dell’avversario a prendere rischi troppo elevati; un doppio fallo seguito da una sciagurata volée sbagliata in campo aperto costano il break all’austriaco.
Non riesce il numero 14 del mondo a sfruttare nemmeno una delle 8 occasioni da lui meritatamente costruite per riportare la partita in parità; mantiene saldo il vantaggio di una lunghezza il campione in carica che conquista così il primo set.
Passa quasi subito in svantaggio anche nel secondo parziale Thiem che tuttavia, ormai sbrogliatosi dell’emozione iniziale, fa sfoggio di tutta la sua personalità e delle sue qualità riuscendo a tener testa da fondo al numero uno del mondo, privilegio che oggigiorno pochi si possono concedere.
Riesce a trovare spesso grande profondità l’austriaco, pur mantenendo grande intensità; costruisce molto bene il punto amministrando il palleggio con il dritto, riservando al sublime rovescio il compito di coprire solo l’estremità sinistra del campo, così da giocare tale fondamentale prevalentemente in condizioni di equilibrio e stabilità, ciò che si traduce in una maggior efficacia esecutiva e che sottolinea un’eccezionale sagacia tattica.

Alla fine però non basterà nemmeno il miglior Thiem per abbattere il muro di gomma innalzato da Djokovic che, non senza difficoltà, riuscirà a chiudere il match con il punteggio di 6/3 6/4 conquistando così i quarti di finale; sebbene sconfitto esce promosso a pieni voti da questo difficile banco di prova l’austriaco, meritevole dei complimenti riservatigli dal numero uno del mondo a fine partita e del caloroso applauso di tutto il pubblico del campo centrale di Key Biscayne al quale ci sentiamo di aggiungere anche il nostro.

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