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L’intervento della psicologia nello sport interessa diversi aspetti, tra i quali tratteremo quelli inerenti la metodologia e la didattica e quelli in grado di influenzare aspetti organico-muscolari (frequenza cardiaca e respiratoria, tensione e decontrazione muscolare, ecc.), oggettivamente misurabili e quantizzabili, trascurando la clinica.


Trattando di metodologia, ci sembra opportuno iniziare dalla definizione degli obiettivi. Chiarire in maniera esplicita i fini e le aspettative di coloro i quali intraprendono un percorso di apprendimento, sia teorico, di condizionamento fisico, tecnico, di abilità mentale, ecc., influisce positivamente sull’impegno, sulla perseveranza, sulla motivazione, sulla consapevolezza (Antonelli e Salvini; Cei; Robazza, Bortoli, Gramaccioni), rendendo di conseguenza l’azione didattica più efficace.

Secondo la definizione di Locke, Show, Saari e Latham, un obiettivo è uno specifico standard di abilità da raggiungere, nella programmazione deve essere considerato anche il tempo necessario. La valutazione dell’efficacia didattica deve passare attraverso un comportamento rilevabile e/o osservabile.

In ambito sportivo, gli obiettivi possono essere distinti in obiettivi di prestazione o obiettivi di risultato. I primi riguardano i condizionamenti organici determinati dall’allenamento, tempi e misure conseguite, percentuali di riuscita di gesti e azioni tecniche, ecc. In definitiva aspetti dipendenti da se stessi, conseguenza di propri comportamenti, non influenzabili o dipendenti dal comportamento di altri. I secondi si riferiscono al superamento di avversari o al conseguimento di una classifica, quindi sono determinati e vincolati alle abilità e all’efficacia altrui. Pertanto, metodologicamente è corretto definire e porre in rilievo gli obiettivi di prestazione, didatticamente (specialmente in sport come il tennis, basato sul confronto diretto con l’avversario senza tempi o misure indicativi della prestazione) è necessario educare al perseguimento di capacità e abilità (il cui grado influirà, inutile dirlo, sui risultati).

Una programmazione efficace, quindi, parte da obiettivi discussi tra insegnanti e destinatari dell’insegnamento, definiti con chiarezza, ed è fondata su obiettivi di prestazione (per esempio migliorare i tempi su prove di velocità o le misure su prove di forza, incrementare la velocità del servizio, la percentuale di prime palle, ecc.), dando scarso o nessun valore a quelli di risultato (per esempio ottenere una determinata classifica a fine anno o battere uno specifico avversario).

In un precedente articolo evidenziavamo come l’ente di formazione federale utilizzasse una terminologia imprecisa (“fissazione” degli obiettivi, scritto proprio così!), obiettivi non misurabili (affiliazione, divertimento, ecc.) e “motivazione al compito/risultato” e “obiettivi di prestazione/risultato” (la barra tra i due termini non si capisce bene se intenda la ricerca di entrambi o li consideri quasi sinonimi). Errori particolarmente gravi per un ente di formazione, tanto da far sorgere un provocatorio dubbio: e se fosse voluto per alimentare alcune caratteristiche che negli ultimi anni si stanno affermando nel sistema Italia di tennis, come classifiche facilmente scalabili (a fine anno è facilissimo salire di classifica); le categorie della massima serie nazionale (se si considera la prima internazionale) sono di numero superiore a quelle regionali (la terza) o amatoriale (la quarta) per promuovere tutti ad “atleti”; master al termine di circuiti con centinaia di qualificati (destinati a breve a raggiungere le migliaia) e altre ancora, con il comune denominatore di far conseguire successi scontati a tutti. Tutto ciò sicuramente ha funzionato a livello commerciale, facendo proliferare classificati, neo promossi, tornei, autoproclamatesi “Accademie” dai costi elevatissimi per provare tutti a divenire professionisti, ma siamo sicuri che tutto ciò non farà implodere il sistema e non stia sminuendo alcuni valori tipici di una formazione sportiva, in primis la sconfitta, ma anche il riconoscimento delle proprie caratteristiche e dei propri limiti e quindi la capacità di definire obiettivi adeguati?

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