ILTENNIS.COM

Analisi

Articoli e saggi sul gioco del tennis e sui suoi protagonisti, uno sguardo rigoroso e scientifico su tutto quanto accade nel campo da gioco e intorno.

L’establishment è in crisi.

L’anno appena trascorso ha acuito questa sensazione che ormai da tempo si paventava o, forse, si sperava. No, non parliamo in questa sede di Brexit, dell’elezione di Trump o dell’ascesa dei populismi europei: atteniamoci al copione e discutiamo in queste righe di tennis, del tennis di un futuro prossimo e perché no, del tennis che ci accompagnerà negli anni a venire.

In questo periodo di stasi del tennis giocato ci stiamo divertendo a fare un po’ di analisi dei risultati all time. In questa micro indagine, abbiamo deciso di evidenziare quali sono stati i miracolati della storia del tennis, cioè quei tennisti che pur essendo stati ottimi giocatori hanno raggiunto un ranking decisamente al di sopra dei successi ottenuti.

Andy Murray e Angelique Kerber si trovano a fine stagione sul tetto del mondo. Per loro si tratta della prima volta. Novak Djokovic e Serena Williams che parevano invincibili, sono stati scalzati dal trono. Un ricambio che assicura vitalità e qualità al movimento del tennis? Di norma la risposta è si, dato che questi elementi risultano frequentemente salutari nell’ambiente in cui si manifestano. Speriamo che il gioco dai gesti bianchi non si riveli però la classica eccezione che conferma la regola. Mettiamo dunque la questione sotto la lente d’ingrandimento dell’occhio di falco.

Il tennis è uno sport individuale, equiparabile a un’arte e a una scienza, ma più semplicemente dove si compete soli o al massimo in coppia come nel doppio. Inviare la palla nel campo opposto facendo in modo che l’avversario non riesca a fare altrettanto è lo scopo fondamentale del gioco che in altre parole consiste nell’ottenere il punto. Tre sono i modi per arrivarci. Il primo attraverso l’errore gratuito, quando un giocatore sbaglia da solo. Il secondo quando un contendente viene costretto all’errore, perché si trova nella condizione angusta con poco margine di spazio e di tempo per giocare. Infine, la terza modalità è il vincente, dove la palla inviata non viene neppure intercettata.

Il vincente rappresenta l’ “X Factor” per eccellenza che certifica superficialmente il gioco del campione. Lo stesso si racchiude tra il 35 e il 40% dei punti giocati quando si incontrano nella partita dell’anno i primi giocatori del mondo. Il secondo modo, l’errore procurato, è invece il crocevia su cui nascono i successi in questa disciplina, ad ogni categoria. A livello di vertice si eleva addirittura fra il 35 al 45% delle situazioni di gara. Mentre il primo, l’errore gratuito, è l’autentico nucleo del pianeta tennis. Nessuna partita è mai stata priva di errori. Tra i super campioni, a seconda delle superfici, si attesta tra il 20 e il 30% dei punti di una partita. La grande differenza che distingue i campioni dagli altri tennisti, consiste nel fatto che gli stessi non sono ostaggio degli errori. Sbagli dai quali, i veri fuoriclasse, traggono preziose indicazioni strategico tattiche per lottare fino all’ultimo respiro, fino all’ultima palla.

La mutevolezza e la ricchezza delle situazioni ambientali obbligano continuamente i tennisti a prevedere le mosse avversarie e le evoluzioni della palla che, pur restando il medesimo oggetto, cambia di volta in volta figura e valore come il lancio della moneta e le sue proverbiali facce. Valore che in particolare la palla assume anche a seconda del punteggio. Autentica bussola che orienta le scelte di chi naviga all’interno del campo. Tutto ciò comporta l’elaborazione di piani e di azioni di gioco, supportate da movimenti che si adattano allo scopo fondamentale della disciplina che, ricordo ancora una volta, consiste nel vincere il punto.

Gli elementi che il tennista deve affrontare, come abbiamo visto, sono moltissimi. Tra questi, due sono quelli fondamentali. Come suggerisce il fisico americano Prof. Brody il primo fattore è imprescindibile perchè la palla deve essere sempre in campo. Mentre il secondo fattore varia in relazione al livello e le caratteristiche dell’avversario correlate al proprio saper fare. In parole semplici bisogna in primis ricordare sempre di tirare dentro alle righe e solo in secondo luogo cercare di far arrivare nel campo opposto una palla velenosa. Se al contrario si ha principalmente in testa giocare dei vincenti per tagliare fuori dal gioco l’avversario, durante una partita equilibrata ci si troverà nel buco nero dell’errore gratuito. Se l’errore gratuito non viene contenuto nella sua percentuale fisiologica il suo peso diventa un’emorragia impossibile da frenare. Ricordate, se sbagliate molto da soli (errori gratuiti) non sarete mai competitivi né tra gli amatori né tra i professionisti.

Usiamo i cookie per raccogliere statistiche anonime sull'utilizzo del sito