Il Master 1000 di Miami è entrato nel vivo: domenica e lunedì notte, seguendo l’orario italiano, si sono conclusi i terzi turni del Torneo maschile e gli ottavi di finale del femminile.
Prima settimana di primavera, la trentacinquesima per il campione svizzero Roger Federer, che dopo aver conquistato il suo secondo inaspettato, commovente trofeo in questo 2017, nemmeno il tempo per i festeggiamenti, è subito partito alla volta di Miami, sito d’organizzazione della 33a edizione del Miami Open, secondo Master 1000 della stagione.
Tabellone ancora una volta non semplice; riuscirà l’idolo delle folle a sorprenderci ed emozionarci ancora una volta? In attesa che sia il tempo ed il campo a darci una risposta, andiamo a dare un’occhiata a quanto accaduto in questi primi quattro giorni di competizione.
Giornata di finali sotto il sole caldo di Indian Wells. Due finali, due derby tra connazionali: russo in campo femminile, svizzero in quello maschile. Ad aprire le danze ci pensano Kuznetsova e Vesnina, due outsider non certamente accreditate dei principali favori del pronostico. Svetlana, testa di serie numero 8; Elena testa di serie numero 14. Le due russe sono arrivate allo scontro finale dopo un percorso non privo di ostacoli anche molto difficili da superare. Sveta oltre alla nostra Vinci ha dovuto superare Garcia e soprattutto Pliskova in semi; Per vesnina che non godeva del bye al primo turno, vittorie di gran prestigio con Kerber e Venus Williams prima della Mladenovic in semifinale.
Soprannominato in origine “Winter Wimbledon” dal fondatore dell’evento, ovvero Butch Buchholz, in relazione alla sperabile grandezza auspicata dallo stesso nel rendere tale manifestazione un successo, il torneo di Miami si è svolto, nel corso della sua storia trentennale, in tre diverse sedi: Delray Beach venne designata per ospitare la prima edizione nel 1985, nella quale a trionfare furono i giocatori di casa Tim Mayotte e Martina Navratilova sui rispettivi connazionali Scott Davis per 4-6 4-6 6-3 6-2 6-4 e Chris Evert per 6-2 6-4. L’anno seguente l’ubicazione prescelta fu Boca West, distante circa 15 km dalla precedente collocazione, che testimoniò i successi di Ivan Lendl su Mats Wilander per 3-6 6-1 7-6 6-4 e di Chris Evert su Steffi Graff per 6-4 6-2. Tuttavia, dal 1987, considerata l’incredibile affluenza registrata, Merrett Stierheim, presidente della WTA, aiutò Butch Buchholz a trasferire la competizione nella sua attuale sede sull’isola di Key Biscayne. La magnificenza bucolica attorniante il complesso tennistico di Crandon Park ha rappresentato il quadro ideale per la genesi del duopolio Federer-Nadal nel 2004, che a distanza di 13 anni non ha visto eroso il proprio ruolo comprimario nell’élite dominante, ma al contrario nutre una rinnovata speranza di leadership autocratica, tenuto conto della concomitante crisi di Murray e, soprattutto, di Djokovic. Sempre a Miami si è verificato il primordio antologico della casata Williams, con la prima finale tra le sorelle andata in scena nel 1999, culminata con la vittoria di Venus in tre set 6-1 4-6 6-4. Insomma questa località ha permeato la disciplina tennistica di una fulgida epopea destinata a tramutare i connotati medesimi del tennis.
La nona giornata del primo Master 1000 della stagione ad Indian Wells ha focalizzato la propria attenzione sulle semifinali maschili, i cui esiti hanno riproposto la riaffermazione perentoria dell’establishment autocratico come forma di governo della realtà tennistica. A figurare tra i quattro superstiti del torneo erano presenti due fuoriclasse dalla fama conclamata, quali Roger Federer e Stan Wawrinka, e due outsider al debutto assoluto in una semifinale 1000, ovvero Jack Sock e Pablo Carreno Busta.
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